Rigopiano, 23 nuovi avvisi di garanzia: c’è anche l’ex prefetto tra gli indagati
Il 18 gennaio morirono 29 persone. Responsabilità pure della Regione Abruzzo
CI SONO ANCHE L’EX PREFETTO di Pescara Francesco Provolo e alcuni dirigenti della Regione Abruzzo tra le 23 persone raggiunte ieri da un avviso di garanzia per la vicenda dell’Hotel Rigopiano, travolto lo scorso 18 gennaio da una valanga che ha sepolto e ucciso 29 persone. Tra i reati ipotizzati dalla Procura di Pescara, guidata dal capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, ci sono quelli di omicidio e lesioni plurime colpose per tutta la catena dei soccorsi, che va dalla Prefettura al Comune di Farindola. Per gli altri indagati sono ipotizzati anche i reati di falso e abuso edilizio.
Questo l’elenco degli indagati: oltre a Provolo (trasferito a Roma poche settimane fa), ci sono il capo di Gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco, la dirigente della sala operativa della Protezione Civile Ida De Cesaris, il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e i suoi predecessori, Massimiliano Giancaterino (in carica dal 2004 al 2009) e Antonio De Vico (dal 2009 al 2014), e poi il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso, i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, il tecnico comunale Enrico Colangeli, i dirigenti della Regione Abruzzo Antonio Sorgi, Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio. E ancora, Andrea Marrone consulente della proprietà dell’hotel, i tecnici Luciano Sbaraglia, Tino Chiappino e Giuseppe Gatto, Marco Del Rosso della società titolare dell’albergo, e il comandante della Polizia provinciale Giulio Honorati. I funzionari della Regione Abruzzo sono indagati perché “sebbene incombesse su di loro” (a seguito di una delibera di Giunta e di una determina datate 2013) la responsabilità di realizzare la Carta delle valanghe per l’intero Abruzzo “non si attivavano in alcun modo nemmeno predisponendo apposite, doverose, richieste di necessari fondi da stanziare nel bilancio regionale”. Se questo documento fosse stato redatto, la località di Rigopiano sarebbe stata riconosciuta come “esposta a tale pericolo di valanghe”, e sarebbe stata decisa “l’immediata sospensione di ogni utilizzo in stagione invernale dell’albergo, fino alla realizzazione di interventi di difesa antivalanghiva della struttura, dighe di deviazione, reti, deflettori da vento, ombrelli da neve”.
Gli esponenti del Comune sono indagati perché non hanno mai preso in esame di “adottare un nuovo Piano Regolatore Generale che, laddove emanato, avrebbe di necessità individuato a Rigopiano un sito esposto a forte pericolo di valanghe sia per ragioni morfologiche che storiche”. Se così fosse stato, il Comune non avrebbe potuto rilasciare i permessi per la ristrutturazione dell’hotel.
Nell’informazione di garanzia si leggono anche le cause della morte delle 29 vittime. Asfissia, ostruzione delle vie respiratorie e compressioni del torace, violenti traumi contusivi e da schiacciamento, crash syndrome, emorragia traumatica, asfissie da valanga in presenza di basse temperature.