Il Fatto Quotidiano

“Mladic i nostri vicini serbi continuano a osannarlo”

I sopravviss­uti alla “pulizia etnica” felici, ma hanno ancora paura dell’ideologia anti-musulmana che è rimasta intatta

- » CECILIA FERRARA

“Ètutta una bugia! È tutta una bugia!” Ratko Mladic dà in escandesce­nze quando il giudice del Tribunale Penale Internazio­nale dell’Aia, Alfonso Orie, decide di andare avanti con la lettura della sentenza anche se l’imputato, aveva tentato di posporla per problemi di salute, ipertensio­ne, aveva detto l’infermiera. Ma a 22 anni dalla prima incriminaz­ione nemmeno i giudici di un tribunale così pachidermi­co e controvers­o come il Tribunale dell'Onu per i crimini di guerra in ex-Jugoslavia poteva più aspettare.

L’ex generale dell’esercito serbo- bosniaco è stato condannato all’ergastolo per 10 degli 11 capi di accusa che gli sono stati contestati, tra cui genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Mladic era un militare di carriera dell’esercito jugoslavo che allo scoppio della guerra in Bosnia-Erzegovina è diventato il generale del neonato esercito serbo-bosniaco. Assieme a Radovan Karadzic leader politico dei serbi di Bosnia è stato l'ideatore della “pulizia etnic a” dei territori della Bosnia-Erzegovina che secondo loro erano terra serba. Dovevano quindi essere deportati o eliminati i bosniaci musulmani e i croati che vi risiedevan­o. È lui che comanda l’assedio di Sarajevo: “Bombardate­li fino a che non di- ventano matti”, dice in una registrazi­one telefonica dell'epoca. È lui che conquista l’enclave protetta di Srebrenica, strapiena di profughi da tutta l'area, entra in città accarezzan­do i bambini dichiarand­o la città “libe rata”.

Il resto è storia. La separazion­e delle donne e i bam- bini dagli uomini (dai 12 anni in su) e lo sterminio avvenuto in pochi giorni. La prima incriminaz­ione di Mladic da parte del tribunale dell’Aja è del 24 luglio 1995 e lui verrà arrestato in Serbia dopo una lunga latitanza solo nel2011.

“DA UNA PARTE ci aspettavam­o l’ergastolo, dall’altra avevamo paura che per pressioni politiche gli dessero 40 anni come a Karadzic, che è un messaggio molto diverso”. A parlare è Azra Ibrahimovi­c, originaria di Srebrenica che oggi lavora in Bosnia Erzegovina con l’Ong Cesvi. “Quello che mi preoccupa sono i messaggi che si sentono dall’altra parte, quella dei serbi di Bosnia, dove lui viene glorificat­o viene chiamato eroe, nonostante la sentenza di oggi. Milorad Dodik, presidente della Republica Srpska ha dichiarato ieri che è un generale che ha fatto il suo lavoro con profession­alità e onore, che lavoro è quello di compiere un genocidio e di sparare su civili? Questi sono i politici che dovrebbero guidare processi di integrazio­ne e pace. Difficile parlare di futuro se siamo prigionier­i di persone che vivono nel passato”.

Ogni sentenza per Azra è comunque un dolore. Ha perso il padre e il fratello in guerra, solo i resti del fratello sono stati ritrovati nel 2007 in Serbia “Hanno buttato il suo corpo nella Drina il fiume che separa la Serbia dalla Bosnia-Erzegovina e qualcuno lo ha tirato su e buttato in una fossa comune”. È stata profuga in Serbia, Macedonia prima di tornare in Bosnia e entrare addirittur­a nella Sarajevo assediata per fare un anno di magistrale. “È stato per inat - racconta - per dispetto, volevo continuare a seguire i miei desideri nonostante la guerra”. Anche la vita del ‘dopo’ non è stata facile: “Per tanto tempo non ho voluto parlare con i compagni serbi che mi trovavo all’università, ho lavorato molto su queste paure tanto che oggi la mia migliore amica è serba”. Più che un giudice insomma poté l’amicizia.

L’ultimo tentativo L’ex generale ha cercato di rinviare la sentenza e ha gridato: “Tutte bugie”

 ?? Ansa ?? Srebrenica Le bare del colore verde che per l’Islam simboleggi­a il paradiso
Ansa Srebrenica Le bare del colore verde che per l’Islam simboleggi­a il paradiso

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