Sicilia Terra dei Riina. Ma soprattutto terra dei Falcone e dei Borsellino
Già liceale ho iniziato a formarmi da una scuola altra dalla Statale con il Mondo di Pannunzio, con il Punto di Vittorio Calef (ahimé, defunto troppo presto e lo avevo conosciuto), e con l’Espresso e poi Repubblica di Eugenio Scalfari. Me ne sono uscito adulto quando Montanelli si allontanò dal Corriere e fondò la Voce . Infine, dopo un lungo abbandono della “stampa” sono ritornato a una plausibile casa, poco più che settantenne, con il Fatto Quotidiano.
Ma in tutti quegli anni non avrei mai minimamente pensato di ritrovare lo Scalfari “rivoltato”, prima che dal recentissimo “renzusconismo”, antecedentemente con la presidenza doppia di Napolitano, con la constatazione che la prima tessera del Pd che, credendo di mantenere una verginità politica, ha mostrato la sua vera natura di secondo silenzioso (!) “caimano” (ho iniziato a indignarmene un po’ tardi quando costui, avendo “fondato” Omnitel, fece diventare di 58 secondi il minuto telefonico). Mi ero rassegnato a considerare Scalfari assalito da demenza senile, e gradirei sapere quale nome, pressappoco un quinquennio fa, abbia deciso di respingere il mio averlo definito tale.
Oggi non so proprio se la sua, di Scalfari, sia solo demenza senile. Che si sia ricongiunto al suo primissimo inizio?
Documentare il malaffare senza generalizzare
I maggiori opinionisti nazionali nella loro analisi del voto del 5 novembre in Sicilia concordano che nel Meridione prevalgono ancora il clientelismo e il passaparola. E come se ciò non bastasse una trasmissione andata in onda in prima serata ha mostrato scene di commercio di voti al più basso livello, in cambio di pochi spiccioli ad Acireale in provincia di Catania.
Il giornalista che ha curato il servizio ha portato a credere a una situazione diffusa e “quasi normale”. Credo che sia dovere di tutti gli onesti cittadini, e non siamo certi po- EGREGIO SIGNOR BUTTAFUOCO, ho saputo che è siciliano. Piacere, io sono bellunese. Belluno, terra di emigranti come voi. “Terroni” del Nord accomunati dalla povertà a quelli del Sud. Terra di montagna da cui un tempo si strappava qualche fazzoletto di spianata per sopravvivere. Terra di popolazioni antiche immerse nella sapida ignoranza delle loro tradizioni che vengono tuttora tramandate di generazione in generazione, terra ostile alle novità e ai cambiamenti. Tanto in comune con voi, insomma. Però, però... È una terra che non ha mai prodotto e non produrrà mai un Riina; che ignora il significato reale del termine “mafia”; una terra di gente quieta, fedele e rassegnata a uno Stato spesso sfruttatore, che non ha un concetto tribale della società, una terra al più di buoni bevitori, non di corruzione e malavita organizzata. Ebbene, mi dia un motivo per cui i cittadini di questa terra siano costretti a condividere la nazionalità con i cittadini siciliani usi da secoli al sistema “mafia”, ai calabresi assoggettati al sistema “‘ndrangheta”, ai napoletani che obbediscono al sistema “camorra” e via discorrendo. I bellunesi, timidi e schivi, sono estranei a tutto questo e, dato che questi sistemi sono una caratteristica fondamentale ormai tacitamente accettata dello Stato italiano, per questo sono di fatto stranieri.
O no? CARO EDOARDO BASSANI, grazie ma vossia mi tocca nel profondo, da siciliano non posso che capitolare di fronte alla vostra argomentazione e perciò, non sapendo né leggere e neppure scrivere, nel cercare di capire perché in Sicilia ci sono i Riina, nella stessa Sicilia chi, controbattere questa opinione.
La stragrande maggioranza delle persone non la pensa e non agisce in questo modo, che anche se alcuni vivono in condizioni di estremo disagio economico, conservano tuttavia la dignità e la volontà di esprimere liberamente il proprio voto. Chi a vari livelli trasmette e diffonde opinioni come quella a cui abbiamo accennato, danneggia non soltanto Catania e il Sud in generale ma anche coloro che vincono le elezioni in questo contesto. dove pure ci sono i Falcone e i Borsellino, mi faccio scudo col teorema di Orson Welles. Eccolo: “In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù”. Chissà che ora è, adesso, a Palermo? Mistero! Mandare in giro Fassino e rimandare in commissione la modifica dell’art. 18 per non cambiarlo è lo svelamento della malafede del Pd. Che non vuole affrontare il nodo centrale che blocca le alleanze a sinistra, cioè le tutele dei lavoratori in caso di licenziamenti arbitrari. Così, ognuno si trova da solo con la sua lettera di licenziamento in mano. No, non ci si può alleare con un Pd che ignora gli operai, i precari, i nuovi poveri giovani e vecchi. Il tentativo andava fatto, ma senza la revisione dell’art. 18 le “fassinate” sono parole al vento. Quello freddo che si sta abbattendo sugli ultimi. Mentre i ricchi sono chiusi nelle loro grandi case, di cui non pagano l’Imu.
Guadagni stratosferici per uno spettacolo mediocre
A proposito del compenso riconosciuto al conduttore Fabio Fazio, viene sempre riportata come giustificazione l’alta audience. Ebbene, se il conduttore, a seguito di quel compenso ottenuto per un la- Gentile Alberto Sinigaglia, di formazione gratuita i giornalisti hanno bisogno come il pane e quindi i corsi degli Ordini sono senz’altro benvenuti. Il pezzo voleva stigmatizzare, con un po’ d'ironia, certe scelte bizzarre. È vero, certe volte (ma non sempre) i sottotitoli dei corsi aiutano a indicare meglio i temi, perciò mi scuso di non averli citati. Altrettanto vero, però, è che a noi giornalisti viene insegnato è che il titolo è tutto, quindi forse basterebbero titoli migliori. Buon lavoro.