Lo Stato in appalto alle “big four”: affare da 300 milioni
ILDOSSIER E&Y, Kpmg, Deloitte e Pwc Le società di consulenza ormai sono in tutti i ministeri ed Enti locali. I fondi Ue sono cosa loro. I casi Inps e Consip
Lo scoop del C or r i er e sulla consulente del Tesoro accusata dalla Procura di Milano di aver preso soldi da Ernst & Young per raccontare in anteprima le intenzioni del governo in materia fiscale ha il pregio di riportare l’attenzione sul rapporto tra le grandi multinazionali delle consulenze - che sono quattro, non a caso dette Big four - e la Pubblica amministrazione tanto centrale che periferica.
Di fatto, non c’è ganglio dello Stato in cui da anni quelle quattro aziende (Ernst & Young appunto, Kpmg, Deloitte, Pricewaterhouse Cooper, 125 miliardi di dollari di fatturato mondiale nel 2016) non occupino una posizione di assoluto rilievo: in un trentennio competenze cresciute dentro la P.A. sono state lasciate cadere e ormai non c’è funzione per cui non ci sia bisogno del “superconsulente”. Chi è? Non infrequentemente un dirigente in pensione dell’amministrazione in cui andrà a lavorare come esterno. E che fa? Di tutto: piani industriali, servizi informatici, supporto legale e tecnico a vari livelli. Dove? Dovunque: nei ministeri e a Palazzo Chigi, nelle Asl, nelle Regioni e negli enti tipo Inps o Inail.
I RAPPORTIcol settore pubblico, riportano fonti qualificate al Fatto Quotidiano, valgono per le big four un fatturato di 300 milioni di euro l’anno (in Italia la parte del leone la fa proprio Ernst & Young, che da sola mette assieme circa la metà di quella cifra): il 16,5% del loro fatturato totale nel nostro Paese, che nel 2016 era di almeno 1,8 miliardi di euro.
Ma i rapporti delle big four col settore pubblico valgono anche in un altro modo: la conoscenza che queste società hanno delle dinamiche della P.A. e dei loro processi decisionali (per non parlare della loro influenza su queste dinamiche e questi processi) hanno un valore anche per i loro clienti privati, in genere grandissime aziende e banche. Il conflitto d’interessi è evidente, ma ormai endemico.
L’infortunio, per così dire, della consulente del ministero del Tesoro è il secondo in poco tempo per le big four: un paio di settimane fa l’Autorità Antitrust ha multato le quattro multinazionali delle consulenze (tre con sede nel Regno Unito, una in Svizzera) per 23 milioni di euro per aver fatto cartello sulla gara Consip riguardante “l’affidamento dei servizi di supporto e assistenza tecnica alle Pubbliche amministrazioni per l’esercizio e lo sviluppo della funzione di sorveglianza e audit dei programmi cofinanziati dall’Ue”. In sostanza, le società si erano messe d’accordo per spartirsi i vari lotti della gara presentando “offerte con ribassi tra il 30 e il 35%” su quelli da vincere, scrive l’Autorità, mentre negli altri erano “decisamente infe- riori, con ribassi del 10-15%, secondo uno schema del tutto simmetrico”.
IL TUTTO per una sorta di diritto divino, nota l’Antitrust: “L’attività istruttoria ha fatto emergere come le stesse big fourritenessero di essere le sole candidate effettive a vincere la gara. Ciò emerge, in particolare, dalle simulazioni per la partecipazione, dalle dichiarazioni acquisite durante le audizioni nonché dallo stupore per la vincita di alcuni lotti da parte di altri operatori manifestato sia nelle dichiarazioni in audizione sia nei documenti ispettivi acquisiti”.
La mega-partita dei fondi europei, peraltro, è una sorta di esclusiva delle “quattro sorelle”. Sul sito opencoesione.it, dove si forniscono informazioni sulle iniziative finanziate anche dall’Ue, si trovano ben 142 progetti di consulenza o assistenza tecnica affidati alle big four (da sole o in asso- ciazione), 127 dei quali coinvolgono Ernst & Young.
Resterebbe da capire come questa penetrazione capillare nel settore pubblico sia potuta avvenire. Un caso di scuola è l’Inps, il più grande ente previdenziale d’Europa, in cui “domina” Kpmg. Negli anni 80, l’Inps era all’avanguardia nel produrre da sé i nascenti servizi informatici di cui aveva bisogno, poi quel settore e le competenze generate sono state lasciate morire e l’Inps ora deve fare appaltoni da decine di milioni l’anno – a volte oggetto di attenzione dei magistrati – per far gestire i suoi sistemi a società esterne. Tra le criticità segnalate da Tito Boeri al momento del suo insediamento, non a caso, ci sono le “troppe consulenze per servizi di informatica” (e la poca trasparenza nella loro assegnazione). È la famosa efficienza del privato a cui serve l’inefficienza dello Stato.