Diritti tv, si rischia la nuova apocalisse
Dopo l’Apocalisse 1 (Italia fuori dai Mondiali 2018), l’Apocalisse 2. Dove per evento catastrofico s’intende la possibile, temuta sparizione dei soldi dei diritti tv, quelli che da sempre tengono in piedi il malandato baraccone del calcio di casa nostra. Mentre per le esequie del Sommo Pontefice Tavecchio tutto è ancora da decidere, a cominciare da loculo e sacerdoti, un piccolo passo indietro è necessario per raccontare quel che bolle in pentola (nel silenzio dei più) sullo scabroso tema dei soldi televisivi. Il 26 maggio scorso la Lega di serie A, nell’intento di anticipare l’asta-Uefa dei diritti Champions, emette in gran fretta il bando per i diritti del triennio 2018-2021. L’obiettivo è il raggiungimento di quota 1 miliardo (incasso precedente: 943 milioni), ma quando a giugno si aprono le buste, a tutti vengono i sudori freddi: Mediaset e Tim non hanno presentato alcuna offerta, Sky ha scritto in busta 440 milioni per i due pacchetti satellite e digitale (il primo con base d’asta 400), Perform 50 per i diritti web (base d’asta 100). Totale offerte: 490 milioni, meno della del preventivato. Il bando viene annullato. “Le offerte non rappresentano il valore reale del calcio italiano”, spiega Tavecchio. Si rimanda a fine anno. La speranza è che Mediaset, in pieno contenzioso con Vivendi per la ces- sione poi abortita di Premium, raggiunga un accordo con i francesi e torni competitiva. Ma De Siervo, Ad di Infront, l’advisor della Lega, dichiara: “Se non andasse in porto il polo Vivendi-Telecom-Mediaset, il canale della Lega sarebbe l’unica ipotesi possibile”. Lega Channel.
SONO PASSATI SEI MESI, poco è cambiato sul fronte Mediaset-Vivendi, l’Italia si è fatta eliminare dal mondiale deprimendo ulteriormente il movimento e abbattendo il valore dei diritti-tv: e in questa situazione oggi la Lega si riunirà, tra le altre cose, per discutere e votare il nuovo bando, dopodiché entro il 15 dicembre ci sarà l’apertura delle buste. Ebbene: nessuno lo dice, ma con Mediaset sempre più decisa a uscire dal business-calcio gravata da una perdita di 375 milioni e con Sky e Rai impegnate a prendere accordi sull’acquisto di Champions League (già avvenuto) e Mondiali 2018, con ipotesi di scambi di partite, il flop del secondo bando si staglia minaccioso un po’ come l’iceberg davanti al Titanic. Lo conferma l’inserimento nel bando di un cosiddetto Piano B, il progetto “Lega Channel”, la tivù fatta in casa dalla Lega, una specie di Sarchiapone, un’entità spaventevole e immaginaria evocata ogni volta che Sky e Mediaset provano a fare il braccino corto. In realtà, per realizzare la tv della Lega (con relativo rischio d’impresa), che userebbe Sky e Mediaset come taxi per arrivare agli abbonati, occorre trovare prima sia un partner industriale (Discovery?) sia un partner finanziario (JP Morgan? Merrill Linch?). Dopodiché, messa in piedi una redazione pescando tra i professionisti di Sky e Premium, nominato un direttore e stabilito che il numero di abbonati da raggiungere è 4,3 - 4,5 milioni (Premium oggi ne conta la metà), bisognerebbe trovare un accordo con tutti i soggetti in campo sulla spartizione degli utili. Secondo il piano, alla piattaforma d’appoggio (Sky, Mediaset) andrebbe il 15%, a Infront il 18 e il restante 67% sarebbe diviso tra Lega, Discovery e la banca finanziatrice. Domanda: secondo voi succederà? Come diceva quello: campa cavallo che l’erba cresce.