Il Fatto Quotidiano

Lo Stato in appalto alle “big four”: affare da 300 milioni

ILDOSSIER E&Y, Kpmg, Deloitte e Pwc Le società di consulenza ormai sono in tutti i ministeri ed Enti locali. I fondi Ue sono cosa loro. I casi Inps e Consip

- » CARLO DI FOGGIA E MARCO PALOMBI

Lo scoop del C or r i er e sulla consulente del Tesoro accusata dalla Procura di Milano di aver preso soldi da Ernst & Young per raccontare in anteprima le intenzioni del governo in materia fiscale ha il pregio di riportare l’attenzione sul rapporto tra le grandi multinazio­nali delle consulenze - che sono quattro, non a caso dette Big four - e la Pubblica amministra­zione tanto centrale che periferica.

Di fatto, non c’è ganglio dello Stato in cui da anni quelle quattro aziende (Ernst & Young appunto, Kpmg, Deloitte, Pricewater­house Cooper, 125 miliardi di dollari di fatturato mondiale nel 2016) non occupino una posizione di assoluto rilievo: in un trentennio competenze cresciute dentro la P.A. sono state lasciate cadere e ormai non c’è funzione per cui non ci sia bisogno del “superconsu­lente”. Chi è? Non infrequent­emente un dirigente in pensione dell’amministra­zione in cui andrà a lavorare come esterno. E che fa? Di tutto: piani industrial­i, servizi informatic­i, supporto legale e tecnico a vari livelli. Dove? Dovunque: nei ministeri e a Palazzo Chigi, nelle Asl, nelle Regioni e negli enti tipo Inps o Inail.

I RAPPORTIco­l settore pubblico, riportano fonti qualificat­e al Fatto Quotidiano, valgono per le big four un fatturato di 300 milioni di euro l’anno (in Italia la parte del leone la fa proprio Ernst & Young, che da sola mette assieme circa la metà di quella cifra): il 16,5% del loro fatturato totale nel nostro Paese, che nel 2016 era di almeno 1,8 miliardi di euro.

Ma i rapporti delle big four col settore pubblico valgono anche in un altro modo: la conoscenza che queste società hanno delle dinamiche della P.A. e dei loro processi decisional­i (per non parlare della loro influenza su queste dinamiche e questi processi) hanno un valore anche per i loro clienti privati, in genere grandissim­e aziende e banche. Il conflitto d’interessi è evidente, ma ormai endemico.

L’infortunio, per così dire, della consulente del ministero del Tesoro è il secondo in poco tempo per le big four: un paio di settimane fa l’Autorità Antitrust ha multato le quattro multinazio­nali delle consulenze (tre con sede nel Regno Unito, una in Svizzera) per 23 milioni di euro per aver fatto cartello sulla gara Consip riguardant­e “l’affidament­o dei servizi di supporto e assistenza tecnica alle Pubbliche amministra­zioni per l’esercizio e lo sviluppo della funzione di sorveglian­za e audit dei programmi cofinanzia­ti dall’Ue”. In sostanza, le società si erano messe d’accordo per spartirsi i vari lotti della gara presentand­o “offerte con ribassi tra il 30 e il 35%” su quelli da vincere, scrive l’Autorità, mentre negli altri erano “decisament­e infe- riori, con ribassi del 10-15%, secondo uno schema del tutto simmetrico”.

IL TUTTO per una sorta di diritto divino, nota l’Antitrust: “L’attività istruttori­a ha fatto emergere come le stesse big fourritene­ssero di essere le sole candidate effettive a vincere la gara. Ciò emerge, in particolar­e, dalle simulazion­i per la partecipaz­ione, dalle dichiarazi­oni acquisite durante le audizioni nonché dallo stupore per la vincita di alcuni lotti da parte di altri operatori manifestat­o sia nelle dichiarazi­oni in audizione sia nei documenti ispettivi acquisiti”.

La mega-partita dei fondi europei, peraltro, è una sorta di esclusiva delle “quattro sorelle”. Sul sito opencoesio­ne.it, dove si forniscono informazio­ni sulle iniziative finanziate anche dall’Ue, si trovano ben 142 progetti di consulenza o assistenza tecnica affidati alle big four (da sole o in asso- ciazione), 127 dei quali coinvolgon­o Ernst & Young.

Resterebbe da capire come questa penetrazio­ne capillare nel settore pubblico sia potuta avvenire. Un caso di scuola è l’Inps, il più grande ente previdenzi­ale d’Europa, in cui “domina” Kpmg. Negli anni 80, l’Inps era all’avanguardi­a nel produrre da sé i nascenti servizi informatic­i di cui aveva bisogno, poi quel settore e le competenze generate sono state lasciate morire e l’Inps ora deve fare appaltoni da decine di milioni l’anno – a volte oggetto di attenzione dei magistrati – per far gestire i suoi sistemi a società esterne. Tra le criticità segnalate da Tito Boeri al momento del suo insediamen­to, non a caso, ci sono le “troppe consulenze per servizi di informatic­a” (e la poca trasparenz­a nella loro assegnazio­ne). È la famosa efficienza del privato a cui serve l’inefficien­za dello Stato.

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Ansa Numero 1 Donato Iacovone, amministra­tore delegato di EY in Italia

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