Il Fatto Quotidiano

“Se fossi il giurato di un talent, mi manderei via”

Il leader dei Negramaro: “Ho una voce anni 90, ma non ho ancora le pantofole”

- » ALESSANDRO FERRUCCI Twitter: @A_Ferrucci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le pantofole casalinghe Giuliano Sangiorgi sostiene di averle definitiva­mente lasciate l’altro giorno, “quando mi sono ritrovato con un gruppo di ragazzi, e tutti insieme hanno iniziato a intonare il ritornello del primo singolo estratto dall’ultimo album ( Amore che torni): ho guardato gli altri della band (i Negramaro) e ho pensato: ‘ok, ci siamo’”.

Aveva dubbi?

Meglio non vivere di certezze, è bene relativizz­are, capire il contesto, percepire le mutazioni, soprattutt­o quando il tuo curriculum ha raggiunto i vent’anni d’esperienza.

Avete dichiarato di essere andati vicini allo scioglimen­to.

No, solo una crisi voluta e sostenuta da noi stessi; una riflession­e più profonda del solito, per un gruppo di ragazzi abituati a risolvere ogni questione in appena 26 secondi.

E come si è svolta la “riflession­e”?

Ci siamo allontanat­i senza quasi dircelo: un giorno del novembre 2016 ho abbandonat­o la chat di gruppo e sono partito per vivere un po’ a New York.

“Fuga a New York” è un film della sua generazion­e... Esperienza tremenda, ho provato una solitudine enorme, inedita, sono tornato prima del previsto a casa. Solitudine?

Sì, nonostante la città sia pien adiitali ani: con Roberto S aviano e Fabio Volo ci incontrava­mo spesso, sono amici, ma la questione era la mia testa, come percepivo il clima, con l’aggravante di aver incocciato in pieno l’ascesa di Donald Trump.

Questa sera i Negramaro sono gli ospiti unici di X Factor.

Ogni anno mi chiedono di partecipar­e come giudice, ma non ho voglia di dedicare tutto il mio tempo alla television­e. Adesso ho la necessità di scrivere.

Quandone i talenti ragazzi portano un vostro brano, quasi sempre poi escono. “Giuliano Sangiorgi non si può imitare” dicono i giudici.

A volte penso che se togli la mia voce ai pezzi, forse gli dai la giusta connotazio­ne di stile e contempora­neità. C’è un’evoluzione nei nostri dischi, in parte attutita da un timbro vocale molto riconoscib­ile.

Come considera la sua vo- ce?

Anni Novanta.

E quali sono i perimetri di uno stile “anni Novanta”?

I miei riferiment­i sono stati gli U2, i Radiohead, i Sigur Ros, e si ritrovano nei primi due album: ero un ragazzo e volevo riferiment­i internazio­nali, poi sono arrivati i Tenco, i Dalla o De Gregori, ed è nata la nostra cifra. Giuliano Sangiorgi da giudice di un talent come giudichere­bbe Giuliano Sangiorgi concorrent­e?

Gli direi: “Vattene via, sei vecchio”.

Diamogli una chance... Allora sarei rimasto colpito dalla personalit­à e dalla dimensione vocale, poi dalla gestione del palco. Non dal tecnicismo.

Non si sente “tecnico”? Non è mai stato un mio punto di forza, e non è mai neanche rientrato tra i reali interessi. I miei miti sono tutti legati a voci bellissime, ma strane; emotivamen­te fortissime.

Tipo?

Lucio Battisti. Comunque, per tornare al giovane Sangiorgi in un talent, avrei cercato di capire dove inserire le sue doti canore.

E magari fargli incidere “A- more che torni”. Perfetto. Questo album è la sintesi di una forma di presa d’atto: noi siamo stati la band degli anni Zero e quella dei Dieci, e ancora siamo qui; non era scontato per un gruppo di ragazzi arrivato dal profondo Salento, senza sponsor o talent alle spalle. Con Caterina Caselli al vostro fianco.

Mi ricordo ancora la sua reazione quando le abbiamo manifestat­o l’intenzione di andare a Sanremo: “Ma siete pazzi? Mi avete fatto fare tutto un casino sull’un de rground e poi partecipat­e al Festival?” E noi: “Tranquilla, ci presentiam­o con un pezzo dei nostri ( Mentre tutto scorre)”.

Ed è andata bene... Con quel successo abbiamo piazzato le basi per una totale libertà artistica: da lì nessuno ha più provato a inquinare le nostre scelte. Torniamo al suo essere poco tecnico.

Oggi le voci dei giovani sono iper impostate, partono da differenti suggestion­i musicali; però va riconosciu­to ai talent di aver generato intorno alla musica un’attenzione altissima. Dai ragazzi, le arrivano molte proposte? Sì, tante. E le ascolto tutte: ma non trovo mai grande qualità; è più facile riscontrar­e delle blande imitazioni un po’ confuse. Quest’estate per la tournée tornate negli stadi.

Ogni volta che suoniamo a San Siro, scatta la partita a pallone: fosse per me metterei anche i cori finti e qualche fantoccio sulle tribune. Adrenalina pura. E in quei momenti torniamo tutti più giovani, come la prima volta che abbiamo conquistat­o Milano, e anche in quel caso in pochi ci avevano scommesso.

Scarpini con i tacchetti, altro che pantofole.

OSPITI DI X FACTOR Ogni anno mi chiedono di partecipar­e come giudice, ma non ho voglia di dedicare tutto il mio tempo alla television­e. Adesso ho la necessità di scrivere Vicini allo scioglimen­to Solo una riflession­e più profonda del solito, per un gruppo di ragazzi abituati a risolvere tutto in 26 secondi

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Ansa Sul palco Giuliano Sangiorgi, leader e voce dei Negramaro, è nato a Nardò (Le) nel 1979. Sette finora gli album in studio realizzati dalla band
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