“Sulle spalle dei giganti”, Eco in un frammento esemplare
Raccolto e pubblicati i discorsi tenuti dal professore alla Milanesiana
Quando ho ricevuto il volume di Umberto Eco Sulla spalle dei giganti, da “La nave di Teseo” (la casa editrice di cui faccio parte, fondata insieme con Eco per non entrare nelle scuderie di Berlusconi) confesso che, per prima cosa, ho cercato la dedica, che era sempre una caricatura e una scritta in pennarello a piena pagina.
Questa volta la dedica non c’era, ma c’è il libro, che è due volte merito della DG di “Teseo”, Elisabetta Sgarbi. Perchè in questo volume sono collezionate in sequenza le conversazioni di Eco alla Milanesiana, il poderoso evento letterario e multimediale creato dalla Sgarbi, che porta il mondo della cultura contemporanea a Milano e in Italia. E anche perchè il montaggio di pezzi unici di realtà di questo volume permettono di incontrare Umberto Eco quando dice a braccio ciò che ha scritto e verificato con la sua meticolosità di monaco, e l’irruenza dell’esploratore che torna, deve condividere subito e accetta il rischio dello stupore interdetto pur di non nascondere un solo dettaglio di ciò che ha saputo, trovato, scoperto ed è deciso a comunicare. Una vena, che affiora appena, di tolleranza degli scettici e di stupore dei sorpresi, rende semplice e pacato l’evento della comunicazione di ciò che al- trimenti suona, sin dalla prima frase, pura provocazione. Prendete i due capitoli, “Dire il falso, mentire, falsificare” e“Il Complotto”. Sono sempre stati (l’uno o l’altro) argomenti grandi e tipici delle sue conversazioni, delle sue lezioni, dei suoi articoli, dei trattati, dei suoi romanzi. A Eco non interessa mettere con le spalle al muro del senso e del buon senso i suoi naturali avversari, media, sceneggiatori, romanzieri e politologi. La sua strategia di discussione è depositare alla porta dei praticanti del falso (la creazione del falso, la denuncia del falso) alcuni bagagli di cui si erano liberati. E alla porta dei complottisti (il complotto come creazione, il complotto come spiegazione) i posti di blocco di logica e di verifica a cui diventa difficile sfuggire. La narrazione ha la qualità delle grandi lezioni che i suoi allievi rimpiangono. E hanno quello stile di arringa a maglie strette in cui è tipico affrontare per primi, e smontare, gli argomenti avversari, evitando compiacimento e arroganza, e anzi mostrando comprensione per l’errore degli altri. In questo libro c’è un frammento esemplare di Eco. Non compensa il vuoto, ma ti riporta ai giorni e alle occasione creative in cui Eco parlava, paziente e perentorio, alle migliaia di persone della Milanesiana.