Il Fatto Quotidiano

Premier a fine corsa: via entro l’inizio di gennaio

L’ultimo atto, la fiducia sullo ius soli. E i vitalizi sono spariti dall’agenda di Renzi

- » WANDA MARRA

Paolo Gentiloni potrebbe salire al Colle per dimettersi prima di Natale o nei primi giorni di gennaio. Fatta la legge di Bilancio, il premier dovrebbe valutare conclusa la sua “mission” e accompagna­re il Paese alle urne a marzo. L’ultimo atto della legislatur­a potrebbe essere la fiducia sullo ius soli, anche se i numeri non ci sono: sarebbe un modo per bilanciare le fiducie sul Rosatellum e un modo per parlare all’area di centrosini­stra. Sull’opportunit­à di questa mossa politica, Matteo Renzi, non è molto d’accordo. La distanza tra i due, Gentiloni e Renzi, dice la difficoltà di governare in questo momento. Ecco una mappa di cosa può (o non può) portare a casa il Parlamento prima del voto.

PENSIONI Nel 2019 scatta l’aumento a 67 anni dell’età pen- sionabile. Il governo sta cercando un accordo coi sindacati, attraverso un pacchetto che vada a esentare 15 categorie di lavori gravosi già individuat­e, fino a un nuovo meccanismo di calcolo dell’aspettativ­a di vita per uno scatto più soft dal 2021. Il prossimo incontro è sabato, ma i sindacati non ci stanno, sono pronti a manifestaz­ioni e scioperi. L’alternativ­a in realtà non è chiara: il decreto andrebbe formalizza­to entro fine 2017, ci sono in Parlamento alcuni emendament­i del Pd per rimandare ogni decisione a dopo il voto. Il rischio per Cgil, Cisl e Uil è che, una volta firmato l’accordo, il Parlamento (spinto dal Pd renziano in campagna elettorale) decida di scavalcarl­i e bloccare tutto almeno fino alla primavera del 2018. Il loro problema è che non sanno cosa farà sul tema il prossimo governo.

IUS SOLI Gentiloni è intenzio- nato a mettere la fiducia sulla legge che dà la cittadinan­za ai figli degli immigrati. Su questo, ha l’appoggio dei vescovi, ma non i numeri in Senato: anche Area Popolare è divisa. Ma il governo potrebbe valutare che andare sotto su questa legge sarebbe una “buona mor- te”. Sempre che Renzi - nonostante le pubbliche valutazion­i di sostegno alle scelte dell’esecutivo - non lo fermi.

FINE VITA Dopo la morte di Dj Fabo, andato in Svizzera per poter compiere il suicidio assistito, ci fu da parte delle forze politiche un coro di promesse per approvare la legge sul testamento biologico. Ma non se ne farà probabilme­nte nulla neanche stavolta: la legge è passata alla Camera, in Senato la maggioranz­a non ha i numeri. Senza contare che Renzi è decisament­e scettico ad impegnarsi per questa normativa.

VITALI ZI “A pprovare subito la legge Richetti sui vita lizi”, rilanciava Renzi ancora il 30 ottobre. Una promessa che però pare improvvisa­mente sparita dall’agenda. Doveva essere uno dei primi punti di cui discutere nella Direzione di lunedì, uno di quelli da votare. E invece no, il segretario non ne ha neanche parlato. In Senato, mezzo Pd è contrario. Ma lo stesso Richetti ieri a Otto e mezzo ha ribadito che fatto il Bilancio si va alla carica, per approvarlo così com’è. Nel suo partito in molti lavorerann­o per delle modifiche. Il che vuol dire, ritorno alla Camera e tempo scaduto.

LE ALTRE Legge sulla legittima difesa, sulla liberalizz­azione della cannabis, sulla propaganda fascista. Tutti testi approvati a Montecitor­io, e con grande risonanza mediatica, che sono adesso fermi in Senato e dei quali non si sente più neanche parlare. In tutto sono 103 le “incompiute” di questa legislatur­a.

In attesa Biotestame­nto, legittima difesa, propaganda fascista: non se ne farà nulla

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Ansa In scadenza Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Ormai il suo governo è arrivato quasi alla fine
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