Irruzione degli skinhead nell’associazione pro migranti Proclama e denunce Digos
TESTERASATE, bomber neri e modalità squadriste, almeno per quanto possibile a volto coperto. Sono entrati senza usare violenza, martedì sera, nel Chiostrino di Sant’Eufemia a Como dove si teneva la riunione di “Como senza frontiere”, una rete di solidarietà con i migranti che da anni transitano per la città lariana perché diretti in Svizzera, cui aderiscono tra gli altri Arci, Acli, Cgil e gruppi di sinistra e del volontariato. Erano tredici militanti del Veneto Fronte Skineads (Vfs). Hanno letteralmente circondato i partecipanti all’incontro e hanno letto un proclama contro gli stranieri, la presunta “invasione”, la “sostituzione” del popolo europeo con dei “non popoli”, i
“soloni dell’immigrazionismo a ogni costo” e la “logica schiavista”. Riferimenti alla difesa della patria ma anche ai “diritti dei lavoratori” e alla libertà d’espressione tutelata dalla Costituzione. Gli attivisti presenti, una decina tra i quali diverse donne, hanno ascoltato la lettura del volantino impietriti. Uno di loro ha girato un video che poi è stato diffuso dall’associazione Baobab Experience di Roma e ha avuto subito larga diffusione su Internet. Alla fine gli skin veneti se ne sono andati da dove erano entrati: “Continuate pure a discutere di come rovinare la vostra patria e la vostra città”. A un’attivista che ha detto loro: “Abbiamo rispettato voi, fate lo stesso”, uno dei neofascisti ha replicato: “Per voi nessun rispetto”.
La Digos di Como ha acquisito il filmato e ha fatto sapere ieri che i primi quattro sono già stati identificati, sono legati ad ambienti di ultras del calcio e saranno denunciati per violenza privata. Numerose le reazioni dall’Anpi alla Cgil, attese interrogazioni al ministro dell’Interno Marco Minniti. Il Veneto fronte skinheads, che ha sede nel Vicentino, ha colto l’occasione per uscire dall’anonimato in cui è caduto da decenni con la crescita di Forza Nuova e soprattutto di CasaPound. Il suo presidente nega qualsiasi violenza e ricorda che la riunione era “pubblicizzata su Facebook”.