È indagato anche Genovese jr. Ma sarà Miccichè a pagare
Il figlio di Francantonio accusato di riciclaggio dai pm
Venti milioni di euro “in viaggio’’ tra la Svizzera, Montecarlo e Panama, portati in albergo da “spalloni”, sottratti al fisco e alla giustizia e alla fine “nascosti” nel patrimonio del giovane Luigi Genovese, 21 anni, neo deputato regionale siciliano di Forza Italia, indagato per riciclaggio e intestazione fittizia di beni insieme al padre Francantonio, deputato Forzista ed ex Pd, la madre, Chiara Schirò, la zia Rosalia, lo zio Franco Rinaldi e un cugino, Marco Lampuri: la Guardia di Finanza di Messina ha sequestrato quote societarie, conti correnti e immobili (tra cui una mega villa) per un valore di quasi 100 milioni di euro accusandolo di avere nascosto il patrimonio di famiglia, accumulato dal nonno omonimo ( deputato Dc morto novantenne nel 2015) e protetto dal padre Francantonio, ras della formazione professionale, condannato a 11 anni in primo grado per le truffe dei corsi d’oro.
IL QUINTO DEPUTATO indagato in un’assemblea regionale siciliana non ancora insediata è l’ultimo rampollo di una dinasty politico-affaristica descritta dal gip con parole severe: le indagini “segnalano una ricchezza smisurata, una scelta che, con un eufemismo, può definirsi di autoesclusione dallo Stato e dalle sue leggi, ritenendosi al di sopra, del consesso sociale civile, di chi paga le tasse’’; il quadro accusatorio “è di una gravità eccezionale”.
Dal nonno al nipote, per il giudice che ha accolto la richiesta del procuratore Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Sebastiano Ardita, l’obiettivo è proteggere il malloppo: “E così dal nulla – scrive il gip Salvatore Mastroeni – si staglia la figura di Genovese Luigi junior, che diventa consapevolmente ricchissimo firmando atti e partecipando alle manovre del padre. E sono atti organizzati a tavolino, partecipati dagli interessati e forse da altre persone esperte dal ramo, rimasti nell’ombra e forse con la connivenza di banchieri, in cui comunque nessuno dei partecipi, per la presenza e gli effetti, si può dire inconsapevole e si può chiamare fuori”.
Se fino a due giorni fa in un’intervista a una tv privata di Palermo dichiarava di non sa- pere cosa fare con il primo stipendio di deputato regionale, oggi il giovane rampollo si difende dicendosi certo di dimostrare la linearità della sua condotta e di quella della sua famiglia colpita da un sequestro che è l’approdo messinese di un’indagine partita da una segnalazione del Nucleo tributario della Gdf di Milano sui conti sospetti al Credit Suisse (ramo italiano) di 351 clienti italiani, tra cui proprio Francantonio Genovese che da quel momento, secondo l’accusa, ha il solo pensiero di nascondere al fisco il patrimonio: viene fermato alla dogana di Ponte Chiasso nel 2004 con in tasca assegni per 200 mila eu- ro, riceve il denaro dagli spalloni inviati dalle banche svizzere negli alberghi Tanaus e Dei Verdi di Milano e giustifica i prelievi (8 milioni di euro) con le spese di famiglia: “Ricevo 50 inviti l’anno di matrimonio, escluse le partecipazioni – dice al pm Ardita – e poi pranzi, cene per 4 giorni a settimana al ristorante, gioielli, regali a mia moglie, quadri, mobili antichi’’. Ma il gip non gli crede, parla di giustificazioni inverosimili: “Risibile è la dichiarazione che fa sulla esportazione (di denaro, ndr) che avviene quando ha un anno e non ne sa molto. Innanzitutto i soldi, a differenza delle noccioline, sono così tanti e di così tanto valore, che non si potrebbe pensare mai, almeno da una certa età, che vi sia stata una detenzione inconsapevole, smentita peraltro dalle operazioni effettuate”.
Esponente di spicco del Pd siciliano, al punto da essere scelto da Walter Veltroni come segretario regionale in Sicilia, è passato dal Pd a Forza Italia dopo che la Camera, nel 2014, anche con i voti dei dem, ha autorizzato il suo arresto.
DA QUEL MOMENTO la sua strategia cambia: “Genovese si va spogliando di tutto, talvolta con trucchi banali, talvolta con sotterfugi anche geniali”, scrive Mastroeni ricordando i passaggi di denaro dal Credit Suisse alla banca Julius Bar di Montecarlo nel conto corrente schermato da una società panamense, la Palmarich Investments: gli svizzeri negano la collaborazione, ma Montecarlo e Panama rispondono alla rogatoria e dai conti correnti saltano fuori 11 milioni di euro. E se nel 2005 aveva detto di avere ereditato la fortuna eco-
Indagata tutta la famiglia Con Luigi, 21 anni, appena eletto in Sicilia con 18 mila voti, inquisiti anche il padre Francantonio, la madre Chiara, gli zii e un cugino Lo scudo fiscale
La coerenza del padre deputato: “Non l’ho usato perché alla Camera votai contro”
nomica dal padre morto, quando invece era vivo, per giustificare le somme, davanti ai magistrati, poi, Genovese senior ammette di avere ricevuto in albergo gli spalloni, riconosciuti con una parola d’ordine, di avere aperto una società panamense senza mai essere stato nei Caraibi e di aver fatto valere con la banca svizzera la sua importanza di uomo politico. E quando i pm gli chiedono perché non si sia avvalso dello scudo fiscale per fare rientrare il denaro risponde: “Perché alla Camera ho votato contro’’. Per il pm è “un sublime paradosso di una indubbia coerenza atipica” ma fino a due anni fa, quando il ras della formazione professionale passa al figlio un “patrimonio enorme non spendendo denaro, con operazioni finanziarie, prestiti e sostanziali pagherò”.
E nulla lascia pensare ai magistrati che il salto generazionale cambi le condotte in positivo: “La circostanza della ricchezza improvvisa di Luigi Genovese – chiosa il gip –, il suo notorio ingresso in politica, il modo spregiudicato di acquisizione della ricchezza, danno la probabilità, sia pur per la visione cautelare di protezione dei beni e dei soldi dovuti allo Stato, che si verifichi la stessa attività del padre”.