Il Fatto Quotidiano

Regione, Cencelli alla sicula: un assessore ogni tre eletti

Il conto Il centrodest­ra di Berlusconi e Salvini spartisce i posti in giunta con gli ex governator­i Cuffaro e Lombardo. E c’è pure la poltrona per il Pd

- » GIUSEPPE PIPITONE

In principio fu il “patto dell’arancino” alla catanese. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni che sottoscriv­ono l’alleanza del centrodest­ra alle Politiche in attesa della vittoria di Nello Musumeci in Sicilia. Il tutto davanti alla classica palla di riso fritta: l’istantanea perfetta per celebrare l’isola laboratori­o. Dove per la verità gli esperiment­i migliori si fanno lontano dai flash.

E INFATTI, mentre i fotografi erano distratti, ne veniva stipulato un altro di patto: quello del 3 per cento. Dopo l’eventuale vittoria a ogni forza sarebbe toccato un assessore ogni 3 punti percentual­i. Un metodo di sp art izio ne delle poltrone ideato per tutelare le liste più deboli, ma subito andato in crisi. Il motivo? Tutte le forze della coalizione hanno superato lo sbarrament­o. E il patto del 3 per cento è già cartastrac­cia. Al suo posto una semplice operazione: un assessorat­o ogni 3 consiglier­i eletti. Il centrodest­ra ha ottenuto 36 scranni all’Ars: il risultato della divisione è 12, cioè l'esatto numero dei posti in giunta. È questa l’equazione con cui cuffariani e lombardian­i, berlusconi­ani e salviniani si spartirann­o la torta siciliana. Al netto delle emergenze contabili, infatti, il nuovo governo riceverà in dote 17,6 miliardi dell’ultimo ciclo di fondi europei, più 2 miliardi del Patto del Sud. A gestire questo tesoro sarà Gaetano Armao, già assessore al Bilancio di Raffaele Lombardo e ora pupillo di Berlusconi che lo ha imposto come vicepresid­ente con delega ai conti.

Poi c’è Roberto Lagalla, ex rettore eletto con la lista di Saverio Romano e assessore alla Sanità di Totò Cuffaro. “Nello la sanità non gliela dà: sarebbe troppo. Forse la formazione”, dicono dalla corte di Musumeci. È uomo di Romano un altro assessore in pectore: Totò Cordaro, esponente di una rarissima corrente, quella del cuffarismo d’opposizion­e. Dice di essere certo di un posto in giunta – con delega ai Beni culturali – anche Vittorio Sgarbi, che torna in Sicilia dopo l’esperienza da sindaco di Salemi, conclusa con lo scioglimen­to per mafia del comune. Poi ci sono gli altri: quelli che stanno facendo esplodere i telefoni pur di ottenere un posto a tavola. Forza Italia, per e- sempio, vorrebbe considerar­e “tecnici” Armao e Sgarbi e liberare sedie per i non eletti. Come Nino Germanà, trombato a Messina dai 17mila voti di Genovese jr, ma imparentat­o con i Ricciardel­lo, ricchissim­i costruttor­i finiti nell’inchiesta sulle tangenti Anas.

SOGNA DI TORNARE a Palermo anche Santi Formica, che l’assessore l’ha già fatto: venne condannato dalla Corte dei conti a pagare 378mila euro e per sfuggire al salasso aveva blindato tutti i suoi beni in un fondo sull’isola di Jersey, canale della Manica, a 2.224 chilometri da casa sua. Ha una condanna simile anche il senatore Antonio Scavone, l’uomo che Lombardo in persona vorrebbe in giunta e per questo litiga con Romano, a sua volta strattonat­o da Pippo Gennuso: è indagato per truffa ma vuole mettere a frutto i suoi 6.557 voti.

Dai domiciliar­i si fa sentire anche Cateno De Luca, il deputato arrestato 48 ore dopo l'elezione: “Musumeci, se lei oggi è presidente lo deve anche a me”, scrive su Facebook. L’Udc, intanto, spinge per dare qualcosa a Mimmo Turano, storico sostenitor­e di Crocetta tornato alla corte di Lorenzo Cesa solo da pochi mesi: ora è pronto a incassare quanto dovuto. Nel frattempo Musumeci è impegnato su un altro fronte: vorrebbe convincere Massimo Russo, ex pm a Palermo e assessore alla Sanità con Lombardo, a fargli da segretario generale al posto di Patrizia Monterosso, la zarina della burocrazia regionale di Crocetta. Grandi manovre anche sul fronte della presidenza dell'Ars, incarico “pesato” come 2 assessorat­i e già rivendicat­o da un altro volto in bianco e nero: quello di Gianfranco Miccichè, che la poltrona più alta di Palazzo dei Normanni l’ha già occupata nel 2006.

Solo che la maggioranz­a si regge su un solo voto (quello di De Luca): il proconsole di Berlusconi avrebbe quindi bisogno anche del Pd che in cambio incassereb­be una vicepresid­enza. Sarebbe la prova generale delle larghe intese in salsa sicula, atto finale del più spregiudic­ato degli esperiment­i messi in scena in Sicilia: andare oltre Il Gattopardo. Tomasi di Lampedusa faceva dire a don Fabrizio che per non cambiare nulla bisognava cambiare tutto? Bene: il centrodest­ra siciliano non ha cambiato nulla. E basta.

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Il governator­e siciliano Nello Musumeci. Sopra, l’Ars
Ansa Presidente Il governator­e siciliano Nello Musumeci. Sopra, l’Ars
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