La consulente di Padoan e il gatto liberista di Schrödinger
Ieri il Corseranon ci ha solo dato una notizia (e giornalisticamente “un buco”), ma ha illuminato un mondo. Ci si riferisce al fatto che una consigliera di diversi ministri del Tesoro, compreso Pier Carlo Padoan, sia accusata dai pm di Milano di essere stata pagata dalla multinazionale delle consulenze Ernst & Young (per cui precedentemente lavorava) in cambio di informazioni riservate sulle intenzioni del governo in materia fiscale. Fin qui siamo nell’ambito dei possibili reati, ma il paradosso è che Ernst & Young – e società sue pari come Kpmg – lavorano già in chiaro per ministeri ed enti pubblici, spesso addirittura in posizioni che consentono loro (i cui clienti maggiori sono le big company, banche in testa) di indirizzare l’azione dello Stato. Ora, un commentatore liberista ne farà una questione di “cattura del regolatore”, di norme sui conflitti d’interessi che separino il grano dal loglio, che consentano alla polverina magica della concorrenza di guarire le ferite inferte dai cattivi ai mercati. I mercati, però, non vogliono la concorrenza, ma il monopolio: tanto è vero che dicendo “mercati” pensiamo in genere proprio ai grandi consulenti e alle grandi compagnie. Qui c’è un paradosso: il liberismo nella testa dei suoi cantori più naïf è un sistema ideale da applicare in condizioni ideali, cioè mai. Vive in una scatola, il liberismo, ed è sia vivo che morto, come il gatto di Schrödinger. Disclaimer per liberisti: questa è una battuta. Disclaimer per animalisti: nessun gatto è stato maltrattato in questo piccolo esperimento culturale.