Il georgiano che accusa il presidente per Kiev è un “agente” del Cremlino
Saakashvili in manette, i suoi lo liberano
Sotto
il nuvoloso cielo di Kiev un uomo sul tetto minaccia di lanciarsi nel vuoto e urla: “Poroshenko è a capo di una banda del crimine organizzato”. Gli uomini dei servizi segreti ucraini hanno appena sfondato la porta del suo appartamento a cinque piani a via Kostelnaya in cerca di prove. Presidente della Georgia, governatore di Odessa, alleato, poi nemico di Poroshenko. Tutto questo è stato fino ad oggi l'uomo sul tetto ucraino: Mikheil Saakashvili, 49 anni, status ufficiale: apolide fuggitivo.
Yuri Lutsenko, procuratore generale, ha accusato Saakashvili di essere sostenuto e pagato dall'alleato dell'ex presidente Yanukovic, l'oligarca Serghey Kurchenko, per destabilizzare l'Ucraina. Quando la polizia schiera decine di uomini, la folla dei suoi sostenitori penetra il cordone armato sottraendolo all'arresto. “Siamo milioni, venite per la liberazione dagli oligarchi” urla Saakashvili con una bandiera ucraina sulle spalle, le manette ancora al polso di una mano con cui stringe l'altoparlante.
IL SUO “M OV I M E N TO delle Forze Nuove” ha meno del 2%, ma nella tendopoli della protesta nella piazza è un déjà vuin miniatura di bandiere europee, rosse e nere dei nazionalisti della Maidan 2014 che fu. Saakashvili si definisce il più grande oppositore di Putin nel mondo post-sovietico. Riformatore nevrotico, eroe brizzolato, era la speranza che brillava negli occhi degli americani quando sognavano con lui la Georgia nella Nato. Salito al potere nel 2003 con la rivoluzione delle rose, dieci anni dopo lascerà la patria perché ricercato per abuso di potere e corruzione. Nel 2008 mangia la sua cravatta rossa in diretta alla Bbc. Nel 2015 rinuncia alla cittadinanza georgiana per quella ucraina, nel 2016 diventa governatore a Odessa grazie al presidente Poroshenko. Misha qualche mese dopo lo accusa di essere un nuovo Yanukovich e il presidente gli revoca la cittadinanza mentre è all'estero, ma lui attraversa il confine polacco con l'aiuto dei sostenitori. Adesso al Parlamento di Kiev ogni politico accusa l'altro di essere spalleggiato segretamente dal Cremlino.