La strategia verde di Taiwan per spezzare la morsa della Cina
BPUR NON essendo un membro dell’Onu, Taiwan segue le direttive emanate dalle Nazioni Unite e ne condivide le finalità per dimostrare di essere un membro responsabile della comunità internazionale
A LIVELLO informale è riconosciuta dalla comunità internazionale, formalmente solo da alcuni paesi, tra cui il Vaticano. I partiti principali sono il nazionalista Kuomitang, e il Partito Progressista Democratico, al governo dal 2016 onn, Germania: “Il ministro Lee Ying-yuan dell’amministrazione per la protezione ambientale di Taiwan non ha potuto partecipare a una conferenza sul cambiamento climatico a causa delle obiezioni della Cina”: inizia così il comunicato diffuso lunedì dai media taiwanesi. Alla delegazione sbarcata in Europa è stata negata la partecipazione ufficiale ai lavori della Cop 23 di Bonn, la conferenza sui cambiamenti climatici riservata ai membri dell’Onu, durante la quale si negoziano gli impegni e si fa il punto su quanto fatto in relazione agli accordi di Parigi. L’isola del Pacifico non è membro delle Nazioni Unite ma, soprattutto, la Cina non le ha concesso di presentarsi – neanche a iniziative collaterali – come nazione indipendente. “È responsabilità del mondo farla partecipare alle riunioni – ha detto il ministro – 23 milioni di persone non possono essere ignorate”.
LA NUOVA STRATEGIA di Taiwan per farsi riconoscere globalmente ha lasciato la sola avanguardia tecnologica per aprirsi ai cambiamenti climatici. Nell’ultimo anno si è parlato di un investimento di 60 miliardi di dollari per il sostegno alle energie rinnovabili, quasi 30 miliardi solo nel settore dell’energia eolica, almeno 17 nelle pale off-shore. La Taipower company, che detiene il monopolio dell’energia elettrica ed è sotto il controllo del ministero degli Affari economici, è in corso di ristrutturazione: la legge sull’elettricità approvata a gennaio mira a liberalizzare produzione e distribuzione di energia elettrica. Soprattutto, entro il 2025, l’isola intende abbandonare completamente il nucleare, che a oggi produce il 12 per cento dell’energia. Le rinnovabili dovrebbero passare dal 4,8 per cento del 2016 al 20. “Stiamo cercando di attirare investimenti nella green economy”, spiegano funzionari e dirigenti del governo. E basta guardarsi intorno per capire che è davvero così.
La scheda
NELL’ATRIO del Taipei 101, come il numero dei piani che lo rendono il grattacielo più alto di Taiwan, c’è una parete ricoperta di dieci tipi diversi di vegetazione. È una dichiarazione di intenti: accanto, tre schermi verticali riassumono con infografiche e numeri l’e co so st en ib il it à dell’enorme struttura. Il Taipei 101 è passato dall’essere l’edificio più alto del mondo nel 2011, all’essere l’edificio green più alto del mondo. Si ricicla più del 75 per cento dell’immondizia, il 100 per cento dell’acqua piovana viene raccolta e utilizzata per irrigare le piante e per gli scarichi dei wa-