Il Fatto Quotidiano

“Nomina in Comune, pressioni della Procura sulla giunta di Sala”

Capo dei vigili urbani denuncia a Brescia presunti accordi per farlo saltare

- » DAVIDE MILOSA

La bufera c’è ma non si vede, protetta tra le stanze del Comune di Milano. Sul tavolo la cacciata del capo dei vigili Antonio Barbato. Scenari di collusioni mafiose decisament­e labili. Nessuna indagine a suo carico, eppure il potere politico fa quadrato. Intervengo­no comitati per la legalità ed ex magistrati di Mani Pulite. Il risultato è scontato: Barbato è costretto a lasciare il corpo. Al suo posto arriva Marco Ciacci, per anni alla polizia giudiziari­a di Piazzetta Umanitaria, l’avamposto investigat­ivo più legato alla Procura. Tutto bene quindi?

A RILEGGERE i fatti inediti successi prima e dopo che il 29 luglio scorso il Corriere della Sera e Repubblica dessero la notizia dei “colloqui pericolosi” tra Barbato e un emissario dei clan siciliani, pare proprio di no. Quello che emerge è un rapporto di sudditanza della politica milanese nei confronti della Procura. E che qualcosa non torni, lo ha compreso la stessa Procura generale che ha dato incarico alla Guardia di finanza di sentire ieri Barbato come testimone. E a quanto risulta al Fatto, il discorso è ruotato su parti- colari legati all’inchiesta sulla Piastra di Expo che vede indagato il sindaco ma soprattutt­o sulle presunte pressioni della Procura sulla giunta Sala per mettere il dottor Ciacci a capo dei vigili. Al termine del verbale, Barbato ha consegnato oltre 100 pagine di documentaz­ione. Torniamo ai giornali del 29 luglio. Barbato è messo all’angolo. Fatale l’incontro con un manager della sicurezza privata legato, secondo i pm, a Cosa Nostra. La Dda sente l’allora capo dei vigili che non sarà mai indagato. L’inchiesta riguarda infiltrazi­oni ai vertici dirigenzia­li della Lidl. L’indagine è complessa. Il 27 luglio alle 10:37, la Procura deposita la richiesta di giudizio immediato. Atto che sdogana le carte. Oltre 50 faldoni. Eppure già due giorni dopo il verbalino di Barbato è sui giornali. La tempistica escludereb­be che la fonte sia un legale. Più probabile che quella carta arrivi dalla Procura. Per questo Barbato ha già preparato un esposto che depositerà alla Procura di Brescia compe- tente per i magistrati di Milano. Il 3 agosto, poi, arriverà la decisione del Comitato per la legalità presieduto da Gherardo Colombo. Barbato lascia. La sera prima l’assessore alla Sicurezza Carmela Rozza cerca una strana mediazione.

LO FA con un messaggio WhatsApp nel quale scrive: “Colombo condivide soluzione compreso altro incarico dirig e n zi a l e ”. Barbato rifiuta, poche ore dopo sarà cacciato. L’11 agosto, Ciacci diventa capo dei vigili ( ufficialme­nte lo sarà dal 1° settembre). Succede tutto in un giorno. Nella delibera di giunta si legge che in poche ore il Comune chiede e ottiene il via libera dalla Questura e dallo stesso Ciacci. E che l’uomo, protagonis­ta dell’inchiesta sul Rubygate, stesse a cuore alla Procura lo si era capito da tempo. A quanto risulta al Fattogià in due occasioni precedenti, rappresent­anti della giunta portarono a conoscenza di Barbato i desiderata della Procura per “piazzare” Ciacci. E questo nonostante la carriera del neo comandante sia macchiata da un piccolo inciampo. Ovvero aver indagato su un pm di Milano su delega della stessa Procura. Cosa fuori dalle regole, visto che è Brescia il distretto competente per i magistrati meneghini. Succede nel 2014. L’inchiesta è a carico del pm Ferdinando Esposito accusato di aver preso soldi da un profession­ista per fargli avere incarichi in Procura, incarichi mai ricoperti. Il 12 febbraio l’esposto solleva il caso. La dottoressa Boccassini lo trasmette all’allora procurator­e Bruti Liberati, che le chiede di approfondi­re. La delega arriva a Ciacci lo stesso giorno. Il 18 la sua prima nota. Un inciampo, passato sotto traccia, che evidenzia i forti legami tra la Procura e il nuovo capo dei vigili di Milano.

Il caso Interrogat­o, ha risposto a domande sulla Piastra Expo, per cui è indagato il sindaco del Pd Stai sbagliando, pensaci ancora un attimo. Gherardo Colombo condivide soluzione compreso altro incarico dirigenzia­le CARMELA

ROZZA

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Nuovo corso Il sindaco Sala con il neo capo dei “ghisa” Marco Ciacci LaPresse
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