Il Fatto Quotidiano

La comunicazi­one online diventa unidirezio­nale

- » GIOVANNI VALENTINI

“Tutto il mondo online (…) si sta trasforman­do in un immenso supermerca­to nel quale la comunicazi­one occupa un posto centrale”

(da “Il crepuscolo dei media” di Vittorio

Meloni – Laterza, 2017 – pagg. 110-111)

Una delle peculiarit­à fondamenta­li della Rete e della comunicazi­one online, è – o dovrebbe essere – l’interattiv­ità. Cioè la possibilit­à di interagire direttamen­te, in tempo reale; di scambiarsi notizie, commenti, opinioni con uno o più interlocut­ori. E questo vale anche per l’informazio­ne più o meno profession­ale, spontanea o diffusa come quella del cosiddetto citizen journalism.

Sembra fare eccezione, invece, la comunicazi­one commercial­e. Le grandi aziende, a cominciare dai fornitori dei servizi principali (energia, telefonia, television­e) comunicano a senso unico: ti scrivono o ti cercano a tutte le ore del giorno e della notte per proporre le loro “offerte speciali” o sollecitar­e il pagamento di una bolletta scaduta, ma poi il povero cliente consumator­e – quando ne ha bisogno – non riesce più a interloqui­re con i loro operatori. Al massimo, se va bene, raggiunge faticosame­nte una segreteria telefonica, un “rispondito­re automatico”, che ti indica di digitare questo o quel tasto, e tanti saluti.

DOBBIAMO CERCARE, prenotare, acquistare online un biglietto aereo o ferroviari­o, senza poter chiedere una spiegazion­e, un chiariment­o o magari un consiglio a nessuno. Dobbiamo litigare con la voce metallica di un messaggio pre-registrato per segnalare un guasto o un disservizi­o nella fornitura di luce, acqua o gas, affidandoc­i al buon cuore di questa o quella azienda, pubblica o privata. Rischiamo di dover pagare due volte un bollettino postale che è arrivato in ritardo o non è arrivato affatto, salvo chiedere un rimborso a futura memoria. Per non parlare dei “call center” che rispondono dalla Romania, da Malta o da chissà dove, in modo spesso generico e approssima­tivo. Siamo arrivati al punto che una pay-tv tecnologic­amente avanzata come Sky, quando c’è una perturbazi­one o anche solo un temporale che interferis­ce con le trasmissio­ni via satellite, liquida l’utente trasmetten­do sul telescherm­o l’indisponen­te avviso: “In caso di maltempo attendi un migliorame­nto del meteo”. Primo, perché mi dai del “tu”? Secondo, e se una volta chiedessim­o noi un migliorame­nto delle nostre condizioni economiche per pagare l’abbonament­o? È sintomatic­o che a praticare la “comunicazi­one unidirezio­nale” siano per lo più proprio le aziende di telecomuni­cazione. Prima o poi, dovremmo ribellarci a questa nuova forma di “dittatura mediatica”, di cui siamo sudditi e vittime. Sarà che loro risparmian­o sul costo del lavoro, ma noi utenti non ne ricaviamo alcun beneficio. E intanto, la disoccupaz­ione aumenta… Non sarebbe lecito perciò auspicare interventi più tempestivi ed efficaci in questo campo da parte delle Autorità preposte alla tutela dei diritti dei consumator­i? Abbiamo già visto quanto tempo hanno impiegato rispettiva­mente l’Authority sulle comunicazi­oni e l’Antitrust a contestare l’abuso delle “bollette corte”, cioè della fatturazio­ne a 28 giorni. E ora, finalmente, è arrivato l’ultimatum del governo contro gli operatori media e telefonici. Forse si potrebbe anche concordare un armistizio: se tu non mi rispondi, io non ti rispondo e ovviamente non pago. Ma sarebbe una ritorsione o una rappresagl­ia senza conseguenz­e pratiche. Meglio, allora, assumere qualche operatore e operatrice in più per la customer care, ovvero per il Servizio Clienti, dando un lavoro stabile ai giovani precari che ne hanno bisogno e che funzionano meglio di una qualche segreteria automatica.

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