Una moglie può non sapere, ma a volte è meglio tacere
La domanda l’ha provocata Claudia Zanella, moglie di Fausto Brizzi, che ha scelto di fare una strategica uscita pubblica per difendere il marito dalle accuse di molestie, derubricate da lei a “voci” senza nessun fondamento. A quel punto è stato istintivo chiedersi, in generale: ma una moglie lo sa? Può cioè accadere che un regista, o un altro uomo di potere, costringa alcune attrici ad avere rapporti o comunque le metta in situazione di pesante imbarazzo senza che la consorte si accorga di nulla? La risposta è positiva. Perché è certamente possibile non rendersi conto che un coniuge tradisca, o prenda mazzette al lavoro, o magari sniffi quando non visto. Figuriamoci invitare delle donne a spogliarsi nel proprio studio privato.
IL PROBLEMA nasce semmai quando le testimonianze cominciano a uscire e l’imbarazzo a crescere. È facile immaginare le pressioni dell’accusato perché la propria compagna intervenga a sua difesa – una voce femminile fa gioco – così come è facile immaginare la paura, diciamo pure il panico, di lei rispetto alla possibile perdita di lavoro del marito, e dunque del suo benessere economico e di quello dei figli. Eppure non c’è dubbio: nel caso di accuse gravi, per quanto non provate, il silenzio è scelta più dignitosa di una forzata intervista pubblica. Se poi le accuse fossero addirittura dimostrate, ancora più opportuna sarebbe una presa di distanza. Non tutte hanno il coraggio di scrivere una lettera potente come quella di Veronica Lario – “le vergini offerte al drago” – e chiedere il divorzio, ma a tutte è concessa la possibilità di non girare la testa dall’altra parte di fronte a donne che sono in qualche modo vittime. Non farlo significa schierarsi dalla parte della conservazione, essere conniventi con lo status quo. Che in quanto tale, e nel caso delle molestie in particolare, è sempre una forma di violenza.