L’emendamento del Pd trasforma il Delta del Po in parco fantasma
A GUARDARLO dal lato del Pd si celebra la nascita di un nuovo parco naturalistico. Dalla prospettiva di 21 associazioni ambientaliste, dal Wwf Italia a Greenpeace, Lipu e Legambiente, si tratta invece di un “parco fantasma”. Ieri, in Commissione bilancio al Senato è stato dato il via libera a un emendamento alla manovra che prevede l’istituzione del parco del Delta del Po senza però darne una specifica definizione. Unica certezza: non sarà un parco nazionale, come auspicato dagli ambientalisti e come previsto dalla legge quadro nazionale sulle aree protette (la 394 del 1991) in cui, oltretutto, lo si prevede nei casi, come questo, in cui manca l’intesa tra le Regioni interessate. Il che significa meno tutele e anche meno soldi. Nel dettaglio, il parco nazionale del Delta del Po era da 30 anni nella legge ma non è mai stato realizzato perché le due regioni coinvolte, Veneto ed Emilia Romagna, non hanno dialogato né si sono mai venute in contro sulla gestione comune. L’obiettivo dei firmatari, primo tra tutti il dem Massimo Caleo che aveva già provato a introdurre la modifica nella riforma dei Parchi ormai arenata in parlamento, è quindi creare un ente ibrido, interregionale. E per accelerare l’iter, l‘emendamento è finito in manovra. Il problema è che il testo non dà alcuna definizione del tipo di parco che nasce. Dovranno essere le Regioni e il ministero a definirne modalità e caratteristiche in un secondo momento. Con il rischio di deroghe e concessioni. “Nasce un parco, quindi, senza una forma di gestione unitaria e una mission chiara – spiegano le associazioni – che non supera i limiti attuali dei due parchi regionali esistenti, incapaci di garantire in questi decenni un’efficace tutela dell’ambiente e la meritata valorizzazione culturale. Un parco di cui né il Paese, né gli stessi enti locali e cittadini delle aree interessate, hanno bisogno”.