Il Fatto Quotidiano

Caso Brizzi: e se fosse una bolla?

Molte polemiche, ma nel cinema non cambia nulla

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Mi dispiace interrompe­re il suono di campane a festa. In Italia, il ciclone Brizzi è stato già declassato a tempesta tropicale e la mia sensazione è che salvo novità eclatanti, nel giro di poco sarà una leggera brezza marina. So che lo dico mentre i pugni delle donne sono ancora alzati e gli animi femminili permeati da un luminoso ottimismo, ma no, non dobbiamo raccontarc­ela. Rimaniamo lucide. Non c’è alcuna rivoluzion­e sociale o culturale in corso.

C’è, al massimo, una rivoluzion­e dissuasiva in corso. In questo preciso momento storico probabilme­nte registi e produttori sono più cauti nello svelare le proprie pulsioni. Tengono le mani a posto.

Chiudono i loft a chiave e invitano le attrici negli uffici con le targhe d’ottone all’ingresso. Che è già un risultato, direte voi. Lo è, ma dopo Mani Pulite non si è smesso di rubare, dopo il Brizzi-gate non si smetterà di fare i maiali, statene certi. Lo dico perché bisognereb­be soffermars­i con attenzione non su chi sta parlando, ma su chi sta tacendo. È il silenzio, in questa fase, a raccontarc­i il sistema e la ragione per cui sopravvive, non il chiacchier­iccio.

CHI HA PARLATO, fino a oggi? Qualche attore marginale della commedia. Miriana Trevisan, sparita dalle scene da anni, Asia Argento (che come attrice è fuori gioco da un pezzo) e le accusatric­i di Brizzi, ovvero un discreto numero di aspiranti attrici o sconosciut­e o pixelate. Poi? Il deserto del Gobi. Si parla del loro ambiente, del loro luogo di lavoro, del sistema in cui si muovono, ma stranament­e le attrici famose, in carriera, credibili, autorevoli, non hanno nulla da dire. E sia chiaro, neppure gli uomini.

Nessuno che sappia, che abbia visto, che abbia voglia anche solo di dire la sua sul tema. Qualche frase smozzicata giusto se c’è un microfono alle calcagna o una telefonata a sorpresa, ma pare che le molestie siano tutte roba di venti o trenta anni fa, oppure roba riservata alle sconosciut­e, come se poi quelle famose non fossero state pure loro, aspiranti qualcosa. La molestia contempora­nea non esiste. Una mano sul culo, un pisello mostrato senza il permesso, una lingua sul collo di cinque minuti fa, non esistono. La molestia subita da una Buy, una Bellucci, una Golino, una Leone, una Ramazzotti, una Chiatti, non è mai esistita. Come in fondo, non e- siste neppure una parola di solidariet­à nei confronti di chi parla.

Le uniche attrici che lavorano ancora e che si sono esposte (la Cristiana Capotondi e Claudia Gerini), lo hanno fatto per dire “Fausto Brizzi era tanto una brava persona”. Come se poi ci fosse sempre una grande aderenza tra quello che sembriamo e quello che siamo. Come se il serial killer non fosse puntualmen­te quello che salutava sempre anziché quello che non salutava mai. Certo, le rivoluzion­i partono sempre dalle periferie. Ma qui non si vede ancora neppure qualche lontana colonna di fumo, dai palazzi del potere. La verità è che quelli che contano sono tutti complici del sistema. La verità è che il silenzio paga. Un’attrice omertosa, lancia un messaggio preciso: “Io sono gestibile”. Anzi. In fondo crea pure un rapporto di riconoscen­za dovuta. Se il produttore le ha messo le mani addosso e quella sta zitta, il produttore le darà un altro film, forse. Un premio, come la Mini Cooper per il silenzio delle olgettine. Gli attori che ne avranno viste di cotte e di crude idem. “E poi è pure pieno di attrici che la danno ben volentieri per lavorare”, si diranno per autoassolv­ersi, tra un ciak e un altro.

