Rigopiano, il presidente era preoccupato solo per sé: “È competenza mia, tutto qua”
C’È UNA FRASE: “La preoccupazione mia è che quello è un lavoro che è di mia competenza, tutto qua”. Una frase che dall’inchiesta della Procura di Pescara piomba sul presidente della Provincia Antonio Di Marco, inchiodandolo alle sue responsabilità e al fatto che da subito, al contrario di quanto dichiarato pubblicamente in quei giorni, ha avuto contezza di aver commesso errori e negligenze. È lo stesso Di Marco a non aver ricevuto la sorella del titolare dell’albergo, accorsa in Provincia per chiedere di inviare i soccorsi al Rigopiano, prima che la valanga spazzasse la struttura seppellendo 29 persone. A strage avvenuta, Di Marco (indagato insieme ad altri 22 per omicidio colposo plurimo e disastro colposo) riceve la notizia nel suo ufficio e cambia atteggiamento. Sono le 19.56 del 18 gennaio, la slavina ha travolto l’hotel da circa tre ore, quando Antonello Langiu, segretario della Provincia di Pescara, chiama Paolo D’Incecco (tra gli indagati), responsabile della viabilità e dei mezzi spazzaneve e lo avvisa della strage. Nella conversazione interviene anche Di Marco, che si trova con Langiu e che non nasconde la sua preoccupazione riguardo alle responsabilità.
Dice Langiu a D’Incecco: “Ehi... hai saputo dell’Hotel Rigopiano, si?”. “No, che è successo?”. “Eh, è crollato sotto a una valanga! Dodici morti!”. “Mannaggia la miseria”. “Antonio ti voleva parlare un attimo, sta al cellulare... un casino non da poco questo”. “Mannaggia la madosca”. “Te lo passo che ha chiuso, aspetta un attimo...”. E Di Marco a D’Incecco: “Paolo...”. “Eh, dimmi...”. “Qua, è arrivata sta notizia abbastanza drammatica”. “...fregati...” (espressione tipica abruzzese per indicare stupore e sconcerto). “Quindi... è un problema molto serio!”, afferma Di Marco. “Eh... un problema serissimo...”, gli fa eco il dirigente. E ancora il presidente della Provincia: “Molto, molto serio. Tra l’altro la turbina che avevamo concordato che andava a Farindola non è mai andata a Farindola e non ho capito cosa ha cambiato di programma l’Anas, e sta andando a Villa Celiera dove anche lì è crollata una casa con due anziani che sono saliti al primo piano, si sono salvati per miracolo, però la neve addosso il freddo, insomma un macello! Ma la cosa terribile è questa cosa di Rigopiano perché là ci sono dodici persone. S’è salvato solo quello che ha dato la notizia”. “Sta valanga da dove è venuta?”. “Ma che ne so, ma che ne so, se è stato il terremoto come ha staccato, capito, con la forza della scossa”. “Può essere”. E Di Marco ammette: “Non ci sta altro... io la preoccupazione mia è che quello è un lavoro che è di mia competenza, tutto qua”. E D’Incecco lo rassicura: “Vabbè, ma di tua competenza... la valanga, che gli puoi fare alla valanga?”.
Secondo una Perizia della Procura oggi sappiamo che il Rigopiano avrebbe dovuto essere evacuato due giorni prima, ma in quelle drammatiche ore nella Provincia di Pescara alle vittime non va neppure il primo pensiero, vince la paura per se stessi, “tutto qua”.