Non solo Spada: Ostia, romanzo molto criminale
Viaggio a Mafia Litorale Nel territorio già preda di appetiti e loschi affari della Banda della Magliana, poi teatro di ascesa e caduta dei Triassi “amici” della Piovra
“Levante, ponente, maestrale, scirocco/ Le rose, i venti, le spine un rintocco/ Mi blocco, tramonto, palazzi fino al mare/ Sette vizi capitale, sembra di affogare”. Le parole della colonna sonora di Suburra - la ser ie, firmate da Piotta e il Muro del canto in “7 vizi capitale”, sono perfette per raccontare oggi Roma e soprattutto il suo mare, Ostia e quel litorale che vien su dalle terre di camorra campane, passando per il mercato ortofrutticolo di Fondi e per il pesce di Anzio e Nettuno, per la provincia di Latina che fu del boss Frank “tre dita” fino al regno di Fasciani, Spada e un tempo Triassi.
È qui che si sviluppa nei decenni una guerra a bassa intensità di traffici criminali dove negli anni non è stato per nulla secondario neppure il ruolo di Cosa nostra, la piovra siciliana e le sue ramificazioni. Non è mancato proprio niente qui, anche la ’ndrangheta calabrese, in un sistema articolato di pax mafiose: è dal Sud, attraversando questo litorale ferito, che il crimine organizzato è approdato a Ostia, trovando in loco epigoni, prosperando nella violenza e nel degrado. “Roma te divora come ’n barracuda”, e comincia proprio dal mare.
I Cuntrera-Caruana e Michele ’O Pazzo
Cosa nostra, dicevamo. Nel 1998 è nella Ostia dei boss Vito e Vincenzo Triassi, dove aveva eletto suo domicilio, che Pasquale Cuntrera, potente narcotrafficante della sanguinaria cosca Cuntrera-Caruana, termina la sua corsa. Scarcerato per un errore tecnico Cuntrera si rifugia in realtà in Spagna, a Fuengirola, ma davanti al carcere di Parma – proprio quello che ha ospitato poi Totò Riina al 41bis, ma anche Massimo Carminati – commette un errore prima di far perdere le sue tracce: telefona a Ostia. E, attraverso indagini sui Triassi, legati a doppio filo alla mafia siciliana, il pm di Palermo Alfonso Sabella arrivò a individuare il boss nella cittadina spagnola a pochi chilometri da Torremolinos. I Triassi negli anni perdono terreno a favore di altri clan rampanti; la colonizzazione mafiosa del lito- rale a sud della Capitale “non si attuò solamente – si legge nel rapporto dell’osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio – con l’inserimento fisico di esponenti della mafia siciliana, in un contesto territoriale fino agli anni Cinquanta ‘vergine’, ma anche attraverso una formazione criminale di soggetti locali che si dimostrano all’altezza dei maestri, imparando un metodo mafioso e una forza d’intimidazione di inquinamento della politica tipica di Cosa nostra”.
Un ex appartenente all’organizzazione siciliana è il primo grande pentito della nuova mafia romana, Seba- stiano Cassia. È il 2012 e sceglie la via della collaborazione con la giustizia perché ha paura: “Aiutatemi, mi vogliono uccidere”. Parla pri- ma con il capo della mobile Renato Cortese e poi col procuratore Giuseppe Pignatone. E racconta come la torta di Ostia sia stata spartita dal- le famiglie: “I Fasciani con tutti i soldi che hanno potrebbero pure fare a meno di chiedere il pizzo, ma lo fanno a Ostia per ricordare a tutti il loro titolo mafioso”. Un titolo conquistato sul terreno dal capo-famiglia Carmine Fasciani, alleato con Michele Senese. Già, Gomorra prima di Gomorra, perché quel Senese che in questi mesi ha passeggiato nell’ora d’a ri a con Massimo Carminati in Sardegna, per decenni è stato il rappresentante degli interessi della “nuova famiglia” della camorra napoletana a Roma. ’O Pazzo, mentre i siciliani Triassi arretravano sotto la potenza dell’onda criminale del clan “zingaro” degli Spada – ora celebri per la testata al giornalista Daniele Piervincenzi e per le amicizie con i fascisti
OSSERVATORIO LEGALITÀ REGIONE LAZIO
I clan della Sicilia s’inserirono in un contesto fino agli anni 50 ‘vergine’, ma ci sono anche soggetti locali all’altezza dei maestri
Il corpo del reato Passano gli anni, cambia la malavita ma restano ferite come il Lungomuro Morti ammazzati Negli anni Novanta spadroneggiavano Baficchio e Sorcanera, assassinati nel 2011 Gli Spada prendono la roba dai Fasciani e spacciano anche al primo che viene I Fasciani no: loro hanno clienti fissi
IL PENTITO S. CASSIA È venuto quello con l’Hiv, si è mozzicato le labbra pe’ sputamme er sangue infetto in faccia, questi ci ammazzano
INCHIESTA ”SUB URBE”
di Casa Pound – è proprio Senese ad assumere il ruolo del pacere per far coesistere Fasciani e Spada, senza intralciare i traffici di droga, usura e imprese varie. “Di cocaina e usura – racconta il pentito Cassia nel 2014 – a Ostia se ne occupano i Fasciani, mentre Senese distribuisce la cocaina a Roma. Solo loro possono farlo, dopo che da questo traffico sono stati esclusi i Triassi. (...) In questo territorio nemmeno i calabresi possono entrare”. E gli Spada? “Gli Spada prendono la roba dai Fasciani e la rivendono, anche a Tor Bella Monaca: la spacciano a tutti quelli che la richiedono, anche al primo che viene. I Fasciani no: loro hanno clienti fissi e la vendono solo a chi conoscono”.
