Il Fatto Quotidiano

Il Senatùr si chiude in casa e sta zitto, gli anti-Salvini raccolgono fondi per lui

Lega taglia il personale che segue Bossi: lui non va alla Camera, né in tv

- » DAVIDE VECCHI inviato a Gemonio (Varese)

Umberto Bossi resta chiuso in casa, a digerire l’amarezza di quello che in molti ritengono l’ultimo dei dispetti compiuti ai suoi danni da Matteo Salvini: il leader felpato, dopo aver cambiato il simbolo, cancellato ogni riferiment­o alla Padania e persino il termine Nord dal nome del partito, ha deciso di tagliare dalle spese le due persone che da Gemonio ogni settimana a turno portavano Bossi a Roma per poter seguire i lavori della Camera. Il Capo è stato lasciato a piedi. Per questo ieri, per la prima volta dal malore che lo ha colpito nel 2004, non era in Parlamento. E ha dovuto annullare anche l’intervista con Bianca Berlinguer che ne avrebbe sancito il ritorno sugli schermi dal lontano 2003.

Appena il Co rr i er e ha riportato la notizia in molti si sono attivati per aiutare il se- natur. La “corrente nordista” del partito, nata a seguito dello strappo salviniano che ha stirato i confini padani fino in Sicilia, ha avviato una raccolta fondi spontanea tra i militanti e già ieri sera il deputato del Carroccio Gianluca Pini e l’assessore regionale Gianni Fava – avversario di Salvini alle ultime primarie – hanno rassicurat­o che a giorni sarà trovata una soluzione.

C’È CHI GARANTISCE però che non si è trattato di uno sgarbo personale a Bossi. Figurarsi. Dice il potentissi­mo vicesegret­ario Giancarlo Giorgetti che “il problema è molto semplice”. E al Fatto spiega: “Noi abbiamo sempre garantito a Umberto uno staff di personale e tutto quello di cui ha sempre avuto bisogno, ma al momento non abbiamo quattrini, ci hanno bloccato i conti e stiamo aspettando la decisione sui sequestri”. In effetti le casse del Carroccio non se la passano bene. A settembre il Tribunale di Genova ha disposto la confisca di 48 milioni di euro a seguito della condanna a cari- co di Bossi, dell’ex tesoriere Francesco Belsito e altri cinque imputati, per la truffa ai rimborsi elettorali tra il 2008 e il 2010. Dopo una serie di colloqui e ricorsi vari, domani si saprà se l’entità della cifra sarà confermata o no. Nel frattempo, dice Giorgetti, “dobbiamo cercare di tirare avanti ma non abbiamo più un euro”. Quindi si è deciso di ridurre ulteriorme­nte il personale. Certo è che i guai finanziari del Carroccio sono precedenti. Tanto che gli inquirenti sui conti hanno trovato poco più di due milioni.

La Lega a trazione salviniana, ben prima dell’intervento dei giudici di Genova, aveva chiuso persino la storica sede milanese di via Bellerio, oltre al quotidiano La Padania, e messo in cassa integrazio­ne settanta dipendenti tenendone solamente 11. Di questi, spiega Giorgetti “ben quattro sono destinati esclusivam­ente al Capo e ora li abbiamo ridotti a due ma speriamo, anzi crediamo che sia una soluzione temporanea”. Bossi però non vuole parlare con nessuno.

Ieri si è negato praticamen­te a tutti quelli che hanno tentato di contattarl­o attraverso uno dei suoi fidati autisti. “Il Capo non vuole parlare”, si sentono dire molti parlamenta­ri, per lo più non leghisti. Molti tentano di convincerl­o a candidarsi altrove. Silvio Berlusconi ad esempio. Ma è più forte il richiamo del movimento del Nord fondato da Marco Reguzzoni, ex enfant prodige del Carroccio a trazione bossiana. Lui però ringrazia, sorride e se proprio insistono dice che non può proprio perché “la Lega è figlio mio”.

 ?? LaPresse ?? LeaderUmbe­rto Bossi
LaPresse LeaderUmbe­rto Bossi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy