Il Fatto Quotidiano

L’Europa parla, la Cina compra tutta l’Africa rapita dagli yuan

Il regime comunista scambia infrastrut­ture per materie prime: e silenzio sui diritti umani

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Nel giorno del vertice Europa-Africa di Abidjan, con la promessa dei capi di Stato e di governo europei di rimettere l’Africa al centro degli interessi del Vecchio continente, risulta ancora più evidente che negli ultimi anni solo la Cina ha avuto una visione per questo continente, mentre anche gli Usa sembrano essere in ritirata.

Nella sua espansione globale, Pechino non agisce certo da benefattor­e: il continente rappresent­a per la Cina una fonte ricchissim­a di materie prime ( petrolio in N i g e r ia , Angola e Su d a n ; rame in Congo e Zambia; uranio in Tanzania e Namib i a), un enorme mercato, dalla demografia in crescita, verso cui esportare e anche una sorta di laboratori­o di idee per “sperimenta­re differenti soluzioni in un ambiente a basso rischio”, come ha indicato il giornalist­a americano Howard French nel suo libro Chi na’s Second Continent (2014), in cui descrive la costruzion­e del nuovo impero africano da parte di un milione di imprendito­ri cinesi. Inoltre, alle infrastrut­ture – porti, ferrovie, dighe – già realizzate o progettate, segue l’influenza geopolitic­a lungo le linee della strategia lanciato dal presidente Xi Jinping: la Nuova via della Seta, ovvero la strada cinese verso l’Occidente.

CIFRE DEGLI INVESTIMEN­TI Dal 2000 al 2015, gli investimen­ti di Pechino verso il continente africano sono passati da meno di 10 miliardi a oltre 220 miliardi di dollari, anche se negli ultimi anni hanno subito un calo dovuto alla diminuzion­e dei prezzi delle materie prime. (Fonte: China Africa Research In i t ia t i v e de l l a

John Hopkins University, Washington). Le principali destinazio­ni del l’istituto di credito pubblico cinese ( Eximbank) a sostegno degli investimen­ti sono: EtiopiaeAn­gola( oltre 10 mld), Kenya (10 mld), seguiti da Sudan, Camerun e Congo , anche se le somme maggiori vanno verso Egitto (24 mld) e Nigeria (6 mld).

Al 2015 le miniere o industria estrattiva e le costruzion­i sono in testa con oltre 25 miliardi di dollari, la manifattur­a e la finanza seguono con rispettiva­mente 15 e 10 miliardi, ricerca scientific­a e servizi tecnologic­i a poco meno di 5 miliardi (dati elaborati da Financial Times). Secondo stime del Fondo Monetario Internazio­nale (Fmi) il totale del commercio con gli Stati africani è stato nel 2017 tre vol-

Pacieri gialli Hanno anche il contingent­e di Caschi blu più numeroso

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