La Banda della Magliana e Frank “tre dita”
Prima di Triassi, Fasciani e Spada, prima degli anni ’80, Ostia e il litorale sono già territorio per le scorrerie di altri predoni: quelli della cosiddetta Banda della Magliana, il cui nucleo più pericoloso è in realtà il gruppo dei Testaccini. Sono loro a controllare, in origine, la maggior parte della spiaggia libera ostiense, sono loro ad occuparsi di chioschi e stabilimenti, a mercanteggiare sulle concessioni del Campido- glio, sui parcheggi vicino ai lidi e mettono le mani anche sul nuovo Porto Turistico. Con un balzo temporale fino ai giorni nostri le cronache raccontano, quindi, che sono cambiati i protagonisti del malaffare, ma che in sostanza Ostia è sempre vittima delle stesse dinamiche, con abusi fino al bagnasciuga e un lungomuro di otto chilometri, ferita e vergogna di un territorio che ormai trasuda mafia “come Corleone e Casal di Principe”, spiega Roberto Saviano, autore di Go
mo rr a. E Senese, mai condannato per mafia, è in carcere dal 31 ottobre 2014, ergastolo in primo grado e 30 anni in appello per l’omicidio di Giuseppe Carlino, avvenuto nel 2001 a Pomezia, ucciso per vendicare l’assassinio del fratello Gennaro Senese. Pomezia, sempre sull’asse Sud, sempre quel litorale infiltrato e ferito che porta da Napoli a Roma, in quella terra di mezzo del Basso Lazio, tra Aprilia (qui è abusivo il 40 per cento degli immobili) e Anzio, dove all’ombra del leggendario siciliano Frank “tre dita”, compare di Lucky Luciano, sono poi arrivati i Casalesi, le famiglie La Torre, Alfieri, Moccia, Bardellino e Schiavone. Seguiti dai calabresi Tripodo, Pesce, Bellocco, Alvaro e Cangemi.
L’arma Aids e le testate nel contesto mafioso
Tutti con lo sguardo rivolto verso Roma, la grande preda. E il suo fragile approdo sul mare, Ostia terra di conquista. Cosa è cambiato dopo due anni di commissariamento per mafia, oggi nei giorni della testata di Rober- to Spada al giornalista della Rai? Il fratello di Carmine, detto Romoletto, è stato spedito a Tolmezzo in Alta sicurezza, nuovi testimoni confermano a chi indaga “il contesto mafioso”. Cosa è cambiato rispetto all’epoca di intimidazioni e sfottò subiti nel 1992 da un giovanissimo Angelo Bonelli, futuro leader dei Verdi che per qualche mese fu mini-sindaco di Ostia? “Che te sei spaventato? Namo a prende n’ca ffè ... ”, lo provocavano Giovanni Galleoni “Baficchio” e Francesco Antonini “Sorcanera”: saliti di livello criminale dopo l’uccisione di Paolo Frau della Magliana, il 22 novembre 2011 sono stati uccisi dai colpi di pistola dell’egiziano Namer Saber Amna.
Faide che proseguono, tanto che il nipote di Baficchio è poi vittima di torture inflitte in un magazzino ai nemici degli Spada: tendini della mano tagliati, coltelli acuminati sul petto, pestaggio per strada. A rivelarlo è l’operazione “Sub Urbe”, inchiesta coordinata dal procuratore Michele Prestipino un anno e mezzo fa. La ferocia degli Spada, alla ribalta anche sui social network, è nero su bianco nell’ordinanza di arresto di dieci membri del clan firmata dal gip Annamaria Fattori. Una galleria degli orrori dove non è mancato neppure l’affiliato armato di Aids: “Oggi – dice una vittima intercettata – è venuto quello con l’Hiv, si è mozzicato le labbra pe sputamme er sangue infetto in faccia, questi ci ammazzano”. Perché Roma te divora come ’n barracuda.