Il Fatto Quotidiano

La nuova Repubblica di BERLUSCALF­ARI

Conversion­i Il fondatore di “Repubblica” va in tv e si rimangia 20 anni di “guerra al puzzone”: “Preferisco lui a Di Maio”. È la scelta dell’establishm­ent per il 2018

- » DANIELA RANIERI

Nelle ore in cui si scaldano le rotative che sfornerann­o la nuova Repubblica, interament­e scritta col carattere tipografic­o sobriament­e ribattezza­to “Eugenio”, Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e autorità morale, è a La7, ospite di Giovanni Floris.

Esordisce dicendo che se il Pd “sta esaurendo il suo ruolo”, nondimeno Renzi è il suo “nipotino” e non si sente “il nonno di nessun altro”. La frecciata è per quelli di Mdp (in particolar­e per Bersani che, macchiando­si d’ig nominia, “fece la corte ai 5Stelle”), colpevoli di aver abbandonat­o il tontolone neoliberis­ta al suo destino invece di farsi carico della sua prossima, ennesima sconfitta.

I DISEREDATI per Scalfari prenderann­o tra l’8 e il 10%, che “è niente” rispetto a quanto prenderà Renzi, peraltro alleandosi con tutte le frattaglie della Repubblica. “Io sono perché si rinnovi il Pd”, dice Scalfari ieraticame­nte: in questo senso gli pare “notevole il colloquio che Renzi ha avuto con Macron”, due “pilastri dell’e ur o pe ism o” ( Scalfari pensa che Renzi sia Bismarck, ogni tanto lo critica e lo indirizza ma come Machiavell­i farebbe col Valentino). Il Fondatore sa bene che Renzi è europeista solo quando gli fa comodo, che in lui convivono lo statista kitsch della portaerei al largo di Ventotene e il bamboccion­e capriccios­o delle bandiere europee tolte dal set di Palazzo Chigi per fare una delle sue gradassate; ciò nondimeno, del figaccio in Scervino apprezza il cinismo, e la tempra per fondare l’unica cosa che per Scalfari conta più della democrazia: l’oligarchia.

A questo punto viene fatto entrare Bruno Vespa, che come tutti sanno è venuto a promuovere il nuovo libro che ancora deve uscire ma è già in classifica (è come la Apple, ogni anno sforna un aggiorname­nto): si intitola Soli al comando. Da Stalin a Renzi, da Mussolini a Berlusconi, da Hitler a Grillo; titolo che farebbe sorridere se non venisse dallo stesso autore di Donne d’Italia. Da Cleopatra a Maria Elena Boschi (come se uno storico del cinema scrivesse Latin lover. Da Rodolfo Valentino a Er Mutanda).

La serata prosegue con geriatrica lentezza, rassicuran­te come un documentar­io di Geo & Geo: l’incontro con B. “quando lui non si occupava di politica ma di television­i” (“era una delizia”), il giardino con le tombe, il materasso a cuore… Ma l’aneddotica sui mausolei e i bordelli di B. (che peraltro dopo la sfilata delle ragazze a Un giorno in pretura non può più emozionarc­i) è destinata a interrompe­rsi. La bomba è grossa e Floris sa come innescarla: accertato il decesso del Pd, “tra B. e Di Maio, chi scegliereb­be?”. Scalfari incide su pietra: “Sono tutti populisti tranne il Pd, però il populismo di B. ha una sua sostanza”. Basti pensare alle dentiere e alle am-lire. Soprattutt­o, “B. è europeista, non sfegatato; mentre Salvini no” (riecco B. argine contro i populisti), ergo “in caso di estrema necessità può allearsi col Pd”, senza Salvini. Senza dimenticar­e che B. “è un attore-autore, sceglie il tema e lo interpreta, recita il suo te- sto”. E quindi? Qui Scalfari confessa: “Sceglierei B.”

Ma come? E i 20 anni di antiberlus­conismo di Repubblica? E la distanza antropolog­ica? E le 10 domande? E le Se non ora quando?

A noi disillusi, la confession­e di Scalfari pare coerente. Logicament­e: se non può vincere Renzi, che ha di- strutto il Pd e in tre anni di governo ha attuato un programma neoliberis­ta di destra, perché non votare B., che può allearsi con Renzi facendo argine contro gli odiati populisti?

STORICAMEN­TE: fu lo stesso Scalfari, in occasione degli 80 anni di Berlusconi, a rivelare un retroscena “divertente” della “guerra di Segrate” tra il gruppo Espresso di De Benedetti e il magnate della Tv. Il quale, sconfitto, si rifiutò di pagare le spese legali (si sa come sono fatti questi ricchi quando c’è da pagare). Scalfari: “Dopo molti suoi rifiuti riuscii a persuaderl­o promettend­ogli e dandogli la mia parola d’onore che se lui accettava di pagare le spese legali io l’avrei trattato d’ora in avanti come un socio cioè eventuali notizie che lo riguardass­ero sarebbero state anzitutto rese note a lui che ne dava la sua interpreta­zione dopodiché l’inchiesta sarebbe andata avanti”.

Non stupisce che oggi Scalfari difenda l’e st ab lishment , rassicurat­o solo da un’alleanza tra i due migliori, si fa per dire, lazzaroni su piazza. E tutto nel giorno del varo del nuovo font Eugenio! (che a questo punto poteva pure chiamarsi Silvio).

Qual è il problema? Le più recenti elezioni dimostrano che “il Pd sta esaurendo il suo ruolo”. E urge l’aiutino

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? L’outing Scalfari a “DiMartedì” condotto da Floris su La7. A fianco, con De Benedetti e Caracciolo
L’outing Scalfari a “DiMartedì” condotto da Floris su La7. A fianco, con De Benedetti e Caracciolo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy