Il ribaltone targatoRenzi è pronto: ChiantiBanca s’inchina ai romani
prossima migliaia di soci della Banca di Credito Cooperativo Chiantibanca di San Casciano Val di Pesa, a metà strada tra Firenze e Siena, saranno chiamati a scegliere se aderire alla nuova holding Cassa Centrale Banca (Ccb) di Trento, o alla Iccrea Holding. Si annuncia un feroce palio di paese, di scarso rilievo quantitativo nella drammatica crisi delle banche italiane, ma assai utile per capire lo sconquasso innescato dalla riforma delle Bcc con cui nel 2016 il governo Renzi ha imposto a oltre 300 piccole banche locali di fondersi in un blocco unico. Così almeno si pensava all'inizio, poi i blocchi sono diventati due, ed è scoppiata la guerra.
Nei giorni in cui partiva la riforma Chiantibanca ha eletto presidente l'ex rappresentante italiano nella Bce Lorenzo Bini Smaghi, banchiere di lignaggio ma anche originario di San Casciano, che per ragioni insondabili ha deciso di occuparsi della banchetta di casa oltre che della Société Générale. Bini Smaghi ha guidato la piccola Bcc verso l'adesione al blocco Ccb, sancita dal voto plebiscitario dell'assemblea dei soci a dicembre 2016: 3.580 a favore, due contrari, sette astenuti.
ANTEFATTO. La riforma della Bcc è stata fatta pensando che tutte si sarebbero fuse dentro Iccrea Holding, una sorta di banca centrale del sistema cooperativo che fa capo alla Federcasse, lo storico feudo romano-democristiano che fa un po’ da lobby e un po’ da centro servizi per istituti spesso microscopici (per farsi un'idea basta calcolare che sommando le 300 Bcc si fa grosso modo un Monte dei Paschi pre-crisi).
A sorpresa la Ccb di Trento, punto di riferimento delle Raiffeisenkassen ( un altro pianeta, come indica il nome stesso), si è candidata a fare un secondo gruppo, alternativo al colosso romano. Risultato: molte Bcc sane, temendo che il sistema Iccrea Holding imponesse di donare il sangue a quelle malate o malgestite, hanno scelto la secessione trentina. Oggi un centinaio hanno aderito a Ccb, duecento circa a Iccrea Holding. Aver raccolto un terzo delle adesioni in una partita Trento contro Roma è un risultato sorprendente, e per Federcasse allarmante.
Le due holding sono da oltre un anno in piena campagna elettorale in vista della resa dei conti fissata per il 2018. Chiantibanca è partita di cartello. Qui infatti sono accadute cose da commedia all’italiana. A febbraio 2017 un’ispezione della Banca d'Italia ha rilevato gravi irregolarità, nonché un buco sui crediti deteriorati da 120 milioni di euro. Gli ispettori hanno ottenuto le dimissioni del direttore generale Andrea Bianchi e del potente vicepresidente Stefano Mecocci, che guida tuttora la Fondazione Chiantibanca, cioè il bancomat del mai troppo lodato “territorio”. Con loro vanno a casa quattro consiglieri. Bini Smaghi, trattandosi di irregolarità precedenti al suo arrivo, convoca l’assemblea dei soci per eleggere un nuovo cda. Nelle more commette un’ingenuità, fa deliberare a ciò che resta del cda un esposto penale che va ad aggiungersi alla Procura di Firenze a quello firmato Bankitalia.
I gruppi di potere locali decidono allora di riprendersi la banca. All’assemblea i soci fischiano sonoramente alla lettura della lettera della Banca d'Italia, e al momento del voto fanno secco Bini Smaghi ed eleggono presidente Cristiano Iacopozzi, candidato in una lista promossa da Mecocci. Dietro la Vandea sancascianese contro la Banca d'Italia si intravede l’appoggio di una potenza straniera, la Federcasse.
A SOSTEGNO della rivincita di Mecocci scende in campo il presidente della Federcasse Toscana Matteo Spanò, amico per la pelle dell'altro Matteo di zona. Spanò è stato compagno di Renzi negli scout ma soprattutto è presidente della Bcc di Pontassieve, quella che nel 2009 finanziò la Chil Post di Tiziano Renzi con una pratica istruita dal funzionario Marco Lotti, padre di Luca. Nel piccolo paese, come direbbe Ascanio Celestini, il capo dell'ufficio legale di Federcasse Toscana è Simone Pistelli, fratello di Lapo, primo mentore politico di Renzi e oggi dirigente dell'Eni dopo essere stato sottosegretario agli Esteri. Insomma, per chi fa banca in Toscana affidarsi a Spanò è come mettere in cassaforte il proprio destino.
Il problema è che Federcasse, che pure sarebbe l'associazione di tutte le Bcc, tifa per Iccrea Holding. E la nuova gestione di Iacopozzi ha deciso di ribaltare tutto e portare in votazione all'assemblea di domenica l'adesione al blocco romano. Il presidente della Ccb di Trento, Giorgio Fracalossi, non l'ha presa bene e ha minacciato azioni legali, tanto più che fino a tre mesi fa gli uomini di Chiantibanca hanno partecipato attivamente alla preparazione del nuovo blocco di osservanza trentina.
BINI SMAGHI pensava che Chiantibanca, che vale da sola un quarto delle 18 Bcc toscane, essendo l'unica ad aderire a Ccb, avrebbe potuto continuare la sua politica ambiziosa senza essere imbrigliata dal potere romano di Federcasse. Iacopozzi vuole invece andare con Iccrea Holding per non restare isolato. Il pronostico per domenica lo vede vincente. Il pronostico per il 2018 è che di vicende simili sarà lastricata la strada della riforma delle Bcc.
Un percorso in salita
Domenica assemblea decisiva per il futuro, un assaggio di come sarà complicata la strada delle fusioni fissata dalle nuove norme
Twitter@giorgiomeletti