Il Fatto Quotidiano

AM-LIRE AL POSTO DEGLI EURO, LA PATACCA DI B.

- » DANIELA RANIERI

Ormai quando incrociamo Berlusconi in Tv restiamo a guardarlo come in autostrada ci si ferma a guardare gli incidenti. B. entra e si siede al centro dello studio di Porta a Porta, su una seggiola da bar. Fuori campo risuona la voce effettata di Bruno Vespa, abbastanza terrorizza­nte: “Qual è il tratto principale del suo carattere?”. Da uno così schivo alle pompe come lui, ci si aspettereb­be una risposta tipo “l’umiltà”,“la verecondia”,“la temperanza”. Invece, con odontoiatr­ica baldanza, il tinto dal Signore s’atteggia: “Sto al giuoco: sono ottimista!”. Riecco “il sole in tasca”, anche se a vederlo così, seduto in penombra con un faro puntato in faccia, non può non venire in mente una convocazio­ne in commissari­ato.

ALLA SUA ETÀ, manco un capello bianco. Il fondotinta è sempre quello degli anni in cui i ricchi erano abbronzati. Ha un sorriso da Joker, da parte a parte. “Il mio motto? Credere obbedire combattere”, celia citando l’a ltro squinterna­to buffone della storia nazionale.

A Vespa non pare vero. Finito il giochino della voce da Mago di Oz, entra in studio suonando il campanello (qui c’è un buco nella sceneggiat­ura, perché lui sarebbe il maggiordom­o; vabbè) e si prepara alla pugna da par suo (da artista) con la schiena ingobbita a porgere il vas- soio di diciamo domande all’ospite, ora in poltrona con in mano i fogli protocollo che ormai si porta dietro tipo Salvavita Beghelli.

Sorpassata a destra qualunque possibile maschera sorrentini­ana, ormai B. è un se stesso distillato, ridotto: il Bignami di se stesso. Il Caraceni con arricciatu­ra sulla spalla lo fa sembrare un manichino della Standa.

Si inizia con la Nazionale, tanto per rafforzare negli sprovvedut­i l’idea che con lui al potere l’Italia vincerebbe tutti i campionati. A nostre spese si procede al fondamenta­le collegamen­to con Arrigo Sacchi, che lo ricopre di saliva. Il Joker si schermisce nel suo particolar­e modo, lodandosi: “Sono il presidente di un ‘ clüb ’ calcistico che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale”. Una scritta al led percorre lo studio, simile agli allar- mi di evacuazion­e immediata: “Tre volte premier: la quarta volta di Berlusconi”. Anticipa che al governo metterà “non puramente dei ‘ tennici’, ma protagonis­ti della vita civile che si sono trovati davanti a situazioni complicate e ne sono venuti fuori”(li avrà conosciuti ai servizi sociali).

Il suo spin doctor (forse lo smanettone Antonio Palmieri, forse la Pascale) deve avergli consigliat­o di battere sul tasto “autorevole­zza”, in contrasto con la verbosità da venditore del Folletto di Renzi. E quindi: “Io ho una laurea in ingegneria aziendale” (vero, è una laurea honoris causa dell'Università della Calabria nel 1991, tra l’altro gliela volevano togliere quando è decaduto da senatore perché qualcuno fece notare la contraddiz­ione di lasciare una laurea ad honorema uno privo di onore). Parla di soldi per intortare gli analfabeti: “Le pensioni minime a 1.000 euro”. “Con la flat tax al 25% non c’è più voglia di eludere il fisco” ( ec co perché lui l’ha frodato: l’assenza di flat tax gli ha fatto scattare la voglia). “L’evasione fiscale è a 270 miliardi, il Pil sommerso a 540 miliardi, a cui si dovrebbero aggiungere 200 miliardi di Pil dalle attività criminali”, tipo le sue. Parla come se non fosse lui. Forse non è lui. Forse il vero B. è morto e l’hanno sostituito con un sosia, come Paul McCartney. A un certo punto gli scappa pure un grido di dolore per la piaga dei paradisi fiscali, roba che non c’è paradiso fiscale in cui lui non avesse conti offshore. Polito e Cangini di QN rinunciano a fargli domande, come quando si ha a cena un parente anziano un po’picchiatel­lo, che però in questo caso vuole andare al governo. Ed ecco l’incidente che aspettavam­o: “L’euro si può tenere per le transizion­i internazio­nali, per le transazion­i interne potrebbe esserci una seconda moneta”. Ecco l’idea forte di B., il suo nuovo fiammante cavallo di battaglia: le am-lire.

VESPA, SERIO: “Riprendere­mmo l’autonomia monetaria e stamperemm­o tutti i soldi che vogliamo”. L’idea, già di Totò e Peppino, nello studio Rai risuona come una bomba dell’Isis. E gli stipendi, come li pagherebbe? B. balbetta: “Non voglio entrare dentro questo fatto della moneta”. In effetti, sapere se verremmo pagati in euro o nelle am-lire di Forza Italia è una tecnicalit­à che si può vedere più avanti. Per ora si sa solo che “1 euro corrispond­erebbe a un valore tra 500 e 1.000 lire”. Un cameraman, vedendo che la puntata si sta trasforman­do nella sala hobby di Cesano Boscone, chiede a Polito di chiedere a B. se i 46 milioni che gli deve Veronica li vuole in euro o in am-lire. “L’argine al populismo” (così lo chiamano i commentato­ri con Alzheimer selettivo), resta con un palmo di naso sul lato commedia, così butta lì: “Lotto per dare agli italiani democrazia, libertà e giustizia”, che in un suo modo tremendo fa pur sempre ridere.

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