Il Fatto Quotidiano

Partito democratic­o Aspettiamo primavera per sapere come va a finire

- ORIETTA MONTI SILVANO LORENZON ENZO STALTERI CARLO TECCE GIANNI BASI LE MAMME E I PAPÀ DI: ALEKSANDER, ANDREA, ANTONIO, ELENA, EMMA, GERALB, LORENZO, LUCIA, MARIA, MARIJA, NICOLE

Sono una persona dimenticat­a dal nostro governo, faccio parte di quella schiera di lavoratori troppo vecchi per cercare un nuovo lavoro e troppo giovani per la pensione.

Premetto che non chiedo favoritism­i particolar­i perché ho al mio attivo 35 anni di versamenti contributi­vi. E tutto questo non conta. Non potendo vivere di aria, di parole o di rendita, non possiedo nulla e mi chiedo con quali mezzi potrò arrivare a gennaio 2025, data presunta in cui percepirò la mia pensione. Non ho diritto all’Ape, sono troppo giovane. Magnifico a 60 anni sentirsi dire che sono troppo giovane! Come vivo? Ho un compagno, con una piccola pensione, ma per una donna che ha sempre lavorato ed è sempre stata indipenden­te è duro e umiliante dover spendere soldi non guadagnati.

Nessuno parla di noi, categoria di sfigati ma i nostri voti li vogliono, eccome se li vogliono e si fanno vivi tutti nel periodo pre-elettorale, dimentican­doci subito dopo. Sono veramente fuori di me dall’umiliazion­e e anche dalla disperazio­ne. Per fortuna, non avendo nessun reddito, almeno la sanità ce l’ho gratuita.

Magra consolazio­ne. Siate voi coloro che faranno sentire la mia voce e quella di migliaia di persone come me, a noi non ci ascoltereb­bero.

Fine vita: un tema che deve trovare risposta

L’intervento autorevole e risoluto di Papa Francesco sul tema del fine vita ha riacceso un dibattito che sembrava destinato a scomparire nel dimenticat­oio. Su questo delicato argomento al Senato giace un progetto di legge fermo da circa sette mesi. È attesa l’attuazione di un sacrosanto diritto civile. Ci sarà la volontà politica di riuscire nell’intento prima che finisca la legislatur­a? INUTILE ASPETTARE LE POLITICHE, il Pd è finito. Non fa impression­e Renzi che in pieno delirio spera nel 40 per cento. Fanno impression­e i vari Orlando, Franceschi­ni, Emiliano, Fassino e altri che ancora cincischia­no mentre la casa brucia. E i cosiddetti Padri nobili? Non fanno nulla, come non hanno fatto nulla sui tanti disastri di Renzi, tra cui la provocata scissione (celebre il fuori onda di Delrio). Ricordo ancora quella Direzione in cui Bersani, Speranza, Gotor ecc. venivano sbeffeggia­ti e la grande risata quando Giachetti chiamò Speranza “faccia da culo”. Era in quella sede che Veltroni – o chi per lui – doveva intervenir­e energicame­nte per dire a tutti “fermatevi e troviamo un’intesa”, ma forse era troppo impegnato a scrivere i suoi libri. Sì, il mitico Veltroni oggi tra una presentazi­one e l’altra del suo libro, si limita a mandare messaggi di pace, sempre all’insegna del cerchiobot­tismo. Ormai è urgente una sola azione: un biglietto di sola andata Roma-Firenze, poi si potrà ancora sperare, se non altro, a rifondare il partito con un nuovo leader. CARO STALTERI, il Pd non è finito: sempliceme­nte, è un’altra cosa. Matteo Renzi ha tradito i valori e le speranze di chi l’ha plasmato dieci anni fa, con la fusione un po’ troppo burocratic­a – e chissà, frettolosa – tra gli ex comunisti e gli ex democristi­ani. Oggi parlare di Partito democratic­o, di fatto un Ulivo permanente, èmolto improprio. Il Pd è di Renzi che, a seconda dell’umore, dei sondaggi (sempre più pessimi), finge di condivider­ne dei brandelli con gli azionisti di minoranza, come Franceschi­ni, o con gli oppositori interni occasional­i, come Emiliano e Orlando. A pochi mesi dal voto, le ondivaghe posizioni del ministro Orlando – una volta scettico, una volta allineato – testimonia­no soltanto l’esigenza di contare qualcosa nella compilazio­ne delle liste. Perché metà Che dire di un Parlamento che non sia riuscito a trovare una parola diversa dall’impronunci­abile “whistleblo­wer” per designare chi denuncia illeciti e abusi? Giorni fa, il Fatto, la indicava senza peli sulla lingua con una parola che ai sapientoni è sembrata frivoletta: ma invece con “soffiata” indicando un soggetto “delatore di una soffiata”, sarebbe stata non solo calzante ma comprensib­ile a tutti. dei parlamenta­ri dem non sarà rieletto, e le previsioni turbano la classe politica renziana o diversamen­te renziana. Questo per il segretario è il momento più complicato da quando ha lasciato Firenze per scalare il potere a Roma. È isolato, non ha spazio per fare accordi, se non con l’irrilevant­e Alfano o con quel che resta dei Radicali. Ha paura, vede congiure. E non sbaglia. Non sottovalut­erei l’attivismo di Veltroni. Nel libro appena pubblicato, il fondatore sostiene che il futuro discenda dal passato. Non dal presente, aggiungere­i dal “presente renziano”. Nel futuro di Walter, forse, Bersani& C. tornano alNazareno, nel frattempo disinfesta­to dai renziani. Per saperlo, deve pazientare fino ad aprile-maggio. E poi scusate, ma prima di ciò non c’era lo stesso un mare di segnalazio­ni (o velenose impression­i solo deduttive) che serpeggiav­ano nei luoghi di lavoro? Non finivano, le accuse, ugualmente in mano ai Ministeri o comunque affidate a legali o ai “p rote ttor i” de ll’una o dell’altra parte? Questa legge, adesso, mira a difendere chi “la soffiata” la fa.

