Il Fatto Quotidiano

Carige e le altre, sugli aumenti iperdiluit­ivi serve una norma ad hoc

- » ALFONSO SCARANO » E GIUSEPPE BOTTAZZI *

▶PER GLI IRRISOLTI

problemi gestionali, Banca Carige, colonna portante della struttura bancaria ligure, è spinta a un mega aumento di capitale di 560 milioni, in pessime condizioni negoziali. L’aumento avviene con emissione di ben 50 miliardi di nuove azioni al prezzo di un centesimo ciascuna, 60 azioni nuove per ciascuna vecchia. Eppure, le emissioni “iperdiluit­ive”, come nel caso Carige, hanno effetti dirompenti. Il cda mira ad allettare il mercato con un prezzo molto basso, ma l’azionista storico, che per ciascuna vecchia azione possiede ora il “diritto” di acquistarn­e 60 nuove al a 1 centesimo solo sborsando ulteriori 60 centesimi, può anche cedere questo “diritto”, che viene negoziato in Borsa. Nel caso di Carige, con un prezzo dell’azione prima dell’emissione di 14,1 centesimi, avviene che ben 12,8 centesimi – il 91,3% del valore – si spostano dalla vecchia azione al valore del “diritto”; che, però, l’azionista difficilme­nte recupererà e così subisce un’ulteriore e pesantissi­ma perdita. Nei primi sette giorni di trattazion­e, il prezzo del diritto Carige è sceso da 0,076 euro del 22 novembre a 0,0012 euro del 30, una perdita del 92% del valore dell’azione al 21 novembre. Se l’emissione fosse meno diluitiva il rischio di perdita sarebbe limitato. Viene da chiedersi perché le decisioni cruciali del cda sembrino ignorare l’interesse dei piccoli azionisti per cedere all’appetito degli investitor­i. Si dirà che, altrimenti, l’aumento non avrebbe successo; ma la banca ha ulteriorme­nte tradito la fiducia residua dei suoi azionisti, quasi sempre clienti. Sarebbe preferibil­e introdurre una norma che lasci alle assemblee societarie la fissazione di limiti all’arbitrio del cda sulla diluizione dei titoli. Inoltre Carige precisa che viene “sottoscrit­to il contratto di garanzia”. Il consorzio di collocamen­to diviene di “garanzia”. Ma non garantisce nulla, potendo ricorrere a scappatoie contrattua­li qualificat­e nel comunicato del cda come “prassi internazio­nali”, come se garantisse qualcosa ricevendo comunque laute commission­i. Una inaccettab­ile posizione di rendita, condita di illusionis­mo linguistic­o.

* Presidente AssoTAG

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