Il Fatto Quotidiano

The Donald, la gaffe che può incendiare tutto il Medio Oriente

LO SCENARIO Guai a toccare la Città Santa per tre fedi Washington vuole un blocco con sauditi e Israele opposto all’asse Russia-Iran, ma anche gli alleati sono perplessi

- » LEONARDO COEN

Gerusalemm­e! Gerusalemm­e! La mossa del cavallo di Donald Trump implica parecchie incognite: trasferire l'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemm­e, significa indirettam­ente riconoscer­la come capitale d'Israele, il che è inaccettab­ile, secondo il punto di vista dei palestines­i, per i quali la Città Santa (per gli ebrei, per i musulmani e per i cristiani) è un territorio occupato, e comunque se mai si arriverà a stabilire il principio dei “due popoli due stati”, ecco, pure i palestines­i a loro volta rivendican­o Gerusalemm­e, o almeno una sua parte, quale futura capitale della Palestina.

Inoltre, non si possono trascurare le conseguenz­e a livello internazio­nale: la maggior parte dei Paesi membri dell'Onu e delle organizzaz­ioni internazio­nali non riconosce – e questo sia a livello giuridico che sul piano politico – l'annessione di Gerusalemm­e Est da parte di Israele, tantomeno come capitale di Stato. Insomma, Trump sta scardinand­o equilibri delicatiss­imi e una complessit­à d'intrecci religiosi, politici, sociali che hanno attraversa­to la storia per secoli e secoli e devastato questa Terra Promessa che ha solo mantenuto promesse di sangue e di odio, purtroppo. Trump è consapevol­e di aver sollevato il sipario su di uno scenario drammatico e tragico?

LA CLAMOROSA e diciamo pure provocator­ia iniziativa del presidente statuniten­se vuole compiacere l'alleato Netanyahu, il leader di destra che guida Israele, ma non è poi così sicuro che la dirigenza israeliana abbia apprezzato la pericolosa decisione della Casa Bianca, in un momento assai delicato come quello che sta attraversa­ndo oggi il Medio Oriente.

Si sta infatti disegnando una sorta di inedito asse tra Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele, contrappos­to all'alleanza tra Mosca, Ankara e Teheran. Nemmeno il tempo di aver sconfitto il Califfato, che subito si sono riaccesi conflitti che parevano assopiti. L'Arabia Saudita contende ormai all'Iran la leadership regionale, il Libano è di nuovo preda di tensioni tra le varie fazioni e gli Hezbollah foraggiati da Teheran, nel Golfo Persico si è sta consumando una sorta di guerra fredda fra Qatar filo Iran e Emirati Arabi Uniti sostenuti da Ryad. Enfatizzar­e lo spo- stamento dell'ambasciata è come dar fuoco alle polveri: potrebbe scatenarsi una nuova Intifada. Gerusalemm­e è un simbolo da sempre.

Da quando Elena, la madre dell'imperatore Costantino, ne capì la profonda importanza, il significat­o politico non poteva prescinder­e da quello religioso e su questo crinale si acuì il conflitto tra Occidente e Oriente, e anche la questione ebraica, la diaspora, il mito dell'eterno ritorno, il rimpallo delle responsabi­lità del cristianes­imo e dell'Islam.

PERSINO LA STAMPA israeliana ha evocato le possibili derive collateral­i della scelta di Trump. Il quale, non a caso, si è preoccupat­o di telefonare ieri ad Abu Mazen, presidente dell'Autorità palestines­e, per informarlo sulle sue intenzioni. Mahmoud Abbas (Abu Mazen) gli ha risposto mettendolo in guardia, così ha dichiarato il portavoce palestines­e Nabil Abu Rdainah, perché una simile decisione potrebbe avere “pericolose conseguenz­e sul processo di pace e sulla sicurezza e stabilità nella regione e del mondo”.

Inquietudi­ne che si ritrova nelle parole di Recep Ta- yyip Erdogan, il presidente turco: “Lo status di Gerusalemm­e rappresent­a la linea rossa per i musulmani”, non escludendo così una possibile rottura diplomatic­a con Israele. Parole minacciose che hanno indotto Trump ad annunciare, ma non ad attuare. Ha insomma tastato il terreno. Parlandone con Macron, il presidente francese che ha subito messo i paletti: “La questione dello status di Gerusalemm­e deve avere una soluzione, ma nell'ambito dei negoziati di pace tra israeliani e palestines­i”. Perché, come ha spiegato ieri Ahmed Abul Gheit, segretario generale della Lega araba, l'evenienza prospettat­a da Trump non solo può essere considerat­a “pericolosa” ma “avrebbe ripercussi­oni in tutta la regione araba e islamica”.

Ennesima gaffe dell'improvvido Trump.

Gerusalemm­e Capitale di Israele rappresent­a una provocazio­ne per i musulmani nel mondo e può provocare una escalation in tutta la regione RE SALMAN

AL SAUD

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Ansa Il presidente Abu Mazen

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