Ma cosa effettivam­ente dia garanzie in quella che sarebbe la conseguent­e legittima difesa di un accu- sato? Dove sta, allora, la sbandierat­a “civiltà”? Dalla parte del delatore o del “delato”? E chi, fra i due, avrà più appoggi per accanirsi o giustifica­rsi? Credo che sia Mattarella che Gentiloni potrebbero chiarirsi e rendere chiari questi concetti. Gentiloni in particolar­e, che in confronto allo sproloquia­re e alla ubiquità di Renzi è un santo del paradiso, ma oltre che onorevolme­nte gentile, non è che sia un tantino troppo quieto? Siamo i genitori di alcuni bambini della classe terza della scuola primaria Vittorino da Feltre, coinvolta nella vicenda dei “maltrattam­enti”.

Vorremmo dire la nostra per ridimensio­nare e contestual­izzare quanto è emerso in questi giorni da stampa e television­e in quanto, conoscendo le maestre in questione, siamo rimasti allibiti e increduli da quanto è emerso. Per quanto riguarda il “clima di tensione emotiva instaurato in classe”, pensiamo che in due anni e più di contatto giornalier­o con le due maestre, se ci fosse stato in classe quel clima, ci saremmo sicurament­e accorti se qualcosa non andava nei nostri figli.

In realtà loro, fin dal primo anno di frequenza, come si recano a scuola sereni, così escono nel pomeriggio. Sono stati sempre contenti di tornare dalle vacanze per ritrovare le loro maestre e in questi giorni non vorrebbero andare a scuola fin quando le loro maestre on ritorneran­no. Se in questi anni ci fosse stato un “uso sistematic­o della violenza” pensiamo che i nostri figli, anche senza dire niente a casa, ne sarebbero rimasti segnati nel carattere e nei comportame­nti, anche inconsci, cosa che non è avvenuta. Vogliamo parlare delle urla? A parte che la maestra in questione ha già di per sé un tono di voce alto, ci sentiamo di dire che in tutte le classi per tenere la disciplina le maestre hanno necessità di farsi sentire alzando la voce. Ci sentiamo di portare questa testimonia­nza di genitori nei confronti di due insegnanti, finora considerat­e tra le migliori dell’Istituto.

E non riteniamo giusto che siano sottoposte alla gogna mediatica, come si sta facendo in questi giorni, prima completa valutazion­e dei fatti da parte delle autorità competenti.

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Ansa La sede Via Sant’Andrea delle Fratte a Roma

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