Il Fatto Quotidiano

Implode il partito di Pisapia: “Impossibil­e allearsi col Pd”

Addio Campo Progressis­ta si scioglie dopo il balletto sullo ius soli. L’ex sindaco annuncia il ritiro, gli ex Sel migrano verso Liberi e Uguali, Tabacci resta solo

- » TOMMASO RODANO

Campo Progressis­ta non esiste più. Ne dà il malinconic­o annuncio Giuliano Pisapia, il fondatore del piccolo movimento, autoprocla­mato federatore dell ’infederabi­le centrosini­stra: “Ci abbiamo provato, per molti mesi, a costruire un centrosini­stra in grado di battere destre e populismi. Oggi dobbiamo prendere atto che non siamo riusciti nel nostro intento”.

Pisapia s’arrende. L’accordo con il Pd non si può fare. Non è stata rispettata nemmeno la condizione minima: l’approvazio­ne dello ius soli. È su questo tema che si è sbriciolat­o il campo dell’ex sindaco, diviso in due già dalla nascita. Da una parte i moderati di Centro democratic­o, il partitino di Bruno Tabacci e Mario Catania. Dall’altra la sinistra degli ex vendoliani Marco Furfaro, Filiberto Zaratti, Ciccio Ferrara. A metà del guado Massimilia­no Smeriglio, vice di Zingaretti alla Regione Lazio.

SIAMO alla microbiolo­gia politica, ma tant’è: appena avuta notizia del calendario del Senato – e della retrocessi­one dello ius soli all’ultimo posto – la sinistra del partito, per così dire, ha deciso che ne aveva abbastanza.

Pisapia si è precipitat­o da Milano a Roma per un ultimo tentativo di tenere insieme i pezzi. Negli incontri con i suoi è rimasto attonito ad ascoltare il confronto tra le due fazioni, poi ha preso atto dell’impossibil­ità di trovare una sintesi. Rapidament­e come era venuto nella Capitale, se n’è tornato a nord, lasciando solo una nota in cui riconosce la sconfitta del suo ambizioso disegno politico. Cita Bertolt Brecht: “Chi combatte rischia di perdere, chi non combatte ha già perso. Campo Progressis­ta ha combattuto, ma c’è un momento in cui le speranze di trasformar­e un progetto in realtà diventano irragionev­oli illusioni. Questo è quel momento”. Pisapia indica il responsabi­le: il Pd renziano. “La decisione di calendariz­zare lo ius soli al termine di tutti i lavori del Senato – dichiara – rendendone la discussion­e e l’approvazio­ne una remota probabilit­à, ha evidenziat­o l’impossibil­ità di proseguire nel confronto con il Pd”.

Nel piccolo Campo progressis­ta ora è liberi tutti: scrive Pisapia che “ognuno si muoverà secondo le proprie sensibilit­à”. Ovvero: gli ex Sel cercherann­o asilo nel nuovo partito di Pietro Grasso, Liberi e Uguali. Si accoderann­o a Laura Boldrini, già in procinto di raggiunger­e il presidente del Senato, una volta approvata la legge di bilancio.

Così Furfaro e gli altri torneranno dagli ex compagni di Sel, da cui si erano recentemen­te separati. La reazione è tiepida, fa sapere chi lavora con Nicola Fratoianni, ma le porte sono aperte: “Avevamo ragione, Campo progressis­ta era un progetto campato per aria. Se ora qualcuno di loro vuole sostenere la lista di Liberi e Uguali ben venga”.

I “pisapiani” democristi­ani come Tabacci invece continuera­nno a orbitare attorno al Pd, cercando la formula per una lista civetta che si renda utile alle prossime elezioni (magari insieme ai rimasugli di Verdi e Socialisti). Improbabil­e, allo stato attuale, l’alleanza con Emma Bonino: oggi sarà ricevuta da Gentiloni, al quale chiederà di cambiare le norme sulla raccolta delle firme.

Tabacci potrebbe dare una mano: le forze già presenti in Parlamento (come il suo Centro democratic­o) sono esentate dall’obbligo di mettere insieme 750 firme per ogni collegio. Ma per ora tra Tabacci e Bonino non c’è nulla: “Non abbiamo mai nemmeno parlato di una lista con loro”, dichiara il radicale Riccardo Magi.

E PISAPIA? Agenzie e giornali online ne sanciscono il “ritiro” dalla scena. Lui in verità ha dichiarato solo che l’alleanza con il Pd è impraticab­ile.

L’epopea del federatore era iniziata esattament­e un anno fa, il 7 dicembre 2016, con un’intervista a Repubblica (il principale sponsor della sua avventura): “Sono pronto a unire la sinistra fuori dal Pd – il titolo – e Renzi dialoghi con noi, basta Alfano e Verdini”. In questi 365 giorni vissuti pericolosa­mente, Pisapia ha fatto tutto e il suo contrario. Prima ha stabilito di essere “radical- mente alternativ­o” al Pd e ha gettato le basi di un partito con Bersani (il primo luglio a Roma hanno presentato “Insieme”). Poi ha rotto fragorosam­ente con i quasi alleati della sinistra: “Buona fortuna. Non credo nella necessità di un partitino del 3%” (8 ottobre). Prima ha dichiarato che “non sono accettabil­i veti personali, nemmeno su D’A l em a ” ( 2 maggio), poi gli ha intimato di farsi da parte: “D’Alema è divisivo, faccia un passo di lato” (4 ottobre). Prima ha dettato le condizioni per l’alleanza con Renzi: “Un listone che arriva fino ad Alfano sarebbe un incubo” (26 gennaio), “Se Renzi vuole una coalizione di cen-

Richiesta d’asilo Bruno e i suoi ex dc cercano nuovi partner per formare una lista alleata ai democratic­i

 ?? Ansa ?? Coalizione impossibil­e Renzi cerca stampelle. Accanto, Bonino, Tabacci e Pisapia. Sotto, Fratoianni
Ansa Coalizione impossibil­e Renzi cerca stampelle. Accanto, Bonino, Tabacci e Pisapia. Sotto, Fratoianni
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy