L’hater della porta accanto ora fa l’opinionista in tv
Spazzatura Con “Farweb”, in onda su Rai3, finiscono per essere umanizzati i nuovi mostri della Rete, con buona pace delle vittime
La cronaca locale di un quotidiano del Sud non ha intervistato me sul libro, sulle mie canzoni preferite, sul colore dello smalto, sulla dieta a zona, no, ha intervistato due mie hater locali. Uno che mi aveva scritto “tettona inutile” e l’altra che mi aveva dato della vacca. La giornalista voleva sapere cosa ne pensassero della mia visita in città (immaginate i commenti eleganti). Di fronte alle mie proteste, la giornalista mi ha risposto: “Li ho intervistati perché rappresentavano un link tra te e il territorio”. Cioè, uno che scrive “puttana” su Facebook e vive in Lucania, rappresenta la Lucania. Più di Maratea, più dei sassi di Matera, più di cicoria e fave. Finirà che gli dedicheranno una piazza a Lagonegro. Questo aneddoto arriva dopo altri segnali inquietanti.
DA UN PO’Le ienefanno incontrare i vip con i loro hater. Il tutto però in un clima da sketch e intrattenimento, in cui sì, l’hater ha scritto che Emma è una cagna e deve morire sotto un camion, Emma sì, lo bacchetta un po’, ma alla fine vanno a farsi una birra insieme. E intanto l’hater firma la liberatoria e va in tv, che a furia di “troia” e “zoccola” una prima serata se l’è guadagnata pure lui. Infine, venerdì sera, c’è il debutto tv di Farweb, un programma di Rai3 in seconda serata in cui – racconta la scheda del programma – “Federico Ruffo fa un viaggio in giro per l’Italia per raccontare l’impatto che i social media hanno nel modo di comunicare delle persone. Un reportage a puntate attraverso il punto di vista di chi odia e non di chi è odiato”. Capito? Eleviamolo a interlocutore. Promuoviamolo da “feccia 2.0” a “faccia 2017”. Chiediamo, che so, a un ferroviere di Barletta perché secondo lui la Boldrini è una maledetta puttana. Del resto, ha certamente argomenti forti, avvincenti, per supportare la sua tesi. È giusto che ce ne parli, che ci dica le sue ragioni. E da casa, è giusto che la Boldrini ascolti uno che le scrive troia su fb che con toni civili e pacati spiega come lei non pensi agli italiani e quindi certe cose, alla fine, te le tiri fuori per forza. Come no.
Ora, è anche vero che il fenomeno “hater” esiste e dobbiamo chiederci chi siano nella vita di tutti i giorni gli odiatori, per capirne il meccanismo e le radici, però il tema è scivoloso. Molto scivoloso. E il modo in cui lo tratta Farweb è sconcertante. Esiste in Svezia un programma che si chiama Cacciatore di troll in cui una vittima racconta quella volta in cui ha subito una valanga di odio sul web. Il conduttore del programma va dagli odiatori a sorpresa e chiede conto di quei commenti. Senza fronzoli.
In “Farweb” no. L’odiatore ha il suo ritratto patinato. Immagini della città in cui vive, primi piani con fotografia alla Gomorra , riprese mentre fa jogging o legge Kierkegaard nella penombra della sua camera. Parla con la mascherina da supereroe se non vuole farsi riconoscere. Certo, perché non sono corpi estranei, reietti, disagiati, sono persone normali, direte voi. Ed è questo lo scopo del programma: mostrare che gli hater sono il vecchietto insospettabile, il laureato, il pensionato. Che l’odio è perfettamente mimetizzato nella realtà ed è sul Web che prende le sembianze del mostro. Bene. Sono d’accordo. Però a me non interessa che il vecchietto mi dica la sua su frasi come: “Il buon Adolf non aveva tutti i torti”. Non mi interessa sapere perché il p en si on at o che dice “l’ano deve prendere, non ricevere” odi i gay. Non sono interlocutori, questi. Puoi domandargli perché lo scrivono, al limite, ma non perché lo pensino, in tv, su Rai3. Mi basta già Salvini, a rappresentarli. E soprattutto, questa è la faccenda fondamentale, non puoi trattare allo stesso modo il vecchietto e l’amministratore di un gruppo fb come “Sesso droga e pastorizia”, gruppo chiuso 23 volte da Facebook in cui si è diffuso materiale pedopornografico, in cui si è bullizzato, i- stigato all’odio, un gruppo con denunce a carico, e fargli dire la sua sul diritto di satira. Se vuoi andare dall’amministratore di un gruppo così, ti devi presentare con un dossier di 100 pagine e chiedergli spiegazioni delle foto fatte di nascosto al ragazzo down che fa il cameriere e sbeffeggiato sulla sua pagina, delle foto di ragazze nude messe lì in pagina dagli ex. Non puoi sederti con lui, raccontarci la favoletta del ragazzo che lavora e studia e lasciargli dire senza c o n t ra d d i ttorio: “No i sc he rzi am o, se la gente non capisce lo scherzo non è un problema nostro”. E sai perché? Perché non è un problema che ha a che fare con la parola “opinioni”, è un problema che ha a che fare con la parola “reato”. Perché in casa di questa gente dovrebbe entrare, più che una telecamera, un codice penale. Perché questa gente dovrebbe trovarsi davanti le vittime, non la tv. Perché non sono eroi, star, opinionisti. Sono feccia. E se ce lo dimentichiamo, è davvero “farweb”.
L’odiatore nordico In Svezia c’è un programma che sbugiarda i troll, qui diventano star