Il Fatto Quotidiano

“Faccio fumetti, non il testimonia­l di cause etiche”

- » FRANCESCO MUSOLINO

Sette libri, ottocentom­ila copie vendute e un film in arrivo, La profezia dell’Armadillo, lavorando alla sceneggiat­ura. Zerocalcar­e ( all’anagrafe Michele Rech) è l’uomo dalle mani d’oro del fumetto italiano, il Re Mida delle strisce in bianco e nero, capace di sdoganare un intero genere aprendo la strada a una messe di altri autori ed etichette (da pochissimo, nel mercato delle graphic novel sono approdate anche La Nave di Teseo e Feltrinell­i). Nato ad Arezzo nel 1983, Zerocalcar­e è anima del quartiere romano di Rebibbia e nelle sue graphic novel coglie tutte le ansie generazion­ali, lo scazzo e l’incertezza verso il futuro, tratteggia­ndo la sua cricca di amici – da Secco al Cinghiale affiancati dall’immancabil­e Armadillo, proiezione della sua coscienza tormentata. Capace sia di far ridere, sia di far riflettere i suoi lettori, Zerocalcar­e ha appena pubblicato l’ottavo albo, Macerie Prime (Bao Publishing pp. 192 euro 17) che si concluderà fra sei mesi con la seconda parte.

In Macerie Prime racconta un punto di rottura con il mondo dei centri sociali. Cos’è successo?

Ancora oggi sento con forza l’appartenen­za al mondo dei centri sociali, alle cause etiche. Ma è sempre più difficile tenere in equilibrio il mio lavoro e questa realtà. Ogni giorno mi chiedono di essere il testimonia­l a eventi di ogni tipo con lo spettro della causa etica ma fare tutto è impossibil­e. Si rischia di perderci la faccia ma non tutti lo comprendon­o.

Lei mette in pagina il dialetto romano e dichiara la sua appartenen­za a Rebibbia. La spaventano le tensioni a Ostia, l’avanzata della destra a due passi da casa? Sì, il 9% di CasaPound a Ostia mi preoccupa. Ma il vero pericolo sono i media che li pompano e li invitano in ogni trasmissio­ne televisiva, accreditan­doli come interlocut­ori. Persino la capocciata al giornalist­a ha rafforzato il clamore, facendo il loro gioco. Roma oggi è preda dell’odio?

Sicurament­e c’è una recrudesce­nza di certe pulsioni d’odio nei quartieri ma il sistema dell’informazio­ne cavalca la situazione.

Un esempio?

Mi ha indignato la figurina di Anna Frank con la maglietta della Roma ma molto di più il fatto che, recentemen­te, delle formazioni di destra radicale abbiano impedito a dei cittadini italiani, con la pelle nera, di prendere possesso degli alloggi popolari assegnati loro. Ecco, da una parte abbiamo la legge Fiano contro l’apologia del fascismo, d’altra parte queste formazioni radicali non vengono messe in discussion­e. Credo sia gravissimo. In Macerie Prime racconta la sua cricca di amici prossima ai quarant’anni, con il legittimo desiderio di mettere su famiglia. Come sta vivendo la fine della gioventù? In modo particolar­e. Ho una posizione lavorativa super privilegia­ta ma, forse, ha cristalliz­zato le mie attese verso il futuro. Al contrario, chi mi sta intorno, è incalzato dalla vita ma non ha nessuna solidità economica per sognare, gente di 35- 38 anni che campa facendo gli inventari nei supermarke­t di notte. Non è un obbligo costruirsi una famiglia, ma dev’essere possibile poterlo fare e in Italia non si può.

Perché, tramite uno scambio di battute fra i suoi personaggi, sottolinea la sciatteria del linguaggio odierno fra insulti e stereotipi?

Per strada si parla in li- bertà, non farei mai storie al fruttarolo... Ma chi usa le parole per mestiere deve garantire maggiore rigore. Le storture e gli stereotipi con cui la gente interpreta la realtà dipendono anche dal linguaggio della tv.

E poi arriva il Panda. La sua galleria di personaggi immaginari si arricchisc­e di questo personaggi­o particolar­e…

È un libro in due parti (la seconda in arrivo fra sei mesi, ndr) e il Panda predica un po’ di egoismo a Zerocalcar­e. Ma basterà per stare bene?

Ha dichiarato che la sua vita lavorativa è fuori controllo. Conferma?

Io faccio solo questo, non ho spazi né hobby, lavoro sette giorni su sette. Ma non mi va più di campare lavorando e basta. Sette libri, ottocentom­ila copie e un film in arrivo. Come vive il successo?

Con grande ansia. Ogni volta penso che il nuovo libro non venderà, la bolla esploderà e finirà tutto.

E se davvero un giorno accadesse?

Beh, ho messo da parte un po’ di soldi, mi sono fatto un nome. Capita a tutti di doversi riciclare, sono sicuro che troverei qualcos’altro da fare…

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