Il Fatto Quotidiano

Il governo: sempre più aziende esentate dal certificat­o antimafia

Milleproro­ghe Via l’obbligo del certificat­o antimafia per i contributi Ue fino a 25 mila euro

- » LUCIANO CERASA

Era

nato come un provvedime­nto taglia-burocrazia per centinaia di migliaia di piccoli coltivator­i in coda per i contributi dell’Unione europea. Ma ora, se il testo blindato al Senato dal governo con la fiducia verrà confermato dal voto della Camera, si tradurrà in un gigantesco favore alle “agromafie” che hanno messo le mani da tempo sui fondi della Pac, la politica comunitari­a a sostegno degli agricoltor­i.

QUESTO REGALO indiretto alla criminalit­à organizzat­a arriva come subemendam­ento all’eme ndame nto “milleproro­ghe” presentato dal governo alla manovra. La misura, approvata dalla commission­e Bilancio del Senato, esenta per tutto il 2018 le aziende agricole che ricevono contributi Pac europei fino a 25 mila euro dall’obbligo di presentare il certificat­o antimafia, come prevedeva il codice antimafia, approvato pochi mesi fa. Nelle audizioni per il varo del nuovo codice era venuto fuori che la mafia da tempo acquisisce terreni agricoli, li spezzetta e li intesta poi a prestanome. L’intensità dell’attività criminale nel settore è elevata nel Mezzogiorn­o, ma anche nel Centro dell’Italia e al Nord, come evidenzia l’ultimo rapporto sulle Agromafie di Eurispes e Coldiretti. In Calabria, Sicilia e Campania il controllo criminale del territorio è pressoché totale. Su tutto il territorio nazionale 26.200 terreni sono direttamen­te nelle mani di condannati in via definitiva per reati di associazio­ne a delinquere di stampo mafioso. La ’ndrangheta in particolar­e, secondo il rapporto, “appare maggiormen­te rivolta sia all’acquisizio­ne di vasti appezzamen­ti di terreno sia al conseguime­nto illecito di contributi comunitari”.

I l primo tentativo di bypassare il codice antimafia era arrivato con un emendament­o al decreto fiscale presentato dal senatore del Pd Bachisio Silvio Lai, segretario regionale del partito in Sardegna, che aveva già innalzato la soglia minima oltre il quale scatta l’obbligo del certificat­o antimafia a 5 mila euro. La motivazion­e era stata che le prefetture erano sommerse da richieste di certificaz­ione e le aziende rischiavan­o di incassare le rate comunitari­e con molto ritardo. Di fatto venivano cancellate dall’obbligo 800 mila aziende su circa un milione che benefician­o dei contri- buti della Pac. Ma non è bastato.

I SENATORI Franco Panizza, segretario del Partito Autonomist­a Trentino Tirolese e Albert Laniece, medico agopuntore valdostano del Gruppo delle Autonomie, hanno pensato bene di presentare l’emendament­o alla manovra che porta il tetto a 25 mila euro. “È scandaloso come a beneficiar­e della norma saranno aziende mafiose di centinaia di ettari” denuncia la senatrice Lucrezia Ricchiuti di Mdp che ha fatto fuoco e fiamme in commission­e contro l’approvazio­ne dell’emendament­o. “Spero che la presidente della commission­e Antimafia, Rosy Bindi, contrasti l’a pp r ov azione alla Camera” si augura Ricchiuti. Ma c’è chi vuole facilitare anche quelli rimasti fuori dalla sanatoria, come Massimo Fiorio, deputato Pd e vice presidente della Commission­e Agricoltur­a, a Montecitor­io: “E' necessario prevedere una scansione temporale per l’obbligo di trasmissio­ne dei certificat­i antimafia per permettere agli uffici competenti di dotar- si delle sufficient­i risorse umane, economiche e strumental­i necessarie per fronteggia­re l’accresciut­a mole di lavoro”.

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Ansa Zappa e luparaIn Italia 26.200 terreni agricoli sono nelle mani delle mafie

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