“Se fossi il giurato di un talent, mi manderei via”
Il leader dei Negramaro: “Ho una voce anni 90, ma non ho ancora le pantofole”
Le pantofole casalinghe Giuliano Sangiorgi sostiene di averle definitivamente lasciate l’altro giorno, “quando mi sono ritrovato con un gruppo di ragazzi, e tutti insieme hanno iniziato a intonare il ritornello del primo singolo estratto dall’ultimo album ( Amore che torni): ho guardato gli altri della band (i Negramaro) e ho pensato: ‘ok, ci siamo’”.
Aveva dubbi?
Meglio non vivere di certezze, è bene relativizzare, capire il contesto, percepire le mutazioni, soprattutto quando il tuo curriculum ha raggiunto i vent’anni d’esperienza.
Avete dichiarato di essere andati vicini allo scioglimento.
No, solo una crisi voluta e sostenuta da noi stessi; una riflessione più profonda del solito, per un gruppo di ragazzi abituati a risolvere ogni questione in appena 26 secondi.
E come si è svolta la “riflessione”?
Ci siamo allontanati senza quasi dircelo: un giorno del novembre 2016 ho abbandonato la chat di gruppo e sono partito per vivere un po’ a New York.
“Fuga a New York” è un film della sua generazione... Esperienza tremenda, ho provato una solitudine enorme, inedita, sono tornato prima del previsto a casa. Solitudine?
Sì, nonostante la città sia pien adiitali ani: con Roberto S aviano e Fabio Volo ci incontravamo spesso, sono amici, ma la questione era la mia testa, come percepivo il clima, con l’aggravante di aver incocciato in pieno l’ascesa di Donald Trump.
Questa sera i Negramaro sono gli ospiti unici di X Factor.
Ogni anno mi chiedono di partecipare come giudice, ma non ho voglia di dedicare tutto il mio tempo alla televisione. Adesso ho la necessità di scrivere.
Quandone i talenti ragazzi portano un vostro brano, quasi sempre poi escono. “Giuliano Sangiorgi non si può imitare” dicono i giudici.
A volte penso che se togli la mia voce ai pezzi, forse gli dai la giusta connotazione di stile e contemporaneità. C’è un’evoluzione nei nostri dischi, in parte attutita da un timbro vocale molto riconoscibile.
Come considera la sua vo- ce?
Anni Novanta.
E quali sono i perimetri di uno stile “anni Novanta”?
I miei riferimenti sono stati gli U2, i Radiohead, i Sigur Ros, e si ritrovano nei primi due album: ero un ragazzo e volevo riferimenti internazionali, poi sono arrivati i Tenco, i Dalla o De Gregori, ed è nata la nostra cifra. Giuliano Sangiorgi da giudice di un talent come giudicherebbe Giuliano Sangiorgi concorrente?
Gli direi: “Vattene via, sei vecchio”.
Diamogli una chance... Allora sarei rimasto colpito dalla personalità e dalla dimensione vocale, poi dalla gestione del palco. Non dal tecnicismo.
Non si sente “tecnico”? Non è mai stato un mio punto di forza, e non è mai neanche rientrato tra i reali interessi. I miei miti sono tutti legati a voci bellissime, ma strane; emotivamente fortissime.
Tipo?
Lucio Battisti. Comunque, per tornare al giovane Sangiorgi in un talent, avrei cercato di capire dove inserire le sue doti canore.
E magari fargli incidere “A- more che torni”. Perfetto. Questo album è la sintesi di una forma di presa d’atto: noi siamo stati la band degli anni Zero e quella dei Dieci, e ancora siamo qui; non era scontato per un gruppo di ragazzi arrivato dal profondo Salento, senza sponsor o talent alle spalle. Con Caterina Caselli al vostro fianco.
Mi ricordo ancora la sua reazione quando le abbiamo manifestato l’intenzione di andare a Sanremo: “Ma siete pazzi? Mi avete fatto fare tutto un casino sull’un de rground e poi partecipate al Festival?” E noi: “Tranquilla, ci presentiamo con un pezzo dei nostri ( Mentre tutto scorre)”.
Ed è andata bene... Con quel successo abbiamo piazzato le basi per una totale libertà artistica: da lì nessuno ha più provato a inquinare le nostre scelte. Torniamo al suo essere poco tecnico.
Oggi le voci dei giovani sono iper impostate, partono da differenti suggestioni musicali; però va riconosciuto ai talent di aver generato intorno alla musica un’attenzione altissima. Dai ragazzi, le arrivano molte proposte? Sì, tante. E le ascolto tutte: ma non trovo mai grande qualità; è più facile riscontrare delle blande imitazioni un po’ confuse. Quest’estate per la tournée tornate negli stadi.
Ogni volta che suoniamo a San Siro, scatta la partita a pallone: fosse per me metterei anche i cori finti e qualche fantoccio sulle tribune. Adrenalina pura. E in quei momenti torniamo tutti più giovani, come la prima volta che abbiamo conquistato Milano, e anche in quel caso in pochi ci avevano scommesso.
Scarpini con i tacchetti, altro che pantofole.
OSPITI DI X FACTOR Ogni anno mi chiedono di partecipare come giudice, ma non ho voglia di dedicare tutto il mio tempo alla televisione. Adesso ho la necessità di scrivere Vicini allo scioglimento Solo una riflessione più profonda del solito, per un gruppo di ragazzi abituati a risolvere tutto in 26 secondi