QUESTO NUOVO FASCISMO INIZIA PRIMA DEL RAID DEI NAZI A COMO
La decisione è stata ferma e precisa: niente fascismo che torna, niente grida di allarme. Volare basso su fatto irrilevante di ragazzi sfacciati ma educati, che ti entrano in casa per un momento con un loro volantino. Semmai ridere di chi si spaventa per l’accaduto, o denuncia simile sciocchezze. Non sappiamo di chi sia questa decisione, ma è stata osservata con scrupolo. Quasi tutti i giornali l’hanno presa come una prepotenza innocua. Hanno usato la parola ormai consueta, “skinhead” legata al mondo giovane e ribelle, per descrivere i 13 uomini (uomini, non ragazzi) che sono entrati nel Chiostrino di Santa Eufemia, hanno circondato il tavolo a cui erano seduti i volontari (tutti di età media o anziani, uomini e donne).
A QUEL PUNTO uno dei “ragazzi”, con la calma burocratica di qualcuno che ha potere e non deve dimostrarlo, ha letto una serie di regole a cui chiunque sia sottomesso dovrebbe attenersi. E uno stravagante messaggio, metà con il linguaggio dei primi “no global” metà con l’interpretazione del mondo secondo i suprematisti americani. Poiché le persone sottoposte alla ronda avevano fatto sapere in anticipo il tema del loro incontro (salvare i migranti), la lettura di norme e “valori” rigorosamente razzisti può essere interpretata anche come ultimo avviso. Tanto più che gli intrusi hanno concluso la visita non voluta e non richiesta, con la frase “E adesso continuate pure a distruggere la vostra patria”. Dite che non è una minaccia? La frase di riferimento di tutto il circo fascista non è “O patria o morte”? Come ho detto, le risposte suggerite da qualcuno a quasi tutti i giornali e telegiornali, che hanno prontamente passato il messaggio, era “andiamo, non è successo niente” oppure: “Attenti al trucco: vi parlano di fascismo per non dirvi le mascalzonate che stanno preparando” (affermazione quasi uguale da varie parti politiche). I partiti fascisti vestiti in borghese, quando si rivolgono a noi, esclamano con pretesa indignazione “fascista io?”. Ma hanno i loro linguaggi nei comizi, coperti dalla discrezione del buon giornalismo, che non fa certo lo spione sul fascismo che si espande, coperto da “ragionevoli” obiezioni sull’eccesso di immigrazione. E i fascisti “in divisa” (CasaPound, Forza Nuova) ci tengono a dimostrarsi ortodossi perché lo spazio è libero (gli altri sono solo xenofobi) e sanno che nessuno avrà voglia di obiettare faccia a faccia proprio a loro. Sanno anche che troppo tempo è passato dal giorno in cui avrebbero dovuto comparire, con il loro saluto romano, davanti a un giudice. Adesso l’argomento, sostenuto dai migliori commentatori è che le opinioni sono libere e sacre, e protette dalla Costituzione (la stessa fondata sul comunismo, al punto da infierire persino sulla libertà di impresa). Riguardatela in immagini la scena dei fascisti che vi entrano in casa. Hanno avuto fortuna a entrare in una casa di pacifisti. Qualunque commerciante della stessa regione e dello stesso credo di chi è entrato spavaldamente in casa d’altri, avrebbe sparato. Il progetto di invasione, la trovata di circondare le persone che discutono, come si fa quando qualcuno prende il potere, e vuol far capire subito ai circondati che è inutile il loro parlare e che devono solo ascoltare, e ascoltare bene, è una bella scena da film ma è accaduta davvero. Ti entrano in casa quando vogliono, calmi, tranquilli, prendono la parola, ti tolgono la parola, e intanto sei cir- condato. L’azione è stata misurata in modo professionale, facendo ciò che è necessario: paura. Una leader politica della stessa cultura ha detto: “È stata una intimidazione, non un atto di violenza”.
VEDIAMO. È stata una intimidazione a persone piene di buona volontà e di sentimenti umani, ma non di forza. Hanno imposto il loro discorso, non un dialogo. Sono andati per umiliare, non per rubare. Da quello che ci dicono documentari, film attendibili e racconti di sopravvissuti, non occorreva violenza, ma intimidazione, per tutta la prima fase delle leggi razziali. Oggi (ma oggi, non allora) sappiamo tutto del senso di quelle iniziali intimidazioni. Di queste? Qualcuno dei presenti ha raccontato che l’argomento interrotto riguardava il problema dell’acqua, non per lavarsi, ma per bere. La sete è uno dei problemi più gravi se vieni privato da ogni possibile accoglienza e aspetti per sempre mentre tenti di passare una frontiera. Si ricordi il caso di Ventimiglia, dove il sindaco aveva vietato l’acqua ai “clandestini” che si accampavano per le strade di quella città italiana di frontiera. Un progetto crudele fondato sull’odio razziale, sul disprezzo per chi non condivide quell’odio e su una accusa di tradimento (“continuate a rovinare la nostra patria”) detta da questa gente che ti entra in casa, è più di una intimidazione. Da questo momento, a governo fermo e politici ciechi, questa gente ti può entrare in casa quando vuole ed esercitare la sua intimidazione se solo vieni sorpreso a esprimere un sentimento di umanità o la difesa di un diritto. È la prossima Italia