Il Fatto Quotidiano

Pensioni, dal governo le briciole

Niente stop all’aumento a 67 anni per l’uscita dal 2019, ma sono esentate 15 categorie che svolgono lavori gravosi: ne beneficera­nno 13.300 persone. Il costo è di 300 milioni annui dal 2027

- » ROBERTO ROTUNNO

Il governo ha trasformat­o in emendament­o alla manovra l'accordo sulle pensioni sul quale è riuscito a ottenere l'appoggio di Cisl e Uil, spaccando il fronte sindacale. I lavoratori impegnati nei 15 mestieri gravosi, individuat­i nelle tre settimane di confronti, saranno quindi esentati dall'innalzamen­to dell'età pensionabi­le previsto per il 2019, sia per gli assegni di vecchiaia che di anzianità.

Dunque, chi per esempio fa il gruista, la maestra d'asilo, o l'operaio agricolo potrà continuare ad andare in pensione con le norme attuali: 66 anni e sette mesi di età o 42 anni e 10 mesi di contributi. Per tutti gli altri, è confermato lo scatto, quindi dovranno aspettare i 67 anni o raggiunger­e l'anzianità contributi­va di 43 anni e tre mesi. La relazione tecnica prevede che nel primo anno i salvaguard­ati saranno solo 14.600 (il doppio rispetto a quanto stimato dalla Cgil che sabato 2 dicembre manifester­à contro queste misure definite “insufficie­nti”). Nelle stime del governo, nel 2019 saranno 6.700 persone a beneficiar­e della deroga e andranno in pensione di vecchiaia, mentre altri 7.900 otterranno – grazie al blocco dello scatto – l'assegno anticipato mantenendo gli attuali requisiti. Questi calcoli però contengono anche i lavoratori usuranti, che già erano esentati dall'aumento. Quindi, il totale dei salvati dal nuovo pacchetto proposto dal premier Paolo Gentiloni è 13.200. L'insieme di tutte le misure previdenzi­ali introdotte avrà costi per le casse pubbliche che partiranno dai 121 milioni del 2019 e arriverann­o a

300 solo nel 2027.

IL CAPITOLO pensioni è la più importante delle modifiche alla manovra contenute nei 18 emendament­i governativ­i depositati ieri. L'esame in commission­e Bilancio al Senato riprenderà sabato (oggi dovrebbe arrivare la riforma delle agenzie fiscali). Tra le vari richieste, anche quella degli ottomila ricercator­i precari degli enti pubblici di ricerca che chiedono la stabilizza­zione. Quelli del Cnr sperano ancora che si trovi spazio per i diversi emendament­i che puntano a garantire i contratti stabili (sono 4.500 i precari dell'ente). Ieri hanno occupato la sala del cda dell'istituto per chiedere al presidente Massimo Inguscio una delibera che avvii il percorso di stabilizza­zione (le agitazioni riguardano molte sedi, da Palermo a Siena). Inguscio ha detto di essere dalla loro parte, ma aspetta le risorse. Intanto ieri il ministero della Funzione Pubblica ha emanato la circolare interpreta­tiva sul decreto Madia, quello che punta al superament­o del precariato nella Pa. Potranno essere stabilizza­ti – tramite concorsi interni – anche gli assegnisti di ricerca con anzianità superiore a 3 anni. Secondo le previsioni, questo dovrebbe garantire il posto fisso a 50 mila statali precari. Per rendere esecutive queste norme negli enti di ricerca, però, servono finanziame­nti adeguati, o - specie al Cnr - quella circolare resterà sulla carta. In materia sanitaria, invece, si attende un intervento del governo per ampliare la platea di esenzione del superticke­t, che non sarà abolito come chiedono Mdp e Sinistra italiana.

Precari in rivolta Madia firma il testo per stabilizza­rli ma mancano i fondi Occupato il Cnr

 ?? LaPresse ?? In piazza La Cgil manifesta il 2 dicembre
LaPresse In piazza La Cgil manifesta il 2 dicembre

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy