Il governo: sempre più aziende esentate dal certificato antimafia
Milleproroghe Via l’obbligo del certificato antimafia per i contributi Ue fino a 25 mila euro
Era
nato come un provvedimento taglia-burocrazia per centinaia di migliaia di piccoli coltivatori in coda per i contributi dell’Unione europea. Ma ora, se il testo blindato al Senato dal governo con la fiducia verrà confermato dal voto della Camera, si tradurrà in un gigantesco favore alle “agromafie” che hanno messo le mani da tempo sui fondi della Pac, la politica comunitaria a sostegno degli agricoltori.
QUESTO REGALO indiretto alla criminalità organizzata arriva come subemendamento all’eme ndame nto “milleproroghe” presentato dal governo alla manovra. La misura, approvata dalla commissione Bilancio del Senato, esenta per tutto il 2018 le aziende agricole che ricevono contributi Pac europei fino a 25 mila euro dall’obbligo di presentare il certificato antimafia, come prevedeva il codice antimafia, approvato pochi mesi fa. Nelle audizioni per il varo del nuovo codice era venuto fuori che la mafia da tempo acquisisce terreni agricoli, li spezzetta e li intesta poi a prestanome. L’intensità dell’attività criminale nel settore è elevata nel Mezzogiorno, ma anche nel Centro dell’Italia e al Nord, come evidenzia l’ultimo rapporto sulle Agromafie di Eurispes e Coldiretti. In Calabria, Sicilia e Campania il controllo criminale del territorio è pressoché totale. Su tutto il territorio nazionale 26.200 terreni sono direttamente nelle mani di condannati in via definitiva per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso. La ’ndrangheta in particolare, secondo il rapporto, “appare maggiormente rivolta sia all’acquisizione di vasti appezzamenti di terreno sia al conseguimento illecito di contributi comunitari”.
I l primo tentativo di bypassare il codice antimafia era arrivato con un emendamento al decreto fiscale presentato dal senatore del Pd Bachisio Silvio Lai, segretario regionale del partito in Sardegna, che aveva già innalzato la soglia minima oltre il quale scatta l’obbligo del certificato antimafia a 5 mila euro. La motivazione era stata che le prefetture erano sommerse da richieste di certificazione e le aziende rischiavano di incassare le rate comunitarie con molto ritardo. Di fatto venivano cancellate dall’obbligo 800 mila aziende su circa un milione che beneficiano dei contri- buti della Pac. Ma non è bastato.
I SENATORI Franco Panizza, segretario del Partito Autonomista Trentino Tirolese e Albert Laniece, medico agopuntore valdostano del Gruppo delle Autonomie, hanno pensato bene di presentare l’emendamento alla manovra che porta il tetto a 25 mila euro. “È scandaloso come a beneficiare della norma saranno aziende mafiose di centinaia di ettari” denuncia la senatrice Lucrezia Ricchiuti di Mdp che ha fatto fuoco e fiamme in commissione contro l’approvazione dell’emendamento. “Spero che la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, contrasti l’a pp r ov azione alla Camera” si augura Ricchiuti. Ma c’è chi vuole facilitare anche quelli rimasti fuori dalla sanatoria, come Massimo Fiorio, deputato Pd e vice presidente della Commissione Agricoltura, a Montecitorio: “E' necessario prevedere una scansione temporale per l’obbligo di trasmissione dei certificati antimafia per permettere agli uffici competenti di dotar- si delle sufficienti risorse umane, economiche e strumentali necessarie per fronteggiare l’accresciuta mole di lavoro”.