Debito pubblico È aumentato per colpa del “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia
Incontri tra zombie quelli che restano al diplomatico Fassino nel tentativo di comporre una coalizione piuttosto improbabile e più che altro virtuale.
Sigle svuotate, tenute in piedi da qualche residua briciola di finanziamento pubblico e da qualche rendita di posizione tra Regioni, Parlamento e addirittura sotto Governo. Corte serrata ai cespugli dell’Ulivo che tanto infastidirono il Pd al punto di disfarsene nella fase iniziale del ritornello “Ce la facciamo da soli”, oggi un tantino in disgrazia. La naturale conseguenza è che sono disfatti, liquidati più che liquidi. Senza gruppi dirigenti veri, senza militanti e soprattutto senza voti. Quella che si profila a sinistra del Pd, è una coalizione di signori Nessuno guidata da un leader del Nulla. Forse per questo Repubblica ha già deciso di uscire a mezz’asta.
Le autonomie studiate male diventano un boomerang
Ciò che è accaduto ai ministri del governo autonomista catalano che sono finiti in carcere, e al primo ministro fuggito, sia di allarme e di monito a chi promuove le spinte autonomiste in Italia, che senza certi accorgimenti non sono spinte autonomiste ma diventano una forma di autolesionismo politico.
Se la nostra capacità politica di dialogo nella realtà italiana è bassa e non adeguata, non è con le autonomie che questo problema si risolve. Lo si fa con il miglioramento delle capacità, il miglioramento della qualità della politica, con la preparazione, con l’e m a n ci p a z io n e dall’ignoranza. Perciò se le autonomie non sono basate su questi presupposti, allora i promotori di quelle in Italia finiranno come i ministri catalani che sono emigrati nelle carceri spagnole.
Senza questi punti fondamentali, essi rappresenteranno solo delle spaccature fra le regioni italiane che causano poi inevitabilmente delle reazioni. SI PARLA SEMPRE DI DEBITO PUBBLICO solo come colpa dei governi passati che hanno speso male i soldi pubblici facendo aumentare a dismisura il debito. Il professor Nino Galloni (economista di area Dc e direttore del ministero del Lavoro nei cruciali anni Ottanta) sostiene che l’esplosione del debito è dovuto alla separazione della Banca d’Italia dal ministero del Tesoro nel 1981. Questa separazione, secondo il professore, ha provocato l’innalzamento degli interessi che ha portato al raddoppio del debito in 10 anni. Cosa ne pensate? GENTILE RAVANI, il professor Galloni ha ragione: il debito pubblico aumentò proprio in conseguenza del “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia deciso dal ministro Dc Beniamino Andreatta con una sua comunicazione al governatore Carlo Azeglio Ciampi del febbraio 1981. E non solo perché i numeri dicono effettivamente che nel decennio successivo il debito dello Stato in rapporto al Pil passò dal 58% al 105% (per poi salire fino al 120%, record superato solo “grazie” alle recenti cure di Mario Monti), ma perché lo scrisse lo stesso Andreatta in un diario poi pubblicato sul “Sole”: “Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l’escalation della crescita del debito rispetto al Prodotto”. Che cosa fu, infatti, questo “divorzio”? La scelta di impedire a Bankitalia di finanziare il deficit dello Stato tenendo basso il costo degli interessi. Secondo Andreatta, questo servì ad abbassare l’altissima inflazione che aveva funestato l’Italia negli anni 70: la dinamica dei prezzi, però, aveva risentito assai più dei due choc petroliferi (1973 e 1979) che dell’eccesso di mo- Al povero Welby, affetto da distrofia muscolare, che rifiutò l’accanimento terapeutico, la Chiesa negò una funzione religiosa, il Vicariato di Roma non concesse la funzione secondo il rito religioso. Il cardinal Camillo Ruini dichiarò di aver preso personalmente la decisione di negare il funerale religioso a Welby. Ma la bara di Riina (che ha ucciso 300 persone) è stata benedetta con l’acqua santa ed è stato seppel- neta in circolazione; tanto è vero che negli anni 80, l’inflazione scese ovunque, anche dove “il divorzio” non c’era. In realtà, come scrive Andreatta, quella scelta fu “l’inevitabile conseguenza” della nostra adesione allo Sme (1979), il sistema di cambi rigidi progenitore dell’euro. Quella scelta cambiò le politiche economiche: fino ad allora una “onesta” fluttuazione della lira aveva garantito di assorbire gli choc esterni senza drammi, dopo toccò ai salari farlo. Non a caso, di lì a poco, Bettino Craxi avrebbe abolito la “scala mobile” e la disoccupazione sarebbe raddoppiata (meno stipendi e più bassi). La politica, da allora, cerca di non perdere consenso distribuendo spiccioli alle clientele: il resto della slavina è il mondo che vede. lito in terra consacrata. Persino dopo la morte due pesi e due misure? Ma i mafiosi non erano stati scomunicati? “Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche”. (Piergiorgio Welby) Tre anni fa, in parlamento, un gruppo di franchi tiratori ha ucciso di fatto il Pd impedendo l’elezione a Presidente della Repubblica di Romano Prodi ( cofondatore del Pd). Successivamente il Patto del Nazareno e i successivi governi Renzi e Gentiloni hanno confermato ulteriormente la morte del Pd che si è gradualmente trasformato nel Partito di Renzi o ancor più preci- I NOSTRI ERRORI
L’altroieri, una volta tanto, abbiamo rivolto una critica ingiusta al Tg1 per il generoso servizio dedicato alla riforma grafica de La Rep u b b l i ca . A furia di vedere ignorato il nostro giornale dal primo telegiornale Rai ( e pure dal secondo e dal terzo), ci siamo dimenticati che due anni e mezzo fa, quando fu il Fatto Quotidiano a cambiare veste grafica, il Tg1 aveva dedicato un servizio anche a noi. N e ll ’ edizione di ieri del Fa t to a bbiamo pubblicato la foto del collega Nicola Marini quale presidente dell’Ordine dei giornalisti, incarico però che non ricopre più, essendo stato eletto Carlo Verna. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.