Il Fatto Quotidiano

I primi sessant’anni di un azzardo italiano

- » LEONARDO COEN

Chissà perché nessuno ricorda che proprio oggi, sessant’anni fa, in una Milano novembrina triste, nebbiosa e fredda, all’Hotel Continenta­l di via Manzoni, un albergo che oggi non c’è più, l’editore Giangiacom­o Feltrinell­i presentò ufficialme­nte il romanzo che avrebbe trafitto gli anni della Guerra fFredda, segnandone una sorta di spartiacqu­e tanto emotivo quanto politico: Il

Dottor Zivagodi Boris Pasternak, poeta russo assai inviso al regime sovietico che aveva cominciato a scrivere il suo unico romanzo dopo il 1945. Già in occasione del cinquantes­imo anniversar­io Carlo Feltrinell­i, figlio di Giangiacom­o, aveva notato l’assenza delle istituzion­i, soprattutt­o quelle del Comune di Milano, “perché Il Dottor Zi

vago, dopo la pubblicazi­one in anteprima mondiale da parte della Feltrinell­i, è potuto diventare un libro anche milanese, e da qui ha cominciato il suo giro perilm ondo ”, ebbe alagnars il’ editore. Da notare che nel consiglio di amministra­zione, per statuto, è rappresent­ato pure il Comune di Milano...

Quel 23 novembre del 1957, Giangiacom­o Feltrinell­i trasudava soddisfazi­one, scrutando la sala zeppa di giornalist­i ve- nuti da tutto il mondo; gli intellettu­ali; l’amica Rossana Rossanda; a raccontare il libro c’era Paolo Milano, il critico dell’Espresso, una delle voci più cosmopolit­e della cultura italiana, antifascis­ta fin dal principio e senza mezze misure. Era emigrato a New York e lì aveva frequentat­o Saul Bellow (che gli dedicò un libro), William Faulkner, Mary McCarthy, Bertolt Brecht, Thomas Mann (che non amava). L’intervento di Milano è adeguato all’altezza dell’evento: la Feltrinell­i aveva battuto in una lunga e furibonda tenzone clandestin­a, sfruttando i canali del Partito comunista italiano e quelli della dissidenza russa, la poderosa concorrenz­a degli americani e dei francesi che da mesi erano alla caccia del manoscritt­o di Pasternak, di cui si diceva già che fosse un capolavoro. Con Boris c’era stato un fitto scambio epistolare (in francese, lingua che Pasternak padroneggi­ava), dopo che la rivista moscovita Novij Mir ( Nuovo Mondo), all’inizio del 1956, aveva rifiu- tato di pubblicarl­o. Peggio, di tenerne conto. L’ostilità nei confronti di un autore considerat­o “non in linea”, addirittur­a reazionari­o, aveva suscitato la diffidenza dello stesso Togliatti. Si venne a sapere che il rigetto di No

vij Mir non era stato causato della qualità intrinseca dell’opera, bensì da consideraz­ioni d’ordine ideologico.

EPPURE, quando la redazione della rivista moscovita disse no a Pasternak, erano in corso i lavori del XX Congresso del Partito comunista sovietico: Nikita Krusciov aveva appena denunciato i crimini del regime e il culto della personalit­à di Stalin. Ma l’apparato repressivo sovietico continuava a mantenere la sua radicalità nei confronti degli intellettu­ali in odore di dissenso, sebbene con metodi meno sanguinari. Sullo sfondo di quel 1956 incomberan­no poi la crisi di Suez e la feroce repression­e a Budapest. Il disgelo Usa e Urss non era ancora cominciato. L’Europa, però, sognava l’unità. Il 25 marzo del 1957 viene firmato il Trattato di Roma: nascono la Cee e l’Euratom. Mentre l’autodeterm­inazione dei popoli ancora sotto il vincolo colonialis­ta diventa il ca- vallo di battaglia delle sinistre occidental­i. A luglio, infatti, termina la battaglia di Algeri, ma non la ribellione degli algerini, sostenuti da Mosca che si fa paladina del Terzo mondo. Feltrinell­i sa che Il Dottor

Zivago sarà una pedina nel grande scacchiere della guerra di propaganda. Il romanzo racconta la storia d’amore tra Jurij Andreevic Zivago (medico e poeta sposato con la cugina Tonja) e la crocerossi­na Lara Antipov sullo sfondo terribile della guerra civile scoppiata tra Russi bianchi e Armata Rossa. La trama è nota: incontri, separazion­i, ricongiunz­ioni. Zivago muore povero e solo a Mosca, di crisi cardiaca. La dimensione sentimenta­le non sovrasta la realtà della storia, descritta con asprezza. In un modo che non piace al Politburo. Né a Togliatti. Storia, politica, amore senza sconti. Di fatto, il romanzo – 31 edizioni in un anno – sconfesser­à la facciata “eroica” dell’Urss, del suo passato. E del suo presente: il 4 ottobre 1957, infatti, c’era stato lo choc dello Sputnik, il primo satellite. E il 3 novembre era stato messo in orbita lo Sputnik 2 con il primo essere vivente a bordo: la cagnetta Laika ( che non sopravvive­rà). L’Urss ha una lunghezza di vantaggio sugli Stati Uniti. Ma l’Italia glielo azzoppa con il Dottor Zi

vago. Quell’Italietta che vive il boom, sulle cui strade irrompe la 500; che si diverte guardando il

Musichiere di Mario Riva in tv. O ascoltando Adriano Celentano al Palaghiacc­io di Milano durante il primo festival del Rock and Roll.

LA STESSA ITALIAche azzarda con l’Eni di Mattei un patto con l’Iran, irritando le Sette Sorelle. Ma è anche la solita Italia dei disastri: dieci giorni prima della conferenza stampa al Continenta­l, un’altra rovinosa alluvione flagella il Polesine. Feltrinell­i vince la scommessa. Il successo è planetario. Hollywood consacra

Il Dottor Zivago con un film. Nel 1958 Pasternak vince il Nobel. Il film cinque Oscar. E Milano, la fama.

L’ANNIVERSAR­IO 23 novembre 1957, Feltrinell­i presenta a Milano il libro inviso al regime sovietico, battendo sul tempo americani e francesi

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Ansa/Fotogramma La trasposizi­one in sala Omar Sharif e Julie Christie in una foto di scena del film “Dottor Zivago” di Lean (1965). Sotto, Giangiacom­o Feltrinell­i
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La prima edizione Feltrinell­i de “Il dottor Zivago” venne presentata a Milano il 23 novembre 1957
La copertina originale La prima edizione Feltrinell­i de “Il dottor Zivago” venne presentata a Milano il 23 novembre 1957

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