Il Fatto Quotidiano

Parigi-Berlino, lite sul filo dei “martiri” delle idee

- » LUANA DE MICCO

Succede alla Haus Bethanien, la casa degli artisti di Berlino, nel quartiere multicultu­rale di Kreuzberg. In mostra c’ è un’ installazi­one in cui compaionoi volti di personalit­à morte per le loro idee. Il suo titolo, Il museo dei Martiri. Solo che accanto alle immagini di Socrate e di Martin Luther King, i due artisti danesi, autori dell’ installazi­one, hanno affiancato, come se si potesse mettere sullo stesso piano, anche il volto di uno stragista del Bataclan. Quello di Ismaël Omar Moustefaï, in un fermo immagine preso da un video di propaganda dell’Isis.

PARIGI è sotto choc. Cosa c’entra Moustefaï, che si è fatto esplodere uccidendo 90 persone, con il filosofo greco che ha preferito il veleno per non tradire la sua coscienza. Cosa c’entra con Martin Luther King, che si è battuto contro il razzismo ed è per questo che gli hanno sparato. A proposito di Moustefaï l’audioguida del museo spiega: “Credeva che doveva sacrificar­si nella lotta contro la cultura occidental­e”. L’ambasciata di Francia a Berlino ha denunciato “la confusione tra martirio e terrorismo”. L’associazio­ne Life for Paris, nata dopo l’attentato del 13 novembre 2015, ha chiesto la rimozione dell’opera: “È una provocazio­ne intollerab­ile”, è stato scritto in un comunicato. Già nel 2016, il duo di artisti danesi, Ida Grarup Nielsen e Henrik Grimbäck, del collettivo The other Eye of the Tiger, si era fatto notare a Copenaghen per aver messo in scena i kamikaze dell’aeroporto Zaventen di Bruxelles.

In quell’occasione erano stati denunciati per apologia del terrorismo. “Gli artisti intendono ampliare il concetto di martirio”, ha tentato di spiegare Ricarda Ciontos, responsabi­le del festival Nordwind, parlando al Bild. Oltre alla foto di Moustefaï, in mostra c’è anche quella di Mohammed Atta, capo del commando dell’11 settembre.

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