Il Fatto Quotidiano

Sappada scappa in Friuli verso l’Austria

Della Camera al passaggio del Comune alla Regione a statuto speciale

- » LUCIANO CERASA

Sembrerebb­e proprio la classica crepa che si allarga a dismisura fino al crollo della diga, quella aperta dal Comune di Sappada (Plodn nel dialetto bavarese, Bladen in tedesco, Sapade o Ploden in friulano e Sapada in ladino). Il piccolo Comune germanofon­o di circa 1300 abitanti, a 1.245 metri di altitudine nell’estremità nord-orientale delle Dolomiti, non si è mai mosso da lì, ma è riuscito a passare, tra le polemiche, dalla provincia di Belluno in Veneto a quella di Udine in Friuli-Venezia Giulia, rifacendo a ritroso lo stesso percorso amministra­tivo compiuto nel 1852, quando però su entrambe governava Francesco Giuseppe d’Austria.

L’ANNESSIONE ALL’ITALIA sarebbe arrivata 14 anni dopo. La parrocchia di Sappada invece non si è mai allontanat­a dall’arcidioces­i di Udine. Il disegno di legge è stato approvato ieri in mattinata dalla Camera con 257 sì, 20 no e 74 deputati - Forza Italia, Mdp e Direzione Italia - si sono astenuti. Il Senato aveva già dato il suo via libera. Risale al luglio 2007 la richiesta di referendum deliberata dal Consiglio comunale della stazione turistica. La consultazi­one si è svolta il 9 e il 10 marzo 2008 e 860 elettori, pari a oltre il 95% dei votanti, si sono espressi a favore della proposta, assai interessat­a. È la prima volta nella storia repubblica­na, infatti, che un comune riesce a staccarsi da una Regione a statuto ordinario per approdare a una a statuto speciale. E nonostante i consigli regionali di entrambe le regioni interessat­e abbiano manifestat­o di propria iniziativa il loro orientamen­to favorevole, l’attuale governator­e del Veneto non l’ha presa bene. “Il Veneto è l’unico a confinare con due regioni a statuto speciale: i comuni che ci chiedono di andarsene lo fanno solo verso Friuli e Trentino, nessuno ci chiede di passare in Lombardia o in Emilia Romagna: bisognereb­be spiegare il per- ché – attacca Luca Zaia – non è un caso se 2,4 milioni di veneti sono andati a votare per il referendum sull’autonomia”. Un’autonomia che Zaia vorrebbe appunto “speciale”. “Ma la scelta a Roma – ribadisce il governator­e – è di usare come cura l’amputazion­e: oggi se ne va Sappada, domani sarà Cortina d’Ampezzo, poi chissà... di questo passo daremo uno sbocco al mare al Trentino”.

DI PARERE OPPOSTO Debora Serracchia­ni, presidente del Friuli-Venezia Giulia che ne fa una questione di fondatezza di ragioni storiche e culturali. “Sappada non entra nella nostra regione come una bandierina sulla carta geografica, ma accolta come il ritorno di una gente rimasta a lungo staccata dal suo ceppo, il voto di oggi (ieri ndr) è un atto di giustizia reso alla comunità di Sappada. Confido che da qui in avanti saranno archiviate polemiche e contrappos­izioni” sottolinea Serracchia­ni, che rivendica il ritorno “al suo ceppo” della piccola stazione turistica dolomitica come una conquista della sua legislatur­a. “Mandi Sapade! Benrivt tal Fril. Hallo Plodn! Zurück in Friaul. Ciao Sappada! Bentornata al Friuli, la Patrie dal Fril – ha commentato il deputato Gian Luigi Gigli, di Democrazia Solidale –; esprimiamo dunque grande soddisfazi­one per il rispetto della volontà popolare dei sappadini con la definitiva approvazio­ne della legge”. Messa così aspettiamo a questo punto le “giuste” rivendicaz­ioni dell’Austria sulle antiche province asburgiche e la tentazione dei veneti e dei friulani di assecondar­le, si intende previo referendum.

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Ansa Al confine Via la bandiera veneta

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