Il Fatto Quotidiano

“Il duo Tavecchio-Facta & Ventura-Cadorna”

“Falso che il calcio sia specchio della società. Nel ‘58 eravamo all’apice del boom”

- » STEFANO CASELLI

“No,

vi prego, non cominciamo con la storia del calcio che è specchio del Paese, è una sciocchezz­a”. Lo storico Giovanni De Luna, su questo campo, non gioca. Professore, questa storia dei parallelis­mi ha stancato?

Ma solo perché è sempliceme­nte falsa. Forse quando Maradona fece vincere lo scudetto al Napoli qualcuno pensò che Napoli stesse risolvendo i suoi problemi? O che la pesantissi­ma crisi della Torino dei primi Anni 90 fosse lenita dai successi della Juventus di Marcello Lippi? La storia del calcio è storia sportiva, con la società e l’econo- mia non c’entra. L’ultima volta che l’Italia rimase fuori dai Mondiali era il 1958, il Paese era all’apice del boom economico e si apprestava a diventare quinta potenza industrial­e nel mondo, il momento più alto della storia unitaria: a Sanremo vinceva Nel Blu Dipinto di Blu, diventava papa Giovanni XXIII, il Parlamento approvava la legge Merlin. L’Italia si stava scrollando di dosso il passato e la Nazionale perdeva a Belfast, ma solo perché il calcio non si era ancora ripreso dalla Tragedia di Superga 1949, una lunga crisi calcistica che si cercò di risolvere con gli oriundi, che però erano in gran parte bolsi e bolliti... Ghiggia e Schiaffino avevano vinto con l’Uruguay in Brasile nel 1950, erano passati otto anni. Bolsi e bolliti. Forse qui un parallelis­mo si può fare?

È stato folle l’ingaggio di Ventura, cui si è giunti, credo, per rassicurar­e dopo la tempesta di Conte. Una scelta molto italiana, il basso profilo dopo il pro tago- nismo. Ma non paga.

Come nella politica un problema di selezione della classe dirigente?

La selezione della classe dirigente in politica è un problema molto serio perché sono scomparsi gli ambiti un tempo preposti alla selezione, nel calcio no, le società, i vivai, le giovanili ci sono ancora. Facciamo un gioco. Troviamo un alter ego di Carlo Tavecchio nella storia d’Italia Tavecchio è di sicuro Luigi Facta, quello del “Nutro fiducia”. Era presidente del Consiglio alla vigilia della marcia su Roma, sappiamo come è andata a finire...

Ventura.

Mi ricorda il generale Cadorna nei giorni precedenti a Caporetto. Gli dissero che sul fronte orientale erano arrivate le divisioni tedesche. Lui rispose “non vedo l’ora di far sfilare un po’di prigionier­i tedeschi a Milano”. Ecco.

Lotito. Lotito no, è fuori dalla mia portata. Però forse l’ammiraglio Persano, quello della battaglia di Lissa, degradato sul campo per ignominia.

Il “suo” Gianluigi Buffon. Enrico Toti che scaglia la stampella, sotto forma di lacrime...

Lotito mi ricorda l’Ammiraglio Persano, degradato dopo la battaglia di Lissa

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