L’urlo di Chen terrorizza anche l’ateneo di Harvard
Aperta una inchiesta sui metodi di selezione dell’università: gli studenti asiatici si sentono discriminati
Asiatico è bello, ma non a Harvard, dove gli studenti sostengono di trovare i cancelli chiusi per la loro etnia. Una delle università più prestigiose del mondo è sotto osservazione, ma dimostrare che gli asiatici-americani non siano i benvenuti è tutt’altro che facile. Il Dipartimento di Giustizia ha avviato un’indagine sulle politiche di ammissione dell'ateneo; Harvard contesta questa iniziativa, i funzionari minacciano di portare l'università in tribunale se non fornirà i documenti legati agli accertamenti entro il 1° dicembre.
LA STORIA inizia nel 2015: la denuncia viene sottoscritta da 64 associazioni asiatiche-americane; sostengono che Harvard discrimina i candidati asiatici in base a criteri per bilanciare le classi delle matricole (composte, quest’anno e nel 2016, dalla stessa percentuale di studenti che si sono definiti asiatici: il 22,2%, ndr) dal punto di vista razziale. Le associazioni si basano su una ricerca, mostrando come l’ateneo, agli studenti asiatici-americani, richieda un pun- teggio molto più alto dell’esame finale di scuola superiore (Sat) rispetto ai coetanei di altre etnie. In campo c’è anche Students for Fair Admissions, organizzazione guidata dall’avvocato Edward Blum, che ha già seguito la causa di uno studente bianco contro l’Università del Texas in base alle politiche di ammissione. Lo scorso settembre la notizia approda sui giornali americani perchè si muovono i “cani da guardia” della democrazia: due associazioni - American Oversight e Lawyers Committee for Civil Rights Law - avevano presentato una richiesta in base al Freedom of Information Act per chiedere informazioni sulle pratiche di ammissione ad Harvard e all’Università della Carolina del Nord (Chapel Hill): gli istituti sono già stati oggetto di azioni legali simili nel 2014. Si arriva al 17 novembre e la notizia giunge anche in Europa grazie a Wall Street Journal e Cnn: in una lettera inviata ad Harvard il Dipartimento di Giustizia chiarisce che l’università è sotto indagine in base al Titolo VI del Civil Rights Act del 1964, che vieta discriminazioni sulla razza e della nazionalità di origine per le organizzazioni che ricevono fondi federali; inoltre il Dipartimento sottolinea che la direzione dell'ateneo non abbia neanche rispettato la scadenza del 2 novembre per fornire i documenti richiesti sulle pratiche di ammissione.
IL CONTENZIOSOè aperto, ma dimostrare che vi sia discriminazione razziale nell’ammissione delle matricole è arduo: da un lato la Corte Suprema ha stabilito che le istituzioni scolastiche hanno la facoltà di valutare l'impatto delle candidature rispetto alla comunità studentesca, stabilendo se certe presenze siano o meno produttive; negli Stati Uniti – ricordava un articolo di The Atlantic lo scorso ottobre – fra i fattori che gli atenei prendono in considerazione quando si tratta di vagliare le ri-
Duello legale
Le facoltà possono valutare le candidature ma le quote in base alle razze sono illegali La scheda
IL DIPARTIMENTO della Giustizia ha aperto una inchiesta su Harvard
L’INDAGINE si basa sul Titolo VI del Civil Rights Act che vieta discriminazioni sulla razza alle organizzazioni che ricevono fondi federali chieste di ammissione per assemblare classi variegate, vi sono i curricula di studi, i fattori socio economici e i gruppi etnici. Dall’altro resta un dato di fatto: le quote in base alla razza sono illegali.
Lo spazio di manovra delle commissioni però è molto ampio: come scrive Alia Wong su The Atlantic “forse il candidato è di un sobborgo del New England e il collegio di ammissione di Harvard vuole dare priorità ai candidati del Midwest rurale; forse ha espresso interesse alla laurea in biologia e invece all’università hanno una corsia preferenziale per gli studenti che hanno intrapreso i corsi per la laurea in informatica”. Insomma, provare la discriminazione sul piano legale è affare complicato ed è il motivo per cui sono state archiviate per due volte (nel 2006 e nel 2011) le accuse contro Princeton: l'Education Department non aveva dati sufficienti.