Tavecchio paga per tutti e delira Malagò vuole prendersi il calcio
Disastro Mundial, il presidente lascia. Il capo del Coni: “Commissariare la Federazione”
■Niente Mondiali, scontro sulla successione: la Figc non ci sta a farsi sottomettere. Pronto anche il ricorso al Tar. Ma sta per arrivare la valanga dei diritti televisivi
Giovanni Malagò ha spalancato le sue forti braccia da canottiere: non vede l’ora di mettere le mani sul calcio italiano, anche se potrebbe aver fatto il passo più lungo della gamba ed essere costretto nelle prossime ore a tornare indietro. Costringere alle dimissioni l’im pre sent abi le Carlo Tavecchio, colpevole di non aver qualificato la nazionale ai Mondiali, era solo la prima parte del piano: la seconda, la più importante, prevede il commissariamento della Figc. “Mi sembra una soluzione di buonsenso”. Ma in Federcalcio (quasi) nessuno vuole perdere la sua autonomia e sono pronti alle barricate: convocare subito l’assemblea elettiva (c’è già la probabile data: il 22 gennaio) per bruciare sul tempo il Coni, eventualmente fare addirittura ricorso al Tar. La crisi del pallone rischia di diventare un caso di Stato e finire in tribunale.
L’unico dato certo, per il momento, è che l’era di Carlo Tavecchio alla guida del calcio italiano è durata esattamente 1197 giorni, tra gaffe, tentativi faticosi di riforma e il clamoroso fallimento mondiale. A farlo capitolare sono stati proprio quei Dilettanti che aveva governato per 16 anni, su cui pensava di poter contare in eterno. Invece quando sabato è venuto meno l’appoggio della Lega Pro, indispensabile per una maggioranza larga e fare le riforme, anche loro hanno deciso di staccare la spina. Il consiglio federale decisivo è durato una manciata di minuti, il tempo di formalizzare le dimissioni. Poi Tavecchio si è scatenato in conferenza stampa, contro tutto e tutti. Persino contro l’ex ct Marcello Lippi, a cui ha imputato la scelta sbagliata di Ventura: “Evidentemente ha la memoria corta”, la replica stizzita dell’allenatore campione del mondo nel 2006. E sono iniziate le grandi manovre intorno alla Figc: oltre un milione di tesserati in tutto il Paese, 150 milioni di fatturato all’anno.
IL PRIMO a muoversi è stato Malagò, per il quale le dimissioni di Tavecchio sono la grande occasione per intervenire su un organismo che ha dato prova negli anni di pensare solo ai propri interessi e non essere in grado di autoriformarsi. Non ha aspettato neanche che lui finisse di parlare, per annunciare l’intenzione del commissariamento e convocare una giunta straordinaria del Coni per domani pomeriggio. “Era tutto preparato a tavolino da giorni”, sibilano i dirigenti del pallone di fronte al pericolo di una nuova invasione. “Forse non aveva tutti i torti Tavecchio a parlare di sciacallaggio”.
Ma il Coni può davvero commissariare la Figc? I legali sono già al lavoro, da una parte e dall’altra: a leggere i regolamenti, che prevedono un intervento solo in caso di irregolarità di gestione, problemi con la giustizia sportiva e mancato avvio dei campionati, sembrerebbe di no. Lo stesso Malagò fino a ieri aveva sempre escluso l’ipotesi, ma ora è pronto a far leva sull’assenza dei vertici di Serie A e Serie B e sul presidente dimissionario per sostenere la tesi della “constatata impossibilità del funzionamento degli organi direttivi” (come recita lo statuto).
Difficile che il reggente sia lui in prima persona (“Sono u- na persona con un’ag enda molto fitta e un’Olimpiade in arrivo”, si è smarcato), anche se magari potrebbe ripensarci se glielo chiedessero i suoi “amici della giunta”: si parla del fedele segretario Roberto Fabbricini, di Michele Uva (direttore generale Figc) e di Franco Carraro. Nomi buoni per tutte le stagioni. L’alternativa è un grande giurista, in grado di mettere tutti d’accor- do e cambiare finalmente le regole. Su questo Malagò potrebbe avere le spalle coperte anche dal ministro Luca Lotti, che ha più volte parlato di “rifondazione” e non può permettersi alla vigilia delle elezioni che la Figc finisca nelle mani di un senatore di Forza Italia: Cosimo Sibilia, presidente della Lega Dilettanti, ha tanti voti a disposizione e sarebbe il candidato più papabile in caso di ritorno immediato alle urne. Meglio far passare un po’ di tempo.
SULL’ALTRO FRONTE, però, c’è la Federcalcio, che non vuol perdere la propria indipendenza. Dopo l’attacco di Malagò, i vertici del pallone sono pronti al contropiede: già oggi fisseranno la data dell’assemblea elettiva entro fine gennaio, così da anticipare il commissariamento. Se il Coni dovesse tirar dritto, la delibera sarebbe impugnata al Tar da quei consiglieri che hanno portato Tavecchio alle dimissioni e che ora ritroverebbero in lui (avvelenato con Malagò, a cui imputa la caduta) un imprevedibile alleato. E in una battaglia in tribunale ad aver da perdere più di tutti potrebbe essere proprio il presidente del Coni. È il bello del calcio: non si sa mai come va a finire fino al novantesimo.
Le incognite
I dirigenti pronti al ricorso al Tar, c’è anche Carraro per la gestione straordinaria