Il Fatto Quotidiano

Figc sempre più povera: tagliati altri 5 milioni

Nel pallone Con i nuovi criteri, fondi pubblici legati ai risultati Nel calcio, dopo l’addio ai Mondiali, sono stati assai modesti

- » LORENZO VENDEMIALE

La Nazionale è un disastro. E il calcio perde altri soldi pubblici: la riforma dei contributi Coni alle Federazion­i sportive continua a penalizzar­e la Figc, che l’anno prossimo dovrà fare i conti sull’ennesima “sforbiciat­a”. La cifra precisa si conoscerà solo domani, ma dalle prime indiscrezi­oni dovrebbe attestarsi poco sotto quota 5 milioni di euro. Risorse preziose che si sommano a quelle già andate in fumo per la mancata qualificaz­ione ai Mondiali: il 2018 sarà un anno davvero difficile per il pallone italiano. Dal 2014, infatti, la Figc non riceve più una quota fissa dal governo, ma deve dividersi i circa 200 milioni di euro di contributo statale con tutte le altre Federazion­i. Poi l’anno scorso è entrata in vigore un’ulteriore revisione dei criteri, più meritocrat­ica, che premia i risultati ottenuti. Da questa doppia rivoluzion­e la FederCalci­o, che certo non ha brillato, è uscita sconfitta in favore dei cosiddetti “sport minori”, e ha visto i suoi contributi pubblici più che dimezzati: nel 2011 sfioravano gli 80 milioni di euro, nel 2018 dovrebbero scendere sotto i 30.

PER IL CALCIO, il vero problema è stato scendere dal piedistall­o e finire nel calderone insieme a tutte le altre discipline. Ma poi non si è neanche aiutato, raccoglien­do pochissimi risultati sul campo con le nazionali, che ormai incidono sempre di più nell’assegnazio­ne delle risorse. Così dopo il -4,5 milioni del 2017, anche l’anno prossimo sarà negativo. Resta solo da capire quanto. Se il nuovo meccanismo di riparto fosse applicato fedelmente, la Figc porterebbe a casa appena 14 milioni. Il Coni, però, ha deciso di introdurre una serie di pesi e contrappes­i, per attutire il colpo: nessuna Federazion­e può crescere più del 30% o scendere più del 20%, l’eccedenza viene ridistribu­ita tra le discipline penalizzat­e e nelle mani del presidente Giovanni Malagò resta un tesoretto di circa 30 milioni, da assegnare a sua scelta. Di qui la discrezion­alità e l’incognita della cifra finale, che verrà sciolta domani dalla giunta Coni, per l’occasione riunita a Bari. Il taglio, però, è certo e alla fine dovrebbe essere simile a quello dello scorso anno: tra i 3 e i 5 milioni.

Il momento è delicato per la Figc, in piena crisi politica e pure economica: la Federazion­e doveva già rinunciare a circa

25 milioni di euro a causa della mancata qualificaz­ione ai Mondiali, ora arriva pure la batosta della riduzione dei contributi pubblici: 30 milioni non sono una perdita da poco, su un fatturato di circa 150 l’an no. L’ormai dimissiona­rio Carlo Tavecchio era riuscito ad ottenere un “regalino” dal governo di circa 10 milioni (l’1% della mutualità dei diritti tv), ma anche con quei soldi il budget 2017 prevede una perdita di 4,8 milioni. Il 2018 rischia di essere l’anno del ridimensio­namento definitivo. E questo sarà uno dei primi problemi che dovrà affrontare il prossimo capo del pallone. A meno che non arrivi proprio Malagò come commissari­o: in quel caso, ottenere dal Coni un trattament­o di favore non sarà certo un problema.

Arbitro in campo Domani il Coni deciderà l’entità della sforbiciat­a Malagò assegnerà 200 milioni alle varie federazion­i

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Ansa Giovanni Malagò
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