Il manager ha già fatto capire molto in questi 7 mesi
Dal libro di De Bortoli alle dichiarazioni Mai una smentita. E negli archivi della banca ci sono i documenti, pronti per i magistrati
Il Pd può anche riuscire a evitare la convocazione di Federico Ghizzoni in Commissione banche, ma l’ex amministratore delegato di Unicredit in questi mesi ha già fatto capire quello che c’era da capire. Tutto comincia con una frase nel libro di Ferruccio de Bortoli, Poteri forti (o quasi), anticipata per la prima volta da Lettera43.it l’8 maggio scorso: “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’ amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”.
GHIZZONI non ha mai smentito quella ricostruzione. Dopo una settimana di eloquente silenzio, il 15 maggio concede addirittura alcune dichiarazioni ad Andrea Greco, inviato di Repubblica che lo va a trovare a casa, a Piacenza: “Se mi convocheranno parlerò alla commissione di inchiesta: in Parlamento, non sui giornali, risponderò ovviamente a tutte le domande che mi faranno”. Giusto per chiarire che non si tratta di un silenzio neutrale, che lascia qualche ambiguità, Ghizzoni consegna a Repubblica anche un’altra frase: “Adesso non parlo perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo”. Ed è chiaro che la tenuta del governo è in bilico soltanto se si tratta di una ricostruzione corretta.
Anche altri membri del governo, come il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, in quel convulso 2015 si erano attivati anche al di là delle loro deleghe formali per cercare compratori e salvare le banche in crisi. Ma la Boschi, all’epoca ministro delle Riforme, era l’unica a essere anche figlia di un vicepresidente appena commissariato di una di quelle banche e anche l’unica a giurare in Parlamento di non essersi mai occupata del dossier.
La Boschi ha poi lasciato passare sei mesi e dunque ha perso l’opportunità di denunciare De Bortoli in sede penale per diffamazione, come aveva annunciato: se la ricostruzione era così lesiva della sua reputazione, come persona e come ministro, perché attendere? Soltanto due giorni fa ha annunciato una causa di risarcimento danni in sede civile contro l’ex direttore del Corriere della Sera. Vedremo se questa volta la minaccia si tradurrà in qualcosa di concreto. Di certo De Bortoli, con i suoi legali, chia- merà allora Ghizzoni a testimoniare in tribunale. Con i tempi della giustizia, però, il tutto rischia di consumarsi mesi dopo le elezioni 2018.
Nel frattempo, però, molto è già stato ricostruito delle conseguenze dell’interessamento della Boschi. Come ha già raccontato il Fatto, dopo le richieste della Boschi, Ghizzoni ha chiesto di valutare l’operazione Etruria a Marina Natale, all’epoca vice direttore generale di Unicredit (che oggi guida la Sga, società del ministero del Tesoro che deve gestire i crediti deteriorati delle banche venete dopo l’intervento pubblico). Non sappiamo che forma ha avuto la richiesta della Boschi: se è stato un approccio verbale – magari alle celebrazioni per i 15 anni di Unicredit il 4 novembre 2014 – non ne sarà rimasta traccia. Ma le pratiche aperte restano, lasciano traccia.
L’ARCHIVIO di Unicredit conserva tutti i documenti per dieci anni: comunicazioni interne, stime di costo, bozze di lavoro. La prova che Ghizzoni ha valutato il salvataggio di Etruria sta lì, basta che la chieda un magistrato ( o la stessa Commissione parlamentare, se ci fosse la volontà politica). Sarebbe cruciale anche stabilire il momento preciso: un conto è preoccuparsi dei destini della banca e dei suoi correntisti dopo l’11 febbraio 2015, a commissariamento avvenuto, ben altro cercare di evitare che Bankitalia decapiti i vertici e faccia perdere il lavoro a papà Boschi con una richiesta di intervento a Unicredit prima di quella data.
LA CONFERMA IL 15 MAGGIO
Se mi convocheranno parlerò alla commissione di inchiesta: in Parlamento, non sui giornali, risponderò a tutte le domande
LA PRESSIONE DELLA POLITICA
Adesso non parlo perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo