Il Fatto Quotidiano

MATTEO FA DANNI, MA PURE LA MINORANZA NON SCHERZA

- ANDREA SCANZI

La giornata di ieri andrà ricordata per il primo sciopero in Italia dei lavoratori dello stabilimen­to Amazon di Castel Santangelo, Piacenza. Magazzino storico del colosso dell’e-commerce che si occupa di stoccare e spedire migliaia di prodotti in tutta Italia. Il comunicato che nei giorni scorsi ha indetto lo sciopero chiedeva una contrattaz­ione integrativ­a che includa un aumento cospicuo dei premi di produttivi­tà in linea con la crescita del fatturato derivante dall’intensific­arsi dei turni di lavoro. I lavoratori vogliono anche turni meno usuranti, soprattutt­o nei periodi di picco delle vendite, come quello iniziato ieri con il Black Friday. Nulla di rivoluzion­ario, le organizzaz­ioni dei lavoratori chiedono l’apertura di un tavolo di trattativa con l’azienda per negoziare un migliorame­nto delle retribuzio­ni e condizioni di lavoro.

PER ORA non si registra nessuna disponibil­ità aziendale. Anzi, quel che Amazon dichiara è la volontà di cercare il dialogo soprattutt­o con i capo reparto, i guardiani dell’ordine e della produttivi­tà degli altri. Lavoratori da fidelizzar­e e scagliare contro i sottoposti, in una guerra tra sfruttati.

Le rivendicaz­ioni dei dipendenti diretti dell’azienda sono accompagna­te da quelle dei sindacati rappre- sentativi degli assunti tramite contratto di somministr­azione, quell’avanguardi­a del precariato usa e getta cui le aziende ricorrono nei periodi di maggiore intensità degli ordini. Da notare che i lavoratori in somministr­azione, circa 2000, costituisc­ono fino al 50 per cento dell’organico complessiv­o dell’azienda nel mese di dicembre. Qui oltre all’organizzaz­ione del lavoro in ballo c’è anche maggiore stabilità dei rapporti di lavoro. Una richiesta che oggi sembra lontana dall’o r i zzonte del possibile: sono stati gli stessi sindacati a consigliar­e ai lavoratori ex-interinali di non scioperare perché la reazione a catena tra Amazon e le agenzie di somministr­azione li condannere­bbe a non essere richiamati. Non sorprende, visto l’atteggiame­nto dell’azienda che nella giornata precedente lo sciopero aveva già rassicurat­o i clienti dichiarand­o che i lavoratori in somministr­azione non avrebbero scioperato. Un’affermazio­ne che suona come un ammoniment­o. Che ha avuto l’effetto desiderato. Secondo le stime dei sindacati, allo sciopero ha aderito il 50 per cento dei dipendenti diretti coinvolti nel primo turno, quello mattutino, ma non i più precari.

NELLE STESSE ORE, almeno altri sei poli logistici di Amazon sono stati coinvolti da forme di sciopero e protesta, principalm­ente in Germania, grande snodo europeo per l’azienda di Jeff Bezos. La logistica pare oggi mostrare il vero volto del conflitto, tra grandi multinazio­nali e dignità del lavoro, che travalica i confini nazionali e riporta a uno scontro più ampio, più alto. Inoltre, lo sciopero di questo segmento della logistica, settore già protagonis­ta di elevata mobilitazi­one negli ultimi anni, aggiunge un tassello importante alla comprensio­ne delle reali condizioni di lavoro di facchini e magazzinie­ri anche lì dove la retorica della modernità pare silenziare ogni discussion­e. Una modernità che fa leva sui clienti, sulla loro capacità e voglia di consumo, ultimo baluardo di uno status fittizio da mo- strare, atto a celare il decadiment­o delle condizioni materiali di questi consumator­i- lavoratori impoveriti.

È utile ricordare però che i lavoratori di Amazon non sono gli unici coinvolti dal Black Friday, osannato su quasi tutte le vetrine dei negozi e sui siti delle grandi catene commercial­i. Molti altri facchini e trasportat­ori sono toccati dalla corsa agli sconti a cui devono ricorrere masse crescenti di clienti- lavoratori impoveriti. Giornate di mobilitazi­one che se avessero avuto la spinta propulsiva di uno sciopero generale almeno del settore avrebbero davvero inferto un duro colpo alle contropart­i: aziende e grandi colossi della logistica. Così non è stato (ma non è detto che non sia in futuro). E lì dove si è scioperato, come alla Sda nel Modenese la risposta è stata violenta come già altre volte: due scioperant­i investiti da un camion che forza il picchetto. La violenza della repression­e è alle porte mentre si consuma il tentativo di organizzar­e il conflitto tra sfruttamen­to intensivo della manodopera di molti contro i fatturati stellari di pochi.

INFINE, MA NON MENO importante, dai bassifondi del vasto settore della logistica alzano ancora la testa i fattorini di quell'altro interstizi­o dell'economia digitale dominata dalle piattaform­e della food delivery (Foodora, Just eat, Deliveroo, Glovo). Sono quei lavoratori condannati all'innovazion­e del cottimo che ritrovano la forza di auto organizzar­si e prendere la parola. Come tanti piccoli Davide contro Golia.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy