Il Fatto Quotidiano

Tavecchio paga per tutti e delira Malagò vuole prendersi il calcio

Disastro Mundial, il presidente lascia. Il capo del Coni: “Commissari­are la Federazion­e”

- » LORENZO VENDEMIALE

■Niente Mondiali, scontro sulla succession­e: la Figc non ci sta a farsi sottomette­re. Pronto anche il ricorso al Tar. Ma sta per arrivare la valanga dei diritti televisivi

Giovanni Malagò ha spalancato le sue forti braccia da canottiere: non vede l’ora di mettere le mani sul calcio italiano, anche se potrebbe aver fatto il passo più lungo della gamba ed essere costretto nelle prossime ore a tornare indietro. Costringer­e alle dimissioni l’im pre sent abi le Carlo Tavecchio, colpevole di non aver qualificat­o la nazionale ai Mondiali, era solo la prima parte del piano: la seconda, la più importante, prevede il commissari­amento della Figc. “Mi sembra una soluzione di buonsenso”. Ma in Federcalci­o (quasi) nessuno vuole perdere la sua autonomia e sono pronti alle barricate: convocare subito l’assemblea elettiva (c’è già la probabile data: il 22 gennaio) per bruciare sul tempo il Coni, eventualme­nte fare addirittur­a ricorso al Tar. La crisi del pallone rischia di diventare un caso di Stato e finire in tribunale.

L’unico dato certo, per il momento, è che l’era di Carlo Tavecchio alla guida del calcio italiano è durata esattament­e 1197 giorni, tra gaffe, tentativi faticosi di riforma e il clamoroso fallimento mondiale. A farlo capitolare sono stati proprio quei Dilettanti che aveva governato per 16 anni, su cui pensava di poter contare in eterno. Invece quando sabato è venuto meno l’appoggio della Lega Pro, indispensa­bile per una maggioranz­a larga e fare le riforme, anche loro hanno deciso di staccare la spina. Il consiglio federale decisivo è durato una manciata di minuti, il tempo di formalizza­re le dimissioni. Poi Tavecchio si è scatenato in conferenza stampa, contro tutto e tutti. Persino contro l’ex ct Marcello Lippi, a cui ha imputato la scelta sbagliata di Ventura: “Evidenteme­nte ha la memoria corta”, la replica stizzita dell’allenatore campione del mondo nel 2006. E sono iniziate le grandi manovre intorno alla Figc: oltre un milione di tesserati in tutto il Paese, 150 milioni di fatturato all’anno.

IL PRIMO a muoversi è stato Malagò, per il quale le dimissioni di Tavecchio sono la grande occasione per intervenir­e su un organismo che ha dato prova negli anni di pensare solo ai propri interessi e non essere in grado di autoriform­arsi. Non ha aspettato neanche che lui finisse di parlare, per annunciare l’intenzione del commissari­amento e convocare una giunta straordina­ria del Coni per domani pomeriggio. “Era tutto preparato a tavolino da giorni”, sibilano i dirigenti del pallone di fronte al pericolo di una nuova invasione. “Forse non aveva tutti i torti Tavecchio a parlare di sciacallag­gio”.

Ma il Coni può davvero commissari­are la Figc? I legali sono già al lavoro, da una parte e dall’altra: a leggere i regolament­i, che prevedono un intervento solo in caso di irregolari­tà di gestione, problemi con la giustizia sportiva e mancato avvio dei campionati, sembrerebb­e di no. Lo stesso Malagò fino a ieri aveva sempre escluso l’ipotesi, ma ora è pronto a far leva sull’assenza dei vertici di Serie A e Serie B e sul presidente dimissiona­rio per sostenere la tesi della “constatata impossibil­ità del funzioname­nto degli organi direttivi” (come recita lo statuto).

Difficile che il reggente sia lui in prima persona (“Sono u- na persona con un’ag enda molto fitta e un’Olimpiade in arrivo”, si è smarcato), anche se magari potrebbe ripensarci se glielo chiedesser­o i suoi “amici della giunta”: si parla del fedele segretario Roberto Fabbricini, di Michele Uva (direttore generale Figc) e di Franco Carraro. Nomi buoni per tutte le stagioni. L’alternativ­a è un grande giurista, in grado di mettere tutti d’accor- do e cambiare finalmente le regole. Su questo Malagò potrebbe avere le spalle coperte anche dal ministro Luca Lotti, che ha più volte parlato di “rifondazio­ne” e non può permetters­i alla vigilia delle elezioni che la Figc finisca nelle mani di un senatore di Forza Italia: Cosimo Sibilia, presidente della Lega Dilettanti, ha tanti voti a disposizio­ne e sarebbe il candidato più papabile in caso di ritorno immediato alle urne. Meglio far passare un po’ di tempo.

SULL’ALTRO FRONTE, però, c’è la Federcalci­o, che non vuol perdere la propria indipenden­za. Dopo l’attacco di Malagò, i vertici del pallone sono pronti al contropied­e: già oggi fisseranno la data dell’assemblea elettiva entro fine gennaio, così da anticipare il commissari­amento. Se il Coni dovesse tirar dritto, la delibera sarebbe impugnata al Tar da quei consiglier­i che hanno portato Tavecchio alle dimissioni e che ora ritrovereb­bero in lui (avvelenato con Malagò, a cui imputa la caduta) un imprevedib­ile alleato. E in una battaglia in tribunale ad aver da perdere più di tutti potrebbe essere proprio il presidente del Coni. È il bello del calcio: non si sa mai come va a finire fino al novantesim­o.

Le incognite

I dirigenti pronti al ricorso al Tar, c’è anche Carraro per la gestione straordina­ria

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Ansa Poteri nel pallone Sopra, la conferenza stampa del dimissiona­rio Carlo Tavecchio; a sinistra, il presidente del Coni, Giovanni Malagò

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