Il Fatto Quotidiano

Cocco di Renzi indagato “Scambiò sesso e fondi”

I centristi vogliono più seggi: il patto coi dem non è ancora chius0

- MILOSA

Nonostante

gli incontri con Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato, l’accordo col Pd ancora non è chiuso. Angelino Alfano sta ancora trattando sul numero dei collegi uninominal­i che Ap potrà ottenere da un’intesa politica con il partito di Renzi. I dem nei giorni scorsi hanno messo sul tavolo una proposta di accordo, che però ancora non soddisfa i centristi.

POI, NATURALMEN­TE, ci sono anche i punti programmat­ici. Così, nel giorno in cui Ap doveva decidere sulle alleanze elettorali, c’è un nuovo rinvio. Dopo la conferenza programmat­ica di due settimane fa, infatti, ieri la direzione del partito (dopo 7 ore e 44 interventi) ha dato un mandato ancora per una settimana a Maurizio Lupi e Antonio Gentile “per approfondi­re se ci sono le condizioni per continuare l’alleanza col Pd” che li ha visti al governo insieme negli ultimi quattro anni.

L’alternativ­a è andare da soli, magari tentando di aggregare un polo di centro. E Lupi fa l’elenco dei centristi che ha incontrato in questi giorni: Casini, Cesa, Fitto e Stefano Parisi. Un po’ di qua e un po’ di là, insomma.

Il fatto surreale è che da queste parti si vota anche per decidere i rinvii. Così la mozione che dà mandato di esplorazio­ne a Lupi è stata approvata con 61 voti a favore e 3 contrari. Per il no si sono espressi Roberto Formigoni, Raffaello Vignali e Gabriele Albertini, tutti dati in uscita se si chiuderà l’alleanza con il Pd, come pure il consiglier­e regionale lombardo Alessandro Colucci. “La strada è quella di andare da soli. Oggi (ieri, ndr) dovevamo decidere, il rinvio è una perdita di tempo”, spiega Formigoni. Il quale, in realtà, vorrebbe tornare con Forza Italia. “L’esperienza coi dem è finita. Torniamo con Berlusconi e arginiamo Fdi e Lega”, diceva l’ex governator­e ieri su Libero . L’alleanza con centrodest­ra, però, non è più un’opzione prati- cabile. “Sono loro a porre dei veti e noi non andiamo con il cappello in mano da nessuno”, osserva Lupi. Che, se fino a qualche mese fa guardava con speranza a Fi, ora sa che quella porta è chiusa.

I collegi, dunque. Ma non solo. “L’ultimo sondaggio Ipsos ci dà al 2,8%”, rivela il coordinato­re Lupi. Posto che raggiunga il 3% (cosa per nulla scontata), secondo i calcoli che si fanno in questi giorni, Ap potrebbe arrivare a 10 deputati e 6 senatori. Numeri assai diversi dall’attuale truppa parlamenta­re, che conta 22 deputati e 24 senatori, frutto però dei voti ottenuti come Pdl nel 2013, prima della scissione da Berlusconi.

PER AVEREpiù forza nel Palazzo è fondamenta­le portare a casa un accordo soddisface­nte sui collegi uninominal­i col Pd. Ma il rinvio serve anche ad avere più tempo per tentare di trattenere chi, tra i portatori di voti, pensa di andarsene. “Se andassimo da soli, con i nostri voti faremmo perdere i moderati e vincere i populisti nei collegi in bilico. Il Pd per vincere ha bisogno di noi”, sottolinea Beatrice Lorenzin. “Se staremo col Pd però avremo il nostro candidato premier, non voteremo il loro”, avverte Alfano. Poi ci sono i contenuti. E alcuni, come bonus bebè e no a ius soli e biotestame­nto, saranno già in campo in questo finale di legislatur­a.

La strada è quella di andare da soli. Oggi dovevamo decidere, il rinvio è una perdita di tempo Torniamo con Silvio e arginiamo Salvini

ROBERTO FORMIGONI

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Ansa Scisso Angelino Alfano

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