Sessantotto Il ruolo delle donne non è mai stato messo in discussione
Gentile Travaglio, oggi il suo giornale esce in prima pagina per ringraziare tutti quelli che uniti da destra a sinistra come un’Armata Brancaleone hanno impedito che il paese potesse aggiornare la sua Costituzione vecchia di 75 anni e ferma a dei principi di gattopardiana memoria. Dovrei ringraziarla di aver impedito la nascita di una sola camera che avrebbe oltre al risparmio economico sveltito l’approvazione veloce di leggi che si rimpallano ora da una camera all’altra all’infinito? Dovrei ringraziarla per non aver potuto abolire il CNEL, ente inutile che non ha prodotto nessuna legge e ci costa due miliardi l’anno con tutte le sue partecipate?
Dovrei ringraziarla per non aver potuto sancire la legge che equipara lo stipendio di governatori e assessori di regione, cifre iperboliche, allo stipendio del sindaco del capoluogo di regione?
Dovrei ringraziarla per non aver potuto introdurre la norma che vieta ai parlamentari di potersi candidare non più di due mandati? Ma soprattutto dovrei ringraziarla per aver lasciato il Paese a una riforma elettorale che non fa vincere nessuno (i grillini da soli il governo non lo vedranno nemmeno col cannocchiale astronomico), quando con l’Italicum, dopo l’eventuale ballottaggio, come nei comuni, la sera stessa si sapeva chi aveva vinto e chi ci avrebbe governato per cinque anni?
Quale vantaggio ha portato al Paese il non aver approvato alcune regole elementari laddove i veri governi democratici hanno cambiato la loro costituzione svariate volte?
Lei, Travaglio, è rimasto ai tempi di Re Pipino, quando la gente temeva che i cosacchi arrivassero alle fontane di San Pietro ad abbeverare i loro cavalli o che le orde naziste calassero dalle Alpi a invadere il nostro bel Paese?
Sveglia Travaglio, la guerra è finita, non fare come quell’ultimo giapponese che non lo avevano informato. Comunque continui a scrivere tutte le idiozie che gli frullano in testa al- CARO FAENZA, questa domanda scaturisce dal suo articolo sul Fatto del 29 novembre ed è frutto di profonda indignazione perché nell’articolo, oltre a riproporre il luogo comune che descrive il ’68 come un movimento che ha prodotto in maggioranza persone che hanno abiurato o che sono passate alla lotta armata, cancellando la dimensione di massa e la complessità dello stesso, il femminismo viene ridotto a “ira delle donne”. L’espressione è indicativa della volontà diffusa – si spera in questo caso inconsapevole – di cancellare tutto quello che la creatività delle donne ha prodotto negli ultimi decenni del ’900: la consapevolezza delle proprie potenzialità, la tessitura di rapporti di solidarietà, la ricerca culturale che ha attraversato, con una prospettiva di genere, numerosi campi del sapere, dalla storia alla filosofia, alle scienze. Si dimenticano le Case delle donne, le Società di ricercatrici e studiose. Si dimentica l’apporto che il movimento femminista ha dato alla lotta alle centrali nucleari (si veda Donne a Gerusalemme, Rosenberg & Sellier, 1989). La riflessione femminista ha influenzato anche il pensiero religioso delle donne, sia nel mondo cristiano (anche se la maggior parte dei saggi è stata pubblicata da teologhe non italiane) sia tra quelle che ricercano negli albori della storia una sacralità non contaminata dalla visione patriarcale (significativo è il saggio Oscure madri splendenti di Luciana Percovich, 2007). Lo studio degli antichi saperi delle donne si è rivelato portatore di nuove prospettive (emerse ad esempio nel convegno “Matri-Arkè”, curato da Michela Pereira che ha reso accessibili gli scritti di Ildegarda di Bingen, mistica e medichessa medioevale).
Pensiamo sia opportuno che la direzione del Fatto acquisisca finalmente come dato storico i risultati che lo studio, meno avremo qualche argomento da riderci sopra sapendo da quale pulpito arriva la predica. Egregio Giglioli, ne avesse azzeccata una. La “riforma” che è stata respinta un anno fa non da un'Armata Brancaleone destra-sinistra (le raccomando quella del Sì), ma dal 59% degli elettori votanti, non creava affatto una sola Camera: le lasciava in vita entrambe, abolendo in compenso l'elettività del Senato per trasformarlo l’impegno, la passione di tanti hanno lasciato in eredità alle nuove generazioni. CARE MARIA TERESA E ANNA, questo dissenso riguarda il mio articolo sul ’68? Avendone fatto parte attivamente, ho scritto semplicemente che a quel movimento rimasto memorabile è seguito un periodo orribile segnato dal fanatismo e dal terrorismo. Quanto al movimento femminista, di cui nella lettera si offre un mini saggio, posso solo aggiungere che, pur desiderando a volte di essere donna, non avrei titoli per scriverne e infatti non ne ho scritto.
Le autrici della lettera, oltre a dimostrare di essere attente lettrici di questo quotidiano, penso possano garantire una ben più accurata testimonianza. in un dopolavoro per sindaci e consiglieri regionali con l’immunità-impunità, che avrebbe vieppiù rallentato e complicato l’iter di approvazione delle leggi.
Non conteneva alcuna norma che vietasse ai parlamentari di candidarsi oltre i due mandati, né tantomeno l’Italicum (che, com’è noto a tutti tranne che a lei e a Renzi, fu bocciato successivamente dalla Corte costituzionale perché incostituzionale e sostituito dalla nuova triplice Pd-Lega-Forza Italia con l'’altrettanto orrendo e illegittimo Rosatellum). Quanto allo stipendio dei consiglieri regionali, non c'è bisogno di modificare la Costituzione per ritoccarlo: basta una legge ordinaria. Il Cnel, che ormai per fortuna costa molto meno di quel che crede lei, era il classico specchietto per le allodole: se si fosse trattato solo di abolire il Cnel, non si sarebbe neppure tenuto il referendum perché il Parlamento avrebbe approvato la riforma costituzionale con ben più dei due terzi di maggioranza. Già che ci siamo, le consiglierei di dare una ripassata al suo italiano, piuttosto zoppicante per uno che Ormai, dalle dinamiche che si stanno sviluppando in economia, risulta abbastanza realistico che chi è entrato nel mondo del lavoro italiano in questo ultimo lustro, fra lavori precari, sottopagati, periodi di disoccupazione, variazione dei rendimenti dei fondi pensionistici, tagli all’occupazione, robotizzazione del lavoro, jobs-act e allungamento della età pensionabile fino ad età irragionevoli, si troverà fra 30 anni o poco più con pensioni non dico da fame ma addirittura ridicole. Pensioni che non garantiranno la sopravvivenza. Perché allora chi governa non si rende conto della bomba che cova sotto la cenere dei lavoratori italiani, e che rischia di innescare una destabilizzazione generale del paese, quando queste persone si renderanno conto per davvero che gli hanno rubato, oltre alla vita, anche la vecchiaia?