Liberatevi dell’ossessione “articolo 18”
▶LANUOVA
sinistra ha più nomi che programmi ma una sola certezza: per distinguersi rispetto al Pd renziano, deve parlare di lavoro. E dunque di articolo 18: rimettiamolo in tutte le aziende con più di 5 dipendenti. Il Movimento 5 Stelle cerca i voti delle piccole imprese e dunque prende una posizione un pochino più a destra: rimettiamo l’articolo 18, ma soltanto nelle aziende con più di 15 dipendenti, com’era fino al 2015. Questo approccio della politica che condensa il tema lavoro nella questione articolo 18, cioè le tutele giudiziarie in caso di licenziamento ingiusto, basta e avanza a giustificare l’astensione nel 2018. Secondo gli ultimi dati del ministero, il 33 per cento dei rapporti di lavoro cessati nel terzo trimestre 2017 è durato tra i due e i tre giorni. L’11 per cento un giorno solo. Il 21,7 per cento tra i quattro e i 40 giorni. L’Istat ci informa che l’89 per cento dei nuovi occupati nell’ultimo anno è fatto da contratti a termine. In un anno, gli occupati a tempo indeterminato sono cresciuti dello 0,26 per cento (+39 mila), quelli a termine del 14 per cento (+347 mila). ”Guardando agli altri Paesi europei il caso italiano resta abbastanza particolare, nella maggioranza dei Paesi europei l’occupazione a tempo indeterminato è la forza trainante della ripresa occupazionale”, ha scritto Andrea Garnero su lavoce.info. Di questo bisognerebbe discutere. Non di rendere ancora più remota la possibilità di una assunzione a tempo indeterminato ripristinando l’articolo 18. O rendendo i precari ancora più precari, come pare voglia fare il governo, con l’idea di abbassare da 36 a 24 mesi il limite massimo per il tempo determinato.
Cari leader di Mdp, Liberi e uguali o come vi chiamate, cari deputati M5S, cari esponenti di Forza Italia, fate uno sforzo: provate a parlare di lavoro per cinque minuti o cinque talk show senza citare l’articolo 18. Magari riuscite anche a dire qualcosa di intelligente.