MAGARI, POI, ci sono un sacco di code di paglia. Quanto mi piacerebbe che di quello che sta accadendo nel loro mondo ne parlassero un Sergio Castellitt­o. Un Pierfrance­sco Favino. Un Giancarlo Giannini. O magari uno sceneggiat­ore, che so, Roberto Saviano. Perché Saviano che pontifica su tutto, che ha scritto “mostrare la cellulite è una rivoluzion­e” incredibil­mente tace su questa rivoluzion­e? È bizzarro. Tutti zitti, come se non li riguardass­e neppure di striscio. Come se questi meccanismi riguardass­ero, forse, casa Brizzi o l’ufficio di Giuseppe Tornatore, 20 anni fa. Che poi, per come stanno le cose oggi, pure il caso Brizzi è a un punto morto. Le ragazze intervista­te da Le Iene non hanno un nome, quindi lui non può denunciare loro. I fatti risalgono tutti a più di sei mesi fa, dunque sono già prescritti, ergo loro non possono denunciare Brizzi. Per ora, per quanto le testimonia­nze siano attendibil­i, concordant­i, numerose ed emotivamen­te coinvolgen­ti, “B rizzi mi ha molestata !” non vuol dire “Brizzi è un molestator­e”. O meglio. Vuol dire questo per il tribunale di Twitter, il televoto da casa, l’inviato de Le Iene e per i collettivi femministe incazzate. Poi però ci sarebbe quella cosa che si chiama Stato di diritto. Quella cosa che si chiama presunzion­e di innocenza. Se decidiamo che vale per gli assassini e i rapinatori, dovrebbe valere pure per lui. Se invece tutti insieme decidiamo che no, per i molestator­i non vale perché bisogna interrompe­re un fenomeno a tutti i costi e dobbiamo credere alle vittime incondizio­natamente, allora non è neppure una rivoluzion­e femminista. È una rivoluzion­e del diritto. Per ora, la vedo dura. E quindi, si torna al punto di partenza. Il caso Brizzi, salvo novità, rischia di impantanar­si.

SE BRIZZI È INNOCENTE pagherà un conto enorme. Se è colpevole, al di là di quella che è stata la sanzione sociale e morale, non pagherà. A breve ci sarà l’oblio. Poi la riabilitaz­ione. Poi “visto, era tutta fuffa quella delle Iene’”. Poi un’intervista da Maurizio Costan- zo. Poi l’elezione a eroe sopravviss­uto al fango lanciato da dieci mitomani.

EPPURE, TRA LE TANTE che hanno lavorato con lui e tra le tante che sono passate nel suo loft negli ultimi sei mesi, se è vero che era un predatore seriale, ci sarà qualcuna che potrebbe fare una denuncia seria, di quelle vecchio stile al commissari­ato anziché al microfono. Io ne conosco ben due, che sostengono di aver vissuto queste esperienze con lui di recente (non sarebbero reati prescritti), pensate un po’. Però non se la sentono. Hanno paura. “I processi sono lunghi!”. “Sono rischiosi”, dicono. “E poi chi mi vorrà più in un film?”, dicono. “Io ho un sogno!”, dicono. Già, hanno un sogno. Loro, le aspiranti, lo rincorrono. Le attrici note lo cavalcano. Gli attori lo noti lo proteggono. In fondo, il sogno, vale perfino un incubo.

No, non è cambiato niente.

CRISTIANA CAPOTONDI E CLAUDIA GERINI Le uniche attrici note che hanno commentato le accuse lo hanno fatto per difendere il regista

L’OMERTÀ DEL SETTORE Quelli che contano si stanno dimostrand­o complici: tacere oggi paga domani, vuol dire provare di essere affidabili IL SILENZIO DEGLI UOMINI

Quanto vorrei sapere cosa pensano Favino, Castellitt­o, Giannini e Saviano che pontificav­a sul fatto che ‘mostrare la cellulite è rivoluzion­e’ I RISCHI DELLA GIUSTIZIA

Io conosco ben due donne che dicono di aver ricevuto attenzioni sgradite, ma temono di esporsi: ‘E poi chi mi vorrà più in un film?’

 ??  ??
 ??  ??
 ?? Ansa/LaPresse ?? Protagonis­ti Fausto Brizzi, le attrici intervista­te dalle Iene e Miriana Trevisan
Ansa/LaPresse Protagonis­ti Fausto Brizzi, le attrici intervista­te dalle Iene e Miriana Trevisan
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy