Il Fatto Quotidiano

Le mani della Boschi anche sui nuovi collegi del Rosatellum

Più eletti in Emilia, Veneto e Lombardia

- FD’E

Come

una matrioska pasticciat­a e incomprens­ibile. E matrioska è la metafora che predilige Federico Fornaro per decifrare la mappa dei collegi che disegneran­no il cosiddetto Rosatellum, la peggiore legge elettorale di sempre in Italia. Fornaro è un senatore di Mdp- Articolo 1 nonché grande esperto di flussi elettorali e meccanismi di voto (ci ha appena scritto un libro: Elettori ed eletti, maggiorita­rio e proporzion­ale nella storia d’Italia, edizioni Epoké).

È un labirinto complicato il Rosatellum. Oppure una matrioska come sostiene lei. In ogni caso il pasticcio adesso è completo.

La beffa più grande è al Senato, lì nove regioni avranno un solo collegio plurinomin­ale della dimensione dell’intera regione.

Una circoscriz­ione. Appunto. Li hanno chiamati collegi per evocare nell’immaginari­o collettivo la natura positiva del Mattarellu­m.

Invece.

Nel Mattarellu­m il collegio non superava i 125mila abitanti, qui ne avremo che variano da uno a due milioni, è una differenza colossale. Quali sono le nove regioni?

Liguria, Friuli, Umbria, Marche, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sardegna e Molise. In totale avremo i due terzi dei parlamenta­ri eletti con il proporzion­ale su liste bloccate in collegi plurinomin­ali che al Senato avranno una dimensione media di 2 milioni di abitanti e di uno alla Camera.

Appurato questo, cominciamo dall’inizio. Sveliamo la matrioska.

Partiamo dalla Camera, qui ci sono 231 seggi su 630 che saranno assegnati nei collegi uninominal­i, quelli che formano la parte maggiorita­ria della legge. In pratica vince chi ottiene un voto in più.

Ne restano 386 per la parte

proporzion­ale.

Sì, teniamo presente che dal calcolo sono esclusi Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta che hanno sistemi diversi. Dunque: questi 386 della Camera vengono ripartiti in 60 collegi plurinomin­ali a loro volta racchiusi in 28 circoscriz­ioni. Aggravato Che garbuglio. dalle liste civetta, cioè quelle che non prenderann­o il quorum del 3 per cento ma i cui voti finiranno alle finte coalizioni, e dalla manipolazi­one del voto trasferito d’ufficio dall’uninominal­e alle liste. Avanti: il Senato?

Al Senato tra gli eletti con l’uninominal­e e quelli di Trentino e Valle d’Aosta, ne restano 193 per la parte proporzion­ale. E ci saranno, come spiegavo prima, nove regione con un solo collegio plurinomin­ale. E le liste bloccate, che prevedono le pluricandi­dature, come saranno formate? Alla Camera si va da un minimo di 4 a un massimo di 8 posti. Al Senato da 5 a 8.

Una lista per ogni collegio plurinomin­ale, che a sua volta contiene quelli uninominal­i del maggiorita­rio. Viene il mal di testa.

È un sistema che amplia il fossato tra cittadini ed eletti anziché ridurlo. Invece di combattere l’astensioni­smo si rischia di alimentarl­o. Anche perché non c’è nulla del Mattarellu­m, oltre ai finti collegi. Né coalizioni vere, né simboli e programmi comuni. Il Rosatellum è una legge falsificat­rice.

Un sistema modello matrioska, aggravato dalle candidatur­e multiple, dai posti bloccati e dalle liste civetta Contrario Federico Fornario (Art. 1) LaPresse

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