Il vantaggio di Juncker sull’editorialista macroniano
Il rat pack di Humphrey Bogart si vantava di avere un cocktail di vantaggio sul mondo. Noi non sappiamo a cosa debba questa sua qualità, ma è innegabile che anche Jean Claude Juncker sia un passo avanti a tutti. Come si sa, infatti, oggi il nostro – che di mestiere fa il presidente della Commissione Ue – presenta le sue proposte di riforma dell’Unione: l’Europa, d’altra parte, è sempre l’Altraeuropa e questa tensione al dover essere ne rende il processo di riforma, più che un accidente, un fatto ontologico. La vera Europa, dunque, è sempre la prossima. Ma torniamo a Juncker: com’è questa riforma? Ci diceva ieri Il Sole 24 Ore: simile alla proposta dell’ex ministro tedesco Schäuble per incaprettare i Paesi del Sud via rigore e prestiti “con forti condizionalità”. Tanto più che quel testo “sarebbe stato elaborato in stretta collaborazione con Martin Selmayr, capo di gabinetto di Juncker e componente della Cdu di Merkel, senza coinvolgere troppo il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici”. E il ministro delle Finanze Ue col suo bel budget? “L’idea di Juncker si limiterebbe a predisporre una sezione del bilancio dedicata all’Ue, ma di natura del tutto straordinaria”. E questo dimostra che Juncker, come Bogart, è in vantaggio: mentre l’editorialista indica Macron, lui guarda il dito sul grilletto e se lo tiene buono. La politica, fuori dalla legalità costituzionale, vive solo di rapporti di forza: la Germania pesa più della Francia, il che non impedisce che, insieme, manomettano il diritto di sciopero dei